Braccialarghe Giorgio di Comunardo e Morresi Carmela, nato il 22 agosto 1911 a Pallanza (Novara, oggi VCO). Diplomatico, repubblicano. Suo padre Comunardo era stato garibaldino seguace di Amilcare Cipriani, su posizioni internazionaliste, poi socialista rivoluzionario tendente politicamente verso l'ideale libertario al punto tale che diversi storici lo classificano come anarchico e "maestro" del giovane Benito Mussolini quando quest'ultimo sosteneva posizioni di estrema sinistra. Giorgio si sposta a Milano con i genitori quando ha ancora pochi mesi, il 31 ottobre 1911. Cresce in una famiglia laica, colta e libertaria, aperta ai valori e a scelte allora di avanguardia. Vive a lungo presso parenti a Macerata e a Città di Castello, a Milano, Roma e a Nervi, a causa della professione del padre, giornalista giramondo che vive da anni prevalentemente in Argentina, dove conosce il poeta e drammaturgo Federico Garcia Lorca ed il filosofo Josè Ortega y Gasset. Studente, nell'adolescenza è vicino al movimento anarchico. Dopo la laurea in giurisprudenza aderisce al PRI (Partito Repubblicano Italiano). Per le sue idee antifasciste, subisce persecuzioni da parte del regime per cui, giornalista avviato alla carriera diplomatica, nel 1932 decide di espatriare legalmente in Argentina dove raggiunge il padre e trova lavoro come critico teatrale. Allo scoppio della guerra civile spagnola, nell'agosto del 1936 si imbarca a Buenos Aires sul piroscafo francese “Kerguelen” diretto a Le Havre, per arruolarsi volontario nella Spagna repubblicana. Nell'ottobre 1936 è capo di Stato Maggiore nella formazione di Guido Picelli, poi aggregata al Battaglione italiano Garibaldi, di cui diventa la 4. Compagnia. Compagno di partito del comandante del battaglione, Rodolfo Pacciardi, Braccialarghe comanda il Reparto degli Arditi, costituito sul modello della I guerra mondiale. Poi, con il grado di capitano, viene nominato aiutante di Pacciardi. Partecipa all'intero ciclo di combattimenti in difesa di Madrid, dall'attacco sul Cerro de los Angeles fino a Casa de Campo, Ciudad Universitaria, Pozuelo, Boadilla del Monte e Majadahonda. È ancora al fianco di Guido Picelli nell'offensiva di inizio gennaio 1937 su Mirabueno fino alla morte del compagno, di cui ritrova il cadavere il giorno successivo alla morte. Combatte poi nella battaglia del Jarama e a Guadalajara. Nel giornale della Brigata Garibaldi “Il Garibaldino” numero 1 del primo maggio 1937 compare un suo ritratto umoristico scritto da Giovanni Battista Canepa: “Afferma Campolonghi che [Braccialarghe] è il cocco del Battaglione. E’ vero, ma è un cocco che è diventato tale per le sue doti di coraggio, d'organizzatore e di dirigente. Fondò e diresse il Reparto d’Assalto, poi comandò la prima compagnia; attualmente è Aiutante Maggiore alia Brigata Garibaldi. Partì dall'Argentina, ed è per questo che ammira tanto il riso argentino delle belle spagnole. Del resto, è solare che i latini considerano le belle donne come dei monumenti nazionali: le guardano da tutti i lati, quando non si può fare di più. Ma Braccialarghe non e tanto braccialarghe per le belle spagnole. Le ammira tutte, ma dicono i maligni che ne preferisce una sola. Braccialarghe é più braccialarghe per i garibaldini; per gli arditi poi è più che un compagno, un fratello. E’ uno dei tanti Giorgi che schiacceranno la testa non del serpente mitologico, ma del serpente fascismo. Si distingue pure per le sue note in calce ai vari rapporti inviati dalla Divisione, note in calce scritte con una calligrafia talmente illeggibile che nemmeno Pazzaglini, quello delle tante lettere, riesce a capire.” Presente ancora più volte sui fronti dell'Aragona nell'estate-autunno 1937, alla fine dell'anno lascia la Spagna, in polemica con i