Bianco Vincenzo di Annibale e Ricca Rosa, nato l'11 febbraio 1898 a Torino. Meccanico, fonditore, comunista. Nato da famiglia operaia, inizia a lavorare saltuariamente a 9 anni e a 14 entra nelle acciaierie FIAT di Torino, come fonditore. Nel 1912 si iscrive al circolo giovanile socialista e partecipa attivamente alle lotte operaie per cui è già  segnalato durante la Prima guerra mondiale quale giovane socialista antimilitarista. Amico personale di Antonio Gramsci, è poi "guardia rossa" durante le occupazioni di fabbrica del "biennio rosso" nel dopoguerra, per le quali viene di nuovo segnalato. Tra i fondatori del PCd'I, vi risulta iscritto dal 1921 e lavora all'«Ordine Nuovo», quando viene colpito da mandato di cattura, a causa del quale espatria in Francia dove è attivo nell'emigrazione politica sotto lo pseudonimo di Gryger. Passa poi in Lussemburgo e, infine, si reca in URSS tra il 1922 e il 1923, per sfuggire alle persecuzioni fasciste. Nel frattempo è condannato in contumacia dalla Corte di Assise di Torino con sentenza del 12 marzo 1923 per incitamento alla guerra civile e per aver portato armi fuori dalla fabbrica: la pena è di 4 anni e 3 mesi di reclusione. Probabilmente, in seguito a questa sentenza, viene iscritto una prima volta in Rubrica di Frontiera. A Mosca e a Leningrado, dal 1923 e per due anni frequenta le scuole leniniste di partito e pratica la professione di fonditore. Nel 1929 si trasferisce di nuovo a Parigi, dove entra nel centro esterno del PCd'I la cui Direzione, tra il 1930 e il 1931, lo invia clandestinamente in Italia per svolgere diverse missioni (Milano, Livorno, Empoli, Prato, Mortara), contribuendo alla ricostruzione del centro interno. In queste occasioni, sembra utilizzare almeno tre false identità : Magrini Giovanni; Somaschi Carlo e Bottani Emilio (altrove Bottoni Emilio). Nel 1931, infine, viene inviato a Venezia a sostituire il funzionare del locale partito clandestino e impianta in casa dell'esercente di cartoleria Stefani Giuseppe una tipografia clandestina. Arrestato il 13 luglio 1931 insieme a Stefani, è deferito dalla Commissione Istruttoria al Tribunale Speciale con sentenza n.180 del 10/12/1931. Interrogato, racconta e rivendica la propria fede e attività  comunista. Il 26 febbraio 1932 il Tribunale Speciale lo condanna con sentenza n.12 a 11 anni e 9 mesi di reclusione, 20.000 lire di multa e 240 lire di pena pecuniaria per tassa di passaporto e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, con i capi d'accusa di: associazione sovversiva; appartenenza al PCd'I; propaganda comunista; uso di falsa documentazione; espatrio clandestino e mancato pagamento della tassa sui passaporti. Viene così internato nel carcere di Fossano (n. matricola 8569) dall'11 aprile al 6 settembre 1932 (nel frattempo, in concomitanza con la sentenza è radiato dalla Rubrica di Frontiera), poi è trasferito al carcere di Castelfranco Emilia (MO) e liberato per sopravvenuta amnistia (R.D. 05/11/1932, n.1403) il 13 luglio 1934. Sembra essere reiscritto in Rubrica di Frontiera il 1. febbraio 1935. Espatria clandestinamente, probabilmente in Francia tra il 1935-1936 e da qui nell'ottobre 1936 raggiunge Madrid, dove si ferma per una ventina di giorni insieme al compagno Lukacs (Mattej Jalka), conosciuto a Mosca e inviato come lui in Spagna dall'Ufficio Quadri della Terza Internazionale. Insieme raggiungono Albacete il 7 novembre e qui formano il primo nucleo dello Stato Maggiore della 12. Brigata Internazionale, nella quale è confluito il Battaglione Garibaldi. Nominato aiutante di campo e responsabile del Servizio Esplorazioni di Luigi Longo (Commissario politico Gallo), partecipa a tutte le operazioni sul fronte di Madrid: a Cerro de Los Angeles, alla Città  Universitaria, a Pozuelo, Mirabueno e Majadahonda. In questa occasione viene ferito una prima volta in modo lieve. Sembra però che Bianco non lasci una buona impressione tra i compagni incontrati in Spagna, forse per un carattere autoritario e, secondo molte testimonianze, presuntuoso che gli deriva dall'esperienza presso le scuole di formazione sovietiche. Trasferito all'inizio di aprile 1937 alla 14. Brigata Internazionale La Marseillaise con il grado di capo della Sezione operativa, assume poi quello di capo di Stato Maggiore che mantiene fino al giugno dello stesso '37, partecipando alle operazioni di Morata de Tajuna. Resta ferito una seconda volta in modo piuttosto grave da una pallottola alle gambe durante la battaglia di Segovia, il 30 maggio. Rimane per un mese immobilizzato presso l'ospedale di campo, poi, il 4 luglio, ormai ripresosi, riceve l'incarico di comando della 13. Brigata Internazionale. Da una sua nota redatta nell'ottobre 1971 e indirizzata ai funzionari dell'AICVAS, sembra che in questo periodo Bianco sia stato oggetto di diverse sostituzioni in testa a queste formazioni, spesso nel corso di battaglie che le colpiscono quando sono abbandonate e allo sbaraglio. Da ciò, sarebbe derivato il rifiuto di Bianco di farsi carico di alcuni ordini imposti dall'alto, ragione per la quale sarebbe incarcerato per alcuni giorni nel Palazzo Nazionale adibito a carcere, sulla linea del fronte di Madrid. Una volta scarcerato, si reca ad Albacete e, da qui, con Togliatti a Valencia, dove si unisce a Longo per raggiungere la 12. Garibaldi sul fronte di Huesca. Poi, nell'agosto è trasferito allo Stato Maggiore della 35. Divisione con cui partecipa alle battaglie estive di Brunete e Belchite, incarico che mantiene fino all'ottobre del 