Casati Agostino di Antonio e Larghi Maria nasce il 2 agosto 1897 a Rho, borgo contadino alle porte di Milano, in via Livello. E’ terzogenito di una numerosa e povera famiglia; il padre, dipendente delle ferrovie, svolge il lavoro di casellante. Nella sua crescita politica e individuale hanno particolare importanza, dapprima la Lega Cattolica del Lavoro, in particolare nella figura di Don Rusconi, successivamente, a partire dal 1914 quando entra anche lui in ferrovia come avventizio, si aggiungono l’influenza del padre e le contaminazioni del sindacalismo. Nel giugno del 1915 la morte prematura della madre e quelle avvenute in precedenza di due fratelli, riversano su Agostino la responsabilità, assieme al padre, di sostegno familiare. Nel 1916 ha un primo richiamo alle armi, ma solo l’anno dopo raggiunge in settembre il fronte, inquadrato nel 6° Reggimento Genio Ferrovieri, il mese prima della disfatta di Caporetto. Nel maggio 1920 è congedato, rientra in ferrovia, presso la stazione Centrale di Milano, durante il biennio rosso. Casati entra direttamente nell’organizzazione socialista e nel sindacato e nel mese di ottobre a Rho viene eletto per la prima volta un esponente del PSI nel Consiglio Comunale. Nello stesso mese Casati organizza, nel casello ferroviario gestito dal padre, una riunione alla quale partecipano Gramsci e Terracini, prodromica della futura sezione comunista rhodense, di cui lui sarà segretario politico. Il 21 gennaio del 1921, su posizioni ordinoviste, è tra coloro che fondano al congresso di Livorno il Partito Comunista d’Italia, anche se diventa segretario nazionale Bordiga. Il 7 maggio del 1921 si sposa con Clementina Marchesini, che muore con la figlia in grembo il 25 giugno dell’anno successivo, a seguito dell’irruzione di una squadraccia fascista nella loro abitazione, in assenza di Agostino, vero obiettivo della spedizione squadristica. Nel 1922, già da tempo perseguitato politico, è costretto alla semiclandestinità ed entra nella struttura del partito e, in occasione di un pubblico contraddittorio con i fascisti di Farinacci, è bastonato duramente, ma Agostino non desiste e continua a militare nel partito tanto che, il 27 dicembre del 1923 è ferito da un colpo di rivoltella e ricoverato all’Ospedale Maggiore di Milano: la vicenda viene rubricata e mascherata come tentato suicidio. Dopo le elezioni politiche del 1924 il partito gli affida il ruolo di Segretario Interregionale per il Mezzogiorno d’Italia: per questo incarico assume il nome di copertura “Aldo Riccardi”. Nel marzo del 1925 è arrestato a Milano e nel dicembre dello stesso anno anche a Palermo, dove si è recato per organizzare il Congresso provinciale del partito. Nella primavera del 1926 espatria clandestinamente con destinazione Parigi, passando attraverso Svizzera e Germania. Da Parigi raggiunge Mosca, dove rimane per due anni e mezzo per frequentare la Scuola Leninista. In Unione Sovietica assume il nome di copertura “Roberty Chico”. In questo periodo conosce in Crimea una cittadina sovietica, con la quale convive e dalla quale ha un figlio, Dino, nato alla fine degli anni Venti; di entrambi perderà le tracce nel corso dei successivi anni Trenta. All’inizio del 1929 rientra in Francia per riprendere il ruolo di “rivoluzionario professionale”; lavorando per il centro estero del PCd’I, compie anche diverse missioni in Italia e in U.R.S.S. con un altro nome di copertura: “Ugo Weber”. Dal 1934 fino alla metà del 1936 non si hanno notizie certe su di lui, il che dà credito alle voci che in quel lasso di tempo lo davano in dissenso col partito. È certo, comunque, che il 26 luglio del 1936 si trovi a Barcellona, proveniente da Parigi. Alla formazione della Sezione italiana della Colonna Francisco Ascaso, aderente alla C.N.T-F.A.I. di Barcellona, promossa il 17 agosto del 1936 da Carlo Rosselli, Camillo Berneri e Mario Angeloni, aderisce con il nome di battaglia di “Nino Raimondi” e “Rajmond”. Il 28 agosto è presente al combattimento di Monte Pelato, nei pressi di Huesca, il settembre successivo agli scontri di Tardienta e il 20 e 22 novembre dello stesso anno ai combattimenti di Almudevar. Subito