Maniera Aristodemo Gaetano Melchiorre di Alberto e Droghini Faustina, nato il 5 agosto 1903 a Castellamare Adriatico (Pescara). Capitano marittimo, comunista. Trasferitosi giovanissimo ad Ancona, città d'origine dei genitori, frequenta l'Istituto nautico e fin dal primo dopoguerra è attivo nella Gioventù socialista, segretario del Circolo Carlo Liebknecht dopo Cino Del Duca. Iscritto al Partito Socialista Italiano nel 1918. Nel giugno 1920 partecipa alla Rivolta di Ancona, scoppiata per il rifiuto dei bersaglieri di partire per l'Albania. Nel 1921 aderisce al Partito comunista alla sua fondazione e nel 1921-1922 è segretario della sezione di Ancona della FGCI, membro della segreteria della Federazione interprovinciale giovanile comunista di Ancona-Ascoli Piceno-Macerata e Ardito del popolo. Nel dicembre 1922 è arrestato per complotto contro lo Stato e dopo quattro mesi di carcere, scontati prima ad Ancona e poi a Fermo, è assolto insieme ad altri 52 imputati con sentenza istruttoria per insufficienza di prove e rilasciato. Radiato dall'Istituto nautico, si diploma capitano di lungo corso come privatista. Negli anni successivi è ripetutamente fermato. Nel maggio 1923 espleta il servizio di leva per tre mesi nel Compartimento marittimo di Ancona. Dal 1924 al 1925 è responsabile della Federazione comunista di Ancona. Dopo aver sposato Natalina Teatini, per sfuggire le persecuzioni fasciste nel 1925 si trasferisce a Torino, dove lavora come operaio alla Diatto-Fiat e poi all'Ansaldo Automobili. Licenziato per motivi politici e strettamente sorvegliato, dal marzo 1927 al maggio 1928 lavora presso la Compagnia Italiana Bronzi Speciali poi, dal luglio 1928 all'ottobre 1929, alla Società Anonima Metalli. Nell'ottobre 1929 espatria clandestinamente in Francia, a Nizza, dove lavora come scaricatore di porto. Dopo un mese si sposta a Villemur-sur-Tarn, dove costituisce una sezione comunista e crea un collegamento con i Gruppi di lingua italiana del Partito comunista francese di Tolosa. In seguito si trasferisce per lavoro a Tolosa, dove prosegue la sua attività antifascista e sindacale come responsabile per il PCF della mano d'opera immigrata (MOI) italiana della Confédération générale du travail unitaire (CGTU). Nel 1932 è delegato al Congresso internazionale per la pace a Parigi e nel settembre 1935 al congresso nazionale di unificazione sindacale a Tolosa. Intanto in Italia il 12 luglio 1930 è iscritto in Rubrica di Frontiera per il provvedimento di perquisizione e vigilanza, modificato il 26 maggio 1937 in “comunista da rintracciare, perquisire e fermare”. Nell'ottobre 1936 decide di andare in Spagna per combattere a sostegno dei repubblicani. Da Perpignano, luogo di concentramento dei volontari, attraversa la frontiera e raggiunge Figueras. Da qui è trasferito in treno al centro di addestramento di Albacete. Arruolato nel battaglione Garibaldi, è nominato vicecomandante della 3. compagnia, ruolo che scambia con la direzione della sezione comando del battaglione. Combatte a Cerro de Los Angeles, Madrid, Pozuelo. Trasferito al servizio operazioni dello Stato Maggiore della 12. Brigata, è promosso tenente e poi capitano. Nel gennaio 1937 guida il Battaglione André Marty (franco-belga) ad Algora e poi combatte a Majadahonda e ad Arganda. A febbraio è ferito sul Jarama, colpito da schegge di obice alla regione lombare ed alla coscia sinistra. Ricoverato all'ospedale di Arganda, è subito trasferito all'Ospedale provinciale di Madrid, poi, dopo un mese, all'Ospedale delle Brigate Internazionali a Murcia e infine all'Ospedale del Soccorso Rosso, detto anche “Rojo”, sempre a Murcia. A maggio torna in servizio e raggiunge la base delle Brigate Internazionali ad Albacete, dove, in attesa della completa guarigione, è assegnato al comando della compagnia deposito e smistamento dello Stato Maggiore della base presso la caserma della Guardia Nazionale. Separato dalla prima moglie, con cui ha due figli, il 29 maggio 1937 si risposa con la spagnola Josefa Gomez Perez. In seguito torna al fronte per raggiungere la brigata Garibaldi a Caspe e poi a Farlete, ma è richiamato presso lo Stato Maggiore