Roasio Antonio di Giuseppe e Lesca Caterina, nato il 6 novembre 1902 a Vercelli. Operaio tessile, comunista. Figlio di un bracciante e di una mondina, si trasferisce nel 1908 con la famiglia a Biella, giovanissimo comincia a lavorare come attaccafili in un lanificio. Dal 1917 prende parte ad azioni sindacali e promuove il Circolo giovanile socialista biellese. In seguito all'occupazione delle fabbriche del settembre 1920, entrato nel Consiglio di fabbrica del Lanificio Sella, rimane senza lavoro. Nel 1921 aderisce al Partito Comunista d’Italia e contribuisce ad organizzare la Federazione giovanile comunista a Biella, partecipando a numerosi scontri con le squadre fasciste. Richiamato nel 1922 a prestare servizio militare a Bologna è inquadrato nel 3. Reggimento artiglieria da campagna, 11. Batteria someggiata. Nel dicembre 1922 è arrestato e condannato a cinque giorni di rigore e dieci di semplice. Nell'autunno del 1923 è congedato e torna nel Biellese, riprendendo l'attività politica. Nella primavera del 1925 è arrestato per aver partecipato alla Conferenza nazionale dei giovani operai a Milano ed è rinchiuso una notte nelle carceri di San Fedele e poi sei giorni a San Vittore. È tra gli organizzatori del 10. congresso nazionale della Federazione giovanile comunista, svoltosi clandestinamente nel gennaio 1926 a Mezzana Mortigliengo (Biella). Accusato a febbraio dell'omicidio in un impeto d’ira con due colpi di pistola dell'industriale G. Rivetti, che l'aveva licenziato per aver organizzato uno sciopero nel lanificio Rivetti-Bertola, il 18 novembre 1926 espatria clandestinamente, passando alcuni giorni a Milano, Lugano e Vienna. Condannato in contumacia il successivo 26 dicembre 1926 a trent'anni di reclusione dalla Corte d'Assise di Novara - la sentenza sarà dichiarata prescritta il 7 luglio 1947 dalla Corte d'appello di Torino - grazie al Partito lascia Biella il 18 febbraio 1926 e ripara in Unione Sovietica. Lavora in una fabbrica tessile ed in una cooperativa agricola. A Mosca frequenta la Scuola Zapada, ma verso la fine dell'anno scolastico 1928/29, in seguito alla richiesta di “nazionalizzare” il programma di studio per il settore italiano, viene punito per il suo atteggiamento irrispettoso verso la direttrice con un anno di lavoro in una fabbrica tessile per “proletarizzarsi”. Torna poi a studiare presso la Scuola leninista, dove diviene segretario organizzativo del Settore nazionale italiano dal 1930 al 1934. Qui incontra la futura compagna di vita Dina Ermini, dattilografa del Settore italiano dal 1932 alla sua chiusura nel 1937. Alla fine del 1934 è assegnato all'Ufficio quadri del Comintern, con il compito di leggere i giornali e i materiali interni al Partito e seguire l'attività delle organizzazioni in Italia e quella dell'OVRA. Nell’autunno del 1936 viene accolta la sua richiesta di andare a combattere volontario in Spagna. Parte da Mosca il 10 o il 12 ottobre 1936 e si ferma alcuni giorni a Parigi per prendere contatti con alcuni dirigenti del Partito comunista italiano. Il 18 ottobre entra in Spagna, viaggiando in aereo da Parigi a Barcellona, e prosegue sempre in aereo per Alicante e poi Madrid, e da lì raggiunge Albacete, dove incontra Luigi Longo e Giuseppe Di Vittorio. Alla costituzione del battaglione Garibaldi comandato da Randolfo Pacciardi, ne è il primo commissario politico (insieme al socialista Amedeo Azzi) dal novembre 1936 a fine gennaio 1937 (eccetto il periodo dal 3 al 22 dicembre 1936, quando è in convalescenza). Partecipa alla battaglia di Cerro de los Angeles, ai combattimenti sul fronte di Madrid nel settore di Casa de Campo e alla battaglia di Pozuelo, dove il 30 novembre resta ferito alla gamba destra da una scheggia. Viene ricoverato 15 giorni a Madrid e poi 10 giorni ad Albacete. Il 25 dicembre 1936 rientra in brigata e combatte a Mirabueno e Majadahonda. A fine gennaio 1937 è richiamato dal Comando generale delle Brigate internazionali ad Albacete per organizzare un ufficio matricola per gli italiani, stilando una scheda personale per ogni volontario, aiutato da Pietro Pavanin, che l'8 giugno 1940 redigerà insieme a “Edo” (Edoardo D'Onofrio) una breve nota sullo stesso Roasio (conservata nell'archivio del Comintern). Nell'aprile 1937 torna sul fronte come ufficiale di collegamento nello Stato maggiore della 12. Brigata Internazionale. Nel novembre 1937, per i postumi della ferita, torna a Mosca, richiamato a lavorare al Comintern, poi nell'ottobre 1938 va a Parigi, riprendendo l'attività politica nella segreteria del Partito comunista, come responsabile della Sezione Quadri. Dal 1940 all'inizio del 1943 fa parte dell'Ufficio estero del Partito, incaricato di ristabilire i contatti con la rete clandestina in Italia, dove rientra nel gennaio 1943, insieme a Osvaldo Negarville, come responsabile del Centro interno, sotto lo pseudonimo di Paolo Silvati. All'inizio di febbraio risiede a Bologna, dove coordina la riorganizzazione del PCI in Emilia, Veneto e Toscana. Nel giugno 1943 invia alle organizzazioni regionali di Partito un circolare riservata che invita alla preparazione dell’attività armata contro il regime. Dopo l'8 settembre fa parte della Direzione del PCI ed il 20 settembre 1943 è incluso nel Comando generale delle Brigate d’Assalto “Garibaldi come ispettore generale per Emilia, Toscana e Veneto, col grado di tenente colonnello. Da metà aprile a inizio giugno 1944 è a Milano a fianco di Longo finchè, nell'estate 1944, assume la direzione del Triumvirato insurrezionale della Toscana fino alla liberazione di Firenze in agosto. Poi, nel settembre 1944, è chiamato da Togliatti a Roma a dirigere la Sezione di organizzazione del PCI per l'Italia liberata, fino all'estate 1945. Dal 1945 è cooptato nella Direzione Provvisoria del PCI formata prima del V Congresso di Roma del gennaio 1946. Confermato nella carica in questo e nei successivi congressi fino al 1962, rimarrà poi nel Comitato Centrale. Prescritta la sentenza di Novara nel 1947, nell’estate del 1948 è segretario regionale del PCI in Emilia. Nelle prime due legislature, dal 1948 al 1958, è deputato, eletto nel collegio di Bologna, poi, dal 1958 al 1968, senatore, eletto in Piemonte. Nel 1955 è inviato come segretario presso la federazione comunista di Torino, ma dopo la sconfitta sindacale subita dal PCI all’interno delle FIAT, viene sostituito. Nel 1968 si dedica all’attività parlamentare fino al termine del suo impegno nella direzione del PCI nel 1962. E’ stato presidente dell’AICVAS (Associazione Italiana Combattenti Antifascisti di Spagna) dal 1975 fino alla morte. Muore a Roma il 2 gennaio 1986. Ha lasciato una autobiografia dal titolo “Figlio della classe operaia” (1977).

Revisore: Elena Scarfi

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