1938. Intanto, il 15 luglio 1938 è iscritto nel Bollettino delle Ricerche dal questore di Torino, con schedina n.01105. Alla fine di settembre, sembra che Togliatti lo invii di nuovo a Mosca per prendersi cura dei quadri del partito. Esce dalla Spagna il 18 ottobre del 1938, nella fase finale della battaglia dell'Ebro. Nella sua attività  in Spagna, i documenti lo identificano alternativamente con lo pseudonimo di Gryger, pare utilizzato nella clandestinità  in Francia, e con quello di colonnello Krieger che sembra, invece, gli sia attribuito mentre è a capo della 13. Brigata mista nella quale sono presenti molti tedeschi. Torna, quindi, in Francia dove resta fino al 1940, anno in cui raggiunge l'URSS per rappresentare la direzione del partito alla Terza Internazionale, ruolo che ricopre fino allo scioglimento di questa il 15 maggio 1943, avendo nel frattempo preso parte alla difesa di Mosca nel 1941. I primi giorni di gennaio 1944 parte da Mosca con l'incarico di recarsi al sud Italia per riallacciare i contatti, informare i membri della Direzione dell'interno del paese sulle nuove posizioni politiche del partito e stabilire collegamenti radio con Togliatti e Dimitrov a Mosca. Bloccato sin dall'aprile sulla linea del fronte, sembra accertato che arrivi a Dvor - alcune fonti sostengono, paracadutato rocambolescamente da un aereo partito da Mosca - attuale Slovenia, allora quartier generale di Tito in Jugoslavia. Da qui lavora - come testimonia la copiosa documentazione sulle relazioni intrattenute tra le dirigenze partigiane italiane e jugoslave - alle questioni politiche relative ai territori di confine e al controllo delle formazioni partigiane locali. Accompagnato da Luigi Frausin, Bianco, nome di battaglia Vittorio arriva a Milano alla fine di giugno, dopo essere passato da Padova e aver incontrato Aldo Lampredi, detto Guido, che lo informano dell'accordo preso tra il PCI e il PCS il 4 aprile 1944 circa l'annessione alla Slovenia di Trieste, Monfalcone e altri territori indicati della Venezia Giulia. Incaricato quindi dalla Direzione del PCI Alta Italia, torna a Trieste ai primi di settembre 1944, accompagnato da Umberto Vratusa. Qui trova il 9. Corpo d'Armata del NOVJ (Esercito di Liberazione Nazionale della Jugoslavia) che ripiega e si ritira in seguito all'arresto dell'offensiva anglo-americana. Intanto le formazioni partigiane slovene hanno accerchiato Trieste e Vittorio inizia una densa comunicazione epistolare con i rappresentanti del PCS e con Togliatti e gli altri membri del Comitato Centrale del PCI, perché non intende prendersi da solo la responsabilità  di un simile accordo che ha un peso nazionale e internazionale decisivo. Da questo momento, le notizie e le informazioni circa l'attività  che Bianco-Vittorio ha nel Comitato Centrale del partito relativamente alla questione sono incerte, nonostante la mole di documenti conservati nei fondi della Resistenza indicati. Egli, di sicuro, a partire dal giugno 1944 è di nuovo in Italia e inizia la sua partecipazione alle fasi finali della Liberazione, come membro del Comando generale delle Brigate Garibaldi operanti nella Zona di Trieste. Continua a tenere i collegamenti con il Comitato Centrale del PCS e a spostarsi di là  dal confine per discutere delle questioni dirimenti. Rientra a Trieste da una di queste missioni, il 25-26 ottobre e ai primi di novembre è arrestato dai comunisti sloveni: da quel momento, si interrompono i suoi rapporti con gli organi locali del PCI. Nonostante l'arresto, gli sloveni continuano a discutere con lui dell'annessione di Trieste e Venezia Giulia mentre sembra che non ci sia nessun intervento da parte dei dirigenti comunisti - in particolare Togliatti - per fargli ottenere la scarcerazione. Solo un telegramma da Mosca gli consente di essere scarcerato e muoversi verso l'Italia liberata, verso sud. Intanto, fin da gennaio in Italia si chiede la sostituzione di Bianco con Massola nella gestione dei rapporti italo-sloveni. Vittorio arriva a Roma il 6 marzo 1945 e viene sollevato dall'incarico di delegato del PCI in Slovenia e sostituito ai posti di direzione del partito. Nell'aprile del 1945, secondo testimonianze dello stesso Bianco, egli smette di interessarsi alla questione di Trieste e dei territori contesi, anche per via del rapporto di Togliatti che lo esclude dalla Direzione del PCI, anche se l'informazione non sembra venire passata al Triumvirato insurrezionale Veneto che continua a considerarlo delegato per la questione di Trieste. Con la fine della guerra, risiede a Roma con la moglie e qui partecipa attivamente alle attività  delle organizzazioni antifasciste (ANPI e ANPPIA), intanto il 4 ottobre del 1947 è disposta la revoca delle iscrizioni in Rubrica di Frontiera e nel Bollettino delle Ricerche. Nel giugno del 1950 risulta sospeso dagli incarichi di partito che ricopre, mentre si avvia la sua collaborazione come redattore de «l'Unità », soprattutto come traduttore dal russo. Intanto, con ordinanza del 3 febbraio 1961, il Tribunale Militare Territoriale di Roma gli concede il beneficio di amnistia per le pene comminate dal Tribunale Speciale e dalla Corte d'Assise di Torino per amnistia prescritta dal D.L. 17/11/1945, n.719. Con delibera n.22688 del 25 maggio 1977, la Commissione perseguitati politici di Roma gli riconosce il beneficio con la Pos. n.7975 PP, per i periodi dal 15/07/1931 al 13/07/1934 e dal 01/02/1935 al 25/04/1945. Svolgerà  l'incarico di redattore fino alla morte, sopravvenuta a Fiuggi il 1. agosto 1980.