comunisti insieme al suo comandante Randolfo Pacciardi. Si porta quindi in Argentina dove si dedica all’attività giornalistica sotto lo pseudonimo di Giorgio (Jorge) Testena fino al maggio 1939, ma viene arrestato e subisce persecuzioni fino a quando decide di trasferirsi nuovamente in Francia. Sviluppa un piano da lui stesso definito pazzesco per impedire che l'Italia fascista si allei alla Germania nazionalsocialista, ovvero pensa di riunire un gruppo di ardimentosi compagni della forza di circa un centinaio di uomini con cui salpare da Marsiglia per approdare a Nervi, zona del litorale di Genova in cui la ferrovia distava (ed ancora adesso è più o meno identica la posizione) metri o decine di metri dalle rocce sul mare. L'idea di Giorgio Braccialarghe era un sabotaggio in modo da tagliare una delle maggiori vie di comunicazione verso la Francia e dopo raggiungere Genova, e basandosi pure sul valore e sullo spirito di abnegazione dei compagni, per iniziare una rivolta antifascista che se anche soccombente avrebbe creato confusione ed il regime non avrebbe potuto tener nascosto quanto accaduto Il piano sfuma e Braccialarghe è arrestato dalla polizia francese che lo trattiene per detenzione di documenti falsi. Rinchiuso al Roland Garros, stadio tennistico adibito a luogo di prigionia, viene poi internato nel campo di Vernet d’Ariège. Estradato in Italia il 10 gennaio 1941, è arrestato alla frontiera e deferito alla Commissione provinciale che lo assegna al confino a Ventotene per 5 anni. Qui è con Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, fra i promotori del Manifesto di Ventotene (1941) e poi, tra i fondatori del Movimento Federalista Europeo. Liberato nell'agosto 1943, pochi mesi più tardi è attivo nella Resistenza romana come comandante della Brigata Mazzini del Partito Repubblicano. Dopo la liberazione di Roma, si pone al servizio degli Alleati da cui si fa paracadutare sulle montagne dell'Appennino pistoiese, dove combatte fino alla liberazione della zona. Con la fine della guerra si adopera per il successo del referendum che abolisce la monarchia e, con l'avvento della Repubblica, entra a far parte del Corpo Diplomatico ed è console d'Italia in Argentina e in Brasile. Membro della direzione nazionale del PRI, è decorato di medaglia d'argento al valor militare. Il 26 settembre 1959 sposa in Messico con Elena Lidia Severin. Negli anni sessanta fu con Randolfo Pacciardi tra i fondatori dell'Unione Democratica per la Nuova Repubblica, movimento al quale restò legato fino allo scioglimento dello stesso nel 1980. Aderisce all'AICVAS (Associazione Italiana Combattenti Volontari di Spagna), di cui per un certo periodo è segretario nazionale. È autore di vari libri tra cui “Nelle spire di Urlavento. Il confino di Ventotene negli anni dell'agonia del fascismo”, pubblicato a Firenze nel 1970, e “Diario spagnolo”, uscito a Roma nel 1982. Muore a Roma l'8 luglio 1993.

Battaglia di Cerro de los angeles (Cerro Rojo) (dal novembre 1936)
Battaglia di Casa de campo (dal novembre 1936)
Battaglia di Pozuelo de Alarcón
Battaglia di Boadilla del Monte (dal dicembre 1936)
Battaglia di Majadahonda (dal dicembre 1936)
Battaglia di Mirabueno (dal gennaio 1937)
Battaglia del Jarama (dal febbraio 1937)
Battaglia della Città  universitaria di Madrid
Battaglia di Guadalajara (dal 8 marzo 1937 fino al 25 marzo 1937)
Annotazioni: Il suo nominativo risulta in una pubblicazione del Ministero degli Interni, Bollettino delle ricerche, n. 0615 del 5/11/1936

Revisore: Erica Grossi

Revisore: Erica Grossi

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Annotazioni: Il Paese di residenza dopo la guerra è principalmente l\'Argentina, ma come diplomatico si sposta anche in Brasile e in Italia.

Revisore: Erica Grossi