per lavorare all'Ufficio Informazioni dello Stato Maggiore Centrale dell'Esercito repubblicano prima a Valencia e poi a Barcellona. Quando nel settembre 1938 viene ordinato il ritiro dei volontari stranieri dal fronte, è trasferito al campo di smobilitazione di Torellò e poi a Calella. Nel dicembre 1938 torna in Francia, a Tolosa, dove riprende l'attività politica come membro della segreteria dei Gruppi di lingua italiana del PCF e partecipa alla fondazione dell'Amicale dei volontari di Spagna. Nell'ottobre 1939 dopo il patto tedesco-sovietico è arrestato e internato nel campo di Vernet, quartiere B. Così Maniera descrive le sue condizioni di vita:” Per mesi interi la nostra alimentazione fu costituita da pomodori bolliti o zucche bollite e più spesso da topinambours, questi oltre ad essere disgustosi, provocavano dei forti dolori di ventre. La carne veniva data molto raramente e in quantità microscopica e molto spesso era di bestia ammalata. Ciò naturalmente provocava delle manifestazioni di protesta. La razione giornaliera di pane era, se non vado errato, di 250 grammi. Comparve una malattia sconosciuta. Chi ne era colpito era destinato a morire in poco più di 24 ore. Con l’alimentazione del campo era impossibile mantenere in vita una persona per molto tempo ed i comunisti italiani e quelli di altre nazioni organizzarono i loro collettivi e grazie a questi fu possibile salvaguardare la salute dei nostri compagni ed in certi casi a salvarne la vita…” Nel giugno 1942 Maniera evade approfittando del permesso per assistere ai funerali della madre ed, entrato in clandestinità, raggiunge Marsiglia. Dopo l'occupazione nazista di Marsiglia partecipa alla Resistenza francese come comandante militare dei FTP-MOI (Francs-Tireurs et Partisans de la Main d'Oeuvre Immigrée). Arrestato nel corso di una retata e incarcerato a Marsiglia, è condannato a tre anni di reclusione per infrazione al decreto di espulsione e per carta di identità falsa. Trasferito al carcere di Aix en Provence, sede della Corte d'Appello, dopo la nuova condanna è condotto alla prigione di Nimes, dove incontra Giuliano Pajetta e Stefano Schiapparelli. Nel febbraio 1944 partecipa ad un'evasione collettiva insieme ad altri prigionieri politici, organizzata dai partigiani francesi, tra i quali la moglie Josefa, e raggiunge una formazione nel maquis in cui viene impiegato come istruttore militare. Sempre a febbraio sostituisce Teruzzi alla direzione della Federazione dei comunisti italiani di Lione e poi nelle funzioni di segretario interregionale del Partito. Nell'aprile 1944 torna clandestinamente in Italia con Giuliano Pajetta per ordine del Partito. Da Nizza raggiunge Milano quindi Bologna, Forlì, l'Aspio, a sud di Ancona, e infine Macerata, con l'incarico di riorganizzare la Resistenza nelle Marche come ispettore regionale, rappresentante del CLNAI. È anche vicepresidente del CLN di Ancona. Nel luglio 1944 riporta la frattura della prima vertebra lombare in un incidente automobilistico nei pressi di Ascoli mentre viaggia per Roma per risolvere la questione dell'interazione dei partigiani con le truppe alleate. Dopo la Liberazione è segretario regionale del PCI delle Marche (1945-1948), segretario della Federazione di Ancona (1949) e poi della Federazione di Macerata. Nelle prime due legislature, nel 1948 e nel 1953, è eletto deputato nel collegio di Ancona, nelle quali è stato membro delle Commissioni Finanze e Tesoro e della Commissione Trasporti. Con decreto presidenziale 1. dicembre 1969 è insignito della Medaglia d'Argento al Valore Militare per attività partigiana e in seguito è riconosciuto partigiano combattente in Francia con le FFI dall'8 settembre 1943 al 1. aprile 1944 con il grado di capitano e partigiano combattente in Italia con la Divisione Marche dal 2 aprile 1944 al 15 luglio 1944 con il grado di Commissario Tenente Colonnello. Nel 1970 pubblica il volume di memorie “Nelle trincee dell'antifascismo”. Trasferitosi a Roma, vi muore il 29 luglio 1992. Il comune di Ancona gli ha dedicato una via.

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi

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