Biennio Rosso (dal 1919 fino al 1920)
Battaglia di Cerro de los angeles (Cerro Rojo) (dal novembre 1936 fino al novembre 1936)
Battaglia della Città  universitaria di Madrid (dal 1936 fino al 1936)
Battaglia di Pozuelo de Alarcón (dal 1936 fino al 1936)
Battaglia di Mirabueno (dal gennaio 1937 fino al gennaio 1937)
Battaglia di Majadahonda
Battaglia di Morata de Tajuña (dal febbraio 1937 fino al febbraio 1937)
Offensiva di Segovia (dal 30 maggio 1937 fino al 30 maggio 1937)
Battaglia di Brunete (dal luglio 1937 fino al luglio 1937)
Battaglia di Belchite (dal 1937 fino al 1937)
Scioglimento del Comintern (dal 15 maggio 1943 fino al 15 maggio 1943)
Battaglia di Mosca
Annotazioni: Le informazioni più dubbie circa i trasferimenti e riassegnazioni tra le varie formazioni, sia nel corso della guerra civile di Spagna sia nella Resistenza, sono tutte verificabili nei riferimenti archivistici e bibliografici consultati e indicati, ragione che rende alcuni passaggi della ricostruzione biografiche piuttosto densi di elementi. Non risultano notizie precise circa la data del matrimonio - risulta celibe nella documentazione relativa alla guerra di Spagna e sposato nel dopoguerra - e l\\\'eventuale prole.