dopo, in seguito alla nomina di Ottorino Orlandini, cattolico popolare, a Comandante della sezione italiana della Ascaso, i dirigenti anarchici della Colonna inducono Carlo Rosselli a dimettersi e a progettare la formazione di un Battaglione di Giustizia e Libertà, da intitolare a Giacomo Matteotti: allo scopo indica incautamente quale comandante, Enrico Brichetti, agente OVRA, e come vice, il genovese Enrico Giussani. Casati segue Rosselli in questa scelta. Il Battaglione Matteotti, quando è costituito fa parte della 120. Brigata Mista della 26. Divisione. Il 6 aprile 1937, è affronta il suo primo combattimento nei pressi del Carrascal di Huesca in seguito alla quale Casati è nominato capitano. Il 1° maggio del 1937 il Battaglione “Garibaldi” diventa Brigata, con l’inserimento di elementi italiani provenienti dallo scioglimento del Battaglione “Matteotti” con Casati, Libero Battistelli comanda il 1° Battaglione, mentre Casati è il suo vice. Il 17 giugno del 1937, durante la battaglia di Huesca, Casati diventa Comandante del 1° Battaglione in sostituzione di Libero Battistelli caduto nel corso della stessa. Il mese successivo, Raimondi combatte nella battaglia di Brunete al comando dell’unità affidatagli. Alla fine degli scontri sostenuti a Villanueva del Pardillo, Pacciardi lascia il comando della brigata e fa ritorno in Francia. Gli subentra al comando della stessa Carlo Penchienati, che il mese successivo, durante la battaglia di Farlete, da cattiva prova di sé e viene rimosso dall’incarico. Il 9 settembre del 1937 Agostino Casati è nominato maggiore, in forza del suo comportamento esemplare tenuto nel corso dei combattimenti precedenti, e con questo grado il 9 settembre 1937 subentra interinalmente a Penchienati nel comando della Brigata Garibaldi. Nel restante mese di settembre comanda la 12. Brigata Internazionale sul fronte di Fuentes de Ebro, dove è ferito. Il 19 ottobre è decisa la sua sostituzione con Françoise Bernard, ex comandante del battaglione André Marty, cui subentra il 20 novembre il veronese Arturo Zanoni. Nel successivo mese di novembre del 1937, si ha notizia che Casati è presente a una cerimonia ufficiale tenutasi a Barcellona. Nel dicembre dello stesso anno va in Francia e nel maggio del 1938 raggiunge Parigi. Sul finire dell’agosto del 1939, durante la caccia ai comunisti, è arrestato e rinchiuso nel penitenziario di Fresnes. Da questo carcere è trasferito e rinchiuso nel Campo di concentramento di Gurs e poi al Vernet d’Ariège, dove rimane per circa due anni. Il 19 novembre del 1941 è consegnato, sulla base degli accordi CIAF, alle autorità confinarie italiane di Mentone, che provvedono a tradurlo a Milano nel Carcere di San Vittore. Deferito alla Commissione Provinciale per l’assegnazione al Confino di Polizia, il 10 febbraio del 1942, gli sono comminati cinque anni, provvedimento da scontare a Ventotene con la causale di “combattente antifranchista in Spagna”. Il 19 agosto del 1943 lascia il confino e rimane nella clandestinità. Partigiano nella zona di Rho e, Presidente del CLN locale, dirige l’insurrezione della cittadina, ricevendo la resa della locale guarnigione tedesca, consistente in duecento soldati hitleriani, il 25 aprile del 1945. Sindaco della Liberazione, anche nel dopoguerra rimane sempre militante attivo del PCI ed è consigliere comunale della sua città per altri vent’anni. Muore l’8 febbraio del 1973. Il 7 novembre del 1976 il Consiglio Regionale Lombardo conferisce ad Agostino Casati la Medaglia d’Oro alla memoria, in occasione del quarantesimo anniversario della Guerra Civile Spagnola.

Revisore: Lorena Tadini

Revisore: Lorena Tadini

Revisore: Lorena Tadini

Annotazioni: Il 7 novembre 1976, in occasione del 40è anniversario della Guerra di Spagna, viene consegnata ai familiari una medaglia d'oro alla memoria del consiglio regionale della Lombardia. Gli antifascisti lombardi alla guerra di Spagna : 1936-1939. - [Milano] : Consiglio regionale della Lombardia, stampa 1977. - 54, [8] p. : ill. ; 24 cm. - Sul front.: Celebrazioni del quarantesimo anniversario, Milano, Palazzo Marino, 7 novembre 1976, p. 53.

Revisore: Lorena Tadini