Parutto Venanzio Mario di Antonio e Barzan Erminia, nato il 30 maggio 1899 a Scarpino, frazione di Pregassona nel Canton Ticino (Svizzera). Bracciante e manovale, licenza elementare, comunista. Di genitori friulani dediti al commercio ambulante, fin dall'età  di due anni torna a vivere a Claut, nell'attuale provincia di Pordenone, paese di origine della famiglia. Qui frequenta la scuola fino alla terza elementare e poi inizia ad aiutare il padre. Nel 1915, a sedici anni, si porta a Milano presso una sorella, qui diventa prima apprendista fabbro e poi, dal 1916, tornitore di proiettili alla Alfa Romeo. Fino al 1917 partecipa agli scioperi di fabbrica con i lavoratori della UIL ma poi se ne distacca, andando a lavorare alla Stiler, fabbrica di proiettili, dove conosce un militante della Camera del Lavoro che lo fa iscrivere alla FIOM. Nel 1919 partecipa, quindi, agli scioperi di fabbrica a Milano e si iscrive alla Federazione dei giovani socialisti per la quale viene eletto segretario nel 1920, anno in cui passa a lavorare alla Ernesto Breda. Anche qui è tra i protagonisti e animatori degli scioperi di fabbrica. Nel 1921 lascia Milano per andare a Roma, dove compie il servizio di leva, assistendo alle violenze delle squadre fasciste durante la marcia su Roma. Dopo aver adempiuto agli obblighi militari, nel febbraio 1923 torna a Claut ma è impossibilitato a restarvi a causa delle persecuzioni della polizia nei confronti dei comunisti. Così, nel marzo, emigra in Francia con regolare passaporto, stabilendosi dapprima a Cernon, nella regione della Marna, dove lavora come muratore. Anche in Francia, si iscrive all'Unione generale del Lavoro. Nel 1929 si sposta, sempre per lavorare in imprese edili, nel dipartimento Seine-et-Marne. In questo periodo compie due viaggi in Italia, a Claut, per brevi soggiorni, uno nel 1925 e uno nel 1929. Nel 1930, si trasferisce ancora con la moglie e il figlio a Vaujours dove risiede presso tale Spasani Dino e lavora una fabbrica di gesso. Nel 1931 si porta a Villeparisis, a pochi chilometri da Parigi, dove lavora in una cava di pietra ed è attivo nei gruppi di lingua italiana del Partito comunista francese, al quale si iscrive nel 1933. Nel 1935 viene licenziato dalla cava perché considerato un sobillatore politico. Nel 1936, disoccupato, si unisce al Fronte popolare per organizzare nuove proteste di fabbrica. Il suo nominativo risulta nelle liste di volontari italiani in partenza per la Spagna dalla regione di Parigi est, il 9 ottobre del 1936. Raggiunge la Spagna sbarcando ad Alicante il 12 ottobre dalla nave Ciudad de Barcelona. Arruolato nel Battaglione Garibaldi, 2. Compagnia, combatte a Cerro de Rojo e a Casa de Campo, dove rimane lievemente ferito alla testa il 21 novembre. Rientrato a fine gennaio, partecipa anche ai combattimenti di Arganda e Guadalajara. In seguito, al momento della sua formazione, passa alla 12. Brigata Garibaldi, 1. Battaglione, Compagnia mitraglieri, promosso sergente. Con questa combatte a Huesca, Brunete, Farlete, Fuente de Ebro, in Estremadura, e a tutti i combattimenti fino all'Ebro. Intanto, viene promosso tenente per meriti di guerra e messo a capo della sezione. Nel 1938, intanto, si iscrive al Partito comunista spagnolo. Rimane ferito al petto a Sierra Cabals il 19 settembre 1938 e viene ricoverato all'ospedale di Benicasim. Non ancora perfettamente guarito, ritorna al fronte in difesa di Barcellona, nel gennaio 1939. Infine esce dalla Spagna e passa di nuovo in Francia il 7 febbraio 1939. Qui viene internato a Saint-Cyprien, dove subisce un processo interno al partito per indisciplina il quale si conclude con una assoluzione. Gli vengono assegnati dallo stesso partito incarichi nel campo: organizzazione della vita quotidiana come capo sezione della sua baracca. Rifiuta di arruolarsi nelle CTE e nel 1940 passa al campo del Vernet. Il 12 settembre 1941 viene dimesso dal campo e, in stato di arresto, tradotto alla frontiera di Mentone, quindi all'ufficio di polizia di Ventimiglia dove viene sottoposto ad arresto e tradotto in Italia, qui viene tenuto in custodia nel carcere di Udine. Nell'ottobre dello stesso anno si trova negli uffici della Questura di Udine, dove nel corso del suo interrogatorio dichiara: «Preciso che mi sono recato in Spagna per combattere nelle milizie repubblicane spagnole di mia volontà , non per ideale comunista ma per la libertà  del popolo spagnolo. Sono contento di aver combattuto per il popolo spagnolo e di aver versato il mio sangue per la libertà  di detto popolo» (in INSMLI - Archivio AICVAS, b.6, fasc.37). In data 20 novembre 1941 la Commissione provinciale di Udine lo destina, perché antifranchista in Spagna, al confino a Ventotene per la durata di 5 anni. Entra al campo nel dicembre 1941 e viene liberato nell'agosto 1943. Rientra in Friuli, a Claut, dove nel giugno 1944 prende contatti con i garibaldini della Zona libera della Valcellina per la quale viene nominato mugnaio delle formazioni attive su quel territorio, ruolo che riveste fino al gennaio 1945. Questa attività  partigiana gli verrà  poi riconosciuta per tutto il periodo dal giugno 1944 alla Liberazione. Dopo la Liberazione è membro del CLN comunale di cui è nominato presidente e, in seguito, consigliere comunale per il PCI di cui fonda la sezione di Claut nel giugno del 1945, venendo nominato segretario. Insieme ai compagni della sezione costituisce anche la CGIL di Claut, paese dove morirà  il 18 novembre 1973.

Revisore: Erica Grossi

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