Annotazioni: Tra il 1930 e il 1931 risultano continui spostamenti dalla Francia verso l'Italia, in particolare: da Parigi verso Milano, Livorno, Empoli, Prato, Mortara, fino all'ultimo di questa fase, quello verso Venezia nel 1931, che gli costa la cattura e la defezione al Tribunale Speciale.

Revisore: Erica Grossi

Annotazioni: Da una nota autobiografica del 1971, risulta incarcerato sul fronte di Madrid per alcuni giorni nel periodo subito precedenti alle battaglie estive di Brunete e Belchite, non è chiaro però in quali date esatte. Secondo Bianco, sembra che in questa fase egli sia stato oggetto di diverse sostituzioni in testa a varie formazioni, spesso nel corso di battaglie che le colpiscono quando sono abbandonate e allo sbaraglio. Da ciò, sarebbe derivato il rifiuto di Bianco di farsi carico di alcuni ordini imposti dall'altro e quindi la punizioni carceraria. Secondo altre fonti bibliografiche, Bianco sarebbe un soggetto non così ben visto dai compagni per il suo carattere autoritario e, pare, presuntuoso, ragione per cui gli vengono imposte funzioni e ruoli non sempre rispondenti alle sue aspettative. Dal malcontento esplicito di Bianco, sarebbe derivato l'intervento dei superiori per la carcerazione che, visti anche i tempi più che brevi, sembra avere uno scopo più dimostrativo che punitivo.

Revisore: Erica Grossi

Annotazioni: Alla metà  del 1944 Bianco passa da Mosca a Dvor, nel quartier generale di Tito. Non è chiaro se venendo rocambolescamente lanciato sul confine con la Jugoslavia da un aereo sovietico. Alcune fonti riportano addirittura di un breve corso di paracadutismo cui egli viene sottoposto in Unione Sovietica proprio al fine di portare a termine questa missione. Altre fonti parlano solo di una deviazione del viaggio stabilito da Mosca a Roma - su ordine di Togliatti - che trova un blocco alla frontiera tra Jugoslavia e Italia e costringe Bianco a rifugiarsi presso il quartier generale di Tito. A tal proposito, è stato indicato come espatrio quello di Bianco da Mosca a Dvor, anche se nella primavera del 1944 i territori ora sloveni dell'allora Jugoslavia, insistono nel più esteso territorio dell'Unione degli Stati Sovietici.

Revisore: Erica Grossi

Annotazioni: Non è chiaro in che data egli contragga il matrimonio, ma si conosce certamente la sua condizione di sposato per il periodo successivo alla Seconda guerra mondiale.

Revisore: Erica Grossi