Frigerio Achille di Gaetano e Motta Luigia nato ) il 7 maggio 1900 a Vimercate (Milano, oggi Monza-Brianza. Operaio fonditore, comunista. Di famiglia contadina e cattolica, ha due fratelli, Lazzaro e Giuseppe ed una sorella, Giuseppina. Frigerio combattente nel 1918 nella prima guerra mondiale in un reparto del Genio, nel primo dopoguerra è impegnato politicamente nell'antifascismo. Per sfuggire alle persecuzioni deve perciò emigrare in Francia nell'aprile 1923 con regolare passaporto rilasciato a scopo di lavoro dalla sottoprefettura di Monza. Si stabilisce in Savoia a Saint-Michel-de Maurienne, poi a Clouange (Mosella) ed infine Rombas (Mosella) dove rimane fino al 1936 lavorando in diversi stabilimenti tra cui una acciaieria. Nell'ottobre 1936 raggiunge la Spagna clandestinamente da Port Bou. Giunto ad Albacete, base delle Brigate Internazionali è arruolato nel Battaglione Garibaldi dove opera con il grado di sergente nella 1. compagnia. Secondo Giuseppe Marchetti in precedenza aveva fatto parte della Centuria “Gastone Sozzi”, aggregata alla Colonna “Libertad” organizzata dal PSUC (Partito Socialista Unificato della Catalogna). Viene ferito alla gamba il primo dicembre 1936 a Pozuelo (Madrid), poi nuovamente al braccio il 12 gennaio 1937 a Majadahonda (Madrid), e ancora alla coscia il 23 aprile a Casa de Campo sempre sul fronte della capitale. Passato alla XII Brigata Internazionale Garibaldi, è nuovamente ferito a Brunete il 15 luglio. Nel numero 14 del 30 settembre 1937 del “Il Garibaldino”, Giornale della Brigata Garibaldi, viene pubblicato un suo ritratto umoristico firmato dal Giacomo Calandrone, con il suo soprannome di Canapino: “Colleziona le ferite. Altri hanno la passione della numismatica, vedi il nano Vittorio Emanuele o dell'assassinio come il nostro Truce: Achille ha quella delle ferite. Quasi su ogni fronte, rimane ferito. E rimonta su, coraggiosamente, appena guarito. E’ uno dei più valorosi: ferito a Casa del Campo, sul Jarama, a Casa del Campo ancora, rimase ferito a Torrelodones, lo stesso giorno che ritornava dalla licenza. Non ha fortuna. Credo che soltanto sul fronte di Huesca, non gli sia successo niente. E’ un esempio ammirevole di abnegazione e di volontà antifascista. Si può essere eroi con l’E maiuscolo, ma quando per una, due e più volte, vi hanno bucato la pelle; quando conoscete le delizie degli ospedali, degli interventi chirurgici, dei ferri che vi frugano le carni, sarebbe logico di avere un po’ di prudenza. Ma Frigerio no, non ne vuol sapere di non combattere. Quando è negli ospedali, strepita per ritornare al fronte. Si è guadagnato i galloni da sergente, con il suo eroismo e statene certi che la sua carriera militare... è appena agli inizi... Diamine, con tutte quelle ferite, con tutto il tempo perso negli ospedali, non ci si può distinguere come si vorrebbe, per mancanza di tempo, ma...”. Ritornato ogni volta al fronte, combatte anche in Estremadura, a Caspe e sull'Ebro. Dopo il ritiro dei volontari internazionali, deciso dal governo repubblicano nel settembre 1938, rimane a disposizione della Delegazione delle Brigate internazionali a Figueras. A fine gennaio 1939, alla caduta del fronte catalano riprende le armi e torna al fronte come sergente della Agrupaciòn Internacional della ricostituita XV Brigata internazionale, nel tentativo di rallentare l’avanzata dei franchisti e consentire alla popolazione civile catalana di rifugiarsi in Francia. Nel febbraio 1939 rientra in Francia ed è internato a St. Cyprien, Gurs e Vernet. Su indicazione del Partito chiede di essere rimpatriato ed il 26 agosto 1941 è tradotto in Italia. Arrestato alla frontiera di Mentone il 30 agosto 1931 è portato nelle carceri di Ventimiglia. Deferito alla Commissione provinciale di Milano che il 7 novembre 1941 lo assegna al confino a Ventotene per cinque anni in quanto combattente antifranchista in Spagna. Liberato nell'agosto 1943, torna a Vimercate dove è partigiano nel 1. distaccamento della 103. Brigata SAP “Vincenzo Gabellini”. Alla sua costituzione nell'aprile 1945 è membro del CLN locale come rappresentante del PCI e il 28 aprile 1945 presiede il Tribunale del popolo, insediato nella sala consiliare del Comune, che condanna a morte il gerarca Roberto Farinacci. Dopo la guerra svolge incarichi per il Partito comunista a Vimercate, dove muore nel 1966.

Battaglia di Pozuelo de Alarcón
Battaglia di Majadahonda
Battaglia di Casa de campo
Battaglia di Brunete
Battaglia dell'Ebro
Combattimenti sul fronte dell'Estremadura
Processo a Roberto Farinacci
Annotazioni: Secondo alcune fonti (Ribelli per amore della libertà  / Carlo Levati ; Vimercate nella storia contemporanea, 1918-1945) sarebbe espatriato in Francia nel 1928. Per quanto riguarda la data di morte, secondo Ribelli per amore della libertà  / Carlo Levati, sarebbe deceduto il 23 aprile 1961, mentre viene citato come vivente nei ringraziamenti di Vimercate nella storia contemporanea, 1918-1945, edito nel 1985.

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi