Barontini Ilio di Giuseppe e Marucci Emilia, nato a Cecina (Livorno) il 28 settembre 1890, è il secondo di cinque fratelli. Operaio, comunista. Di famiglia contadina dalle tradizioni socialiste, a tredici anni già milita nel movimento giovanile anarchico. Frequenta le scuole tecniche e quando entra come apprendista tornitore al Cantiere Orlando nel 1905, si iscrive al Partito socialista italiano. Durante il primo conflitto mondiale, nel 1915 viene arruolato per 8 mesi nel 12. reggimento fanteria. Esonerato dal servizio, lavora nella produzione bellica presso la Breda di Sesto San Giovanni (Milano). Tornato a Livorno alla fine del conflitto, viene assunto presso le ferrovie. Entrato nell'organizzazione sindacale della sua categoria, ne diventa segretario provinciale e per questo motivo nel 1922 verrà allontanato dall'impiego (in seguito al decreto del Commissario Straordinario delle Ferrovie dello Stato Edoardo Torre). In questi anni inoltre aiuta spesso il padre nella fabbrica di pipe gestita da quest'ultimo. Avvicinatosi al gruppo torinese Ordine nuovo di Gramsci e Togliatti, nel 1920 è eletto consigliere comunale a Livorno nelle liste del PSI. Al XVII congresso socialista del gennaio del 1921 è tra i fautori della scissione della frazione comunista, da cui nasce subito dopo il Partito comunista d'Italia. Organizzatore del I congresso del nuovo partito, Barontini viene dapprima nominato segretario provinciale della federazione livornese (fino al giugno 1921), quindi segretario della federazione interprovinciale Pisa-Livorno. In questa veste, oltre che all'interno della Camera del lavoro e dell'Alleanza del lavoro (di cui ricopre a diverse riprese la carica di segretario), prova a opporsi ripetutamente ai fascisti che vanno pian piano prendendo il potere. Una volta instauratosi il regime, Barontini continua la propria attività di oppositore in clandestinità. Nel 1923 (a febbraio) è arrestato una prima volta con l'accusa di complotto contro la sicurezza dello Stato e perché identificato come organizzatore e conoscente dell'ingegnere Bordiga; prosciolto e scarcerato, viene fermato diverse altre volte nel corso degli anni successivi (giugno 1923, giugno 1924, luglio 1925 e febbraio 1926), sempre senza ripercussioni. Nel frattempo viene nuovamente eletto segretario della Camera del lavoro di Livorno (dalla fine del 1923) e, in qualità di segretario federale del Partito Comunista d'Italia, è scelto come delegato sia al primo consiglio nazionale che al congresso del partito (rispettivamente a Brunate nel 1924 e a Lione nel 1925). Nel luglio del 1927 viene nuovamente arrestato e deferito il 28 luglio 1928 al neo costituito Tribunale speciale per la difesa dello Stato nel cosiddetto "processo dei due corrieri", assieme a Negarville e ad altri dirigenti comunisti, ma è assolto per mancanza di prove. Detenuto per un anno intero, il 28 luglio 1928 viene scarcerato. Fermato ancora nel dicembre del 1929 e trattenuto fino al gennaio dell’anno successivo, il suo nome viene iscritto nell'elenco di persone da incarcerare in determinate circostanze. Vista la situazione ormai compromessa in Patria, nel 1931 il partito decide il suo espatrio in Francia. Raggiunta Bastia in barca a vela il 3 settembre, con “Armandino” Gigli ed altri, si trasferirà subito a Marsiglia dove, su incarico del PCI, lavora ad organizzare il movimento antifascista fra i lavoratori italiani emigrati Dal 1932 è a Parigi dove assieme a Colombi, si fa passare per un commerciante svizzero, organizzando il collegamento tra l'emigrazione antifascista e il movimento clandestino in Italia. Nel 1933, quando il suo nome compare per il fermo al n. 10336 della Rubrica di frontiera e al n. 1287 del Bollettino delle Ricerche, lascia anche la Francia per trasferirsi in Unione sovietica. A Mosca, studia e lavora come tecnico specializzato in officina e frequenta la Scuola leninista internazionale (istituto d'istruzione politica per la preparazione di dirigenti comunisti, alle dipendenze dell'Internazionale comunista). Durante i quattro anni di permanenza nell'unione Sovietica Barontini prosegue la propaganda contro il fascismo, avvicinando ad Odessa, presso il "club dei marinai", i marinai italiani che vi sostavano. A Mosca, Ilio si lega ad Emma Wolf, giornalista divorziata, che ritroverà in Spagna dove lei sarà addetto stampa dell’Ambasciata del suo paese presso la Repubblica. Togliatti realizza che Barontini, nel duro clima di sospetto e di repressione che l’URSS vive in quegli anni, rischia di pagare i tratti del suo carattere autonomo ed i rilievi critici pervenuti ai “servizi” sovietici: incarica quindi Aladino Bibolotti di accelerare le pratiche per il rientro in Francia del compagno livornese. Tornato in Francia dalla fine del 1935, allo scoppio della guerra civile spagnola non è uno fra i primi ad accorrere in Spagna in quanto, per un primo periodo, viene incaricato di organizzare il trasferimento dei volontari dalla Francia alla Spagna. Negli elenchi della base di Albacete, dove giungerà nella seconda metà dell’ottobre ’36, si arruola il 22 novembre 1936 nel Btg. Garibaldi venendo registrato con il proprio nome, come proveniente dal Messico. Ad Albacete entra a far parte del Battaglione n. 9 delle Brigate internazionali, comandato da Guido Picelli (e per questo denominato Colonna Picelli. Comandante della 2. compagnia, a dicembre confluisce con tutta la formazione all'interno del battaglione Garibaldi, con il quale - nel gennaio del 1937 - partecipa alla difesa di Madrid. Il 5 febbraio dello stesso anno viene nominato commissario politico in sostituzione di Antonio Roasio. Quando il comandante Randolfo Pacciardi è costretto al congedo a causa di una ferita, Barontini ne prende provvisoriamente il posto dal 4 al 18 marzo 1937, guidando la formazione durante la vittoriosa battaglia di Guadalajara nel marzo 1937 nel corso della quale, per la prima volta, truppe fasciste italiane si scontrarono cm i combattenti antifascisti italiani. Durante la sua permanenza in Spagna è redattore del periodico "Il Garibaldino" e prende parte anche alla battaglia di Huesca, divenendo commissario politico della XII brigata Garibaldi e poi di divisione. Allontanato dal comando dal generale “Walter” (Karol Waclaw Swierczewski) per aver sostenuto le ragioni dei suoi soldati, con i quali aveva deciso di rientrare nel paese di Castelnou dopo aver atteso sotto la pioggia per circa due ore di essere passati in rivista dall’ufficiale, dal settembre 1937 Barontini (“Paulus”) è richiamato in Francia e nel dicembre dello stesso anno viene inviato in Etiopia insieme ad Anton Ukmar (“Johannes” e Domenico Rolla (“Petrus”), i cosiddetti tre apostoli, per coadiuvare le truppe locali impegnate nella lotta contro l'occupante fascista. Stabilitosi nel Goggiam, riesce a riorganizzare i partigiani etiopi in bande armate meno numerose e più efficaci nella guerriglia; contestualmente si dedica anche all'attività propagandistica, pubblicando un giornale bilingue intitolato “La voce degli Abissini”. Dopo aver salvato la vita ad Anton Ukmar che si era ammalato di febbre gialla ed abbandonato fuori dal villaggio, viste le perduranti difficoltà Rolla Barontini e Ukmar, decidono di rientrare al Cairo. Da lì alla fine di maggio 1940 si imbarcano su un piroscafo francese della Croce Rossa adibito al trasporto di rifugiati francesi ed olandesi. Barontini riesce a sbarcare inosservato, mentre Rolla e Ukmar sono arrestati ed internati al Vernet d’ Ariège. Pochi giorni dopo Parigi è occupata dai tedeschi. Dopo l'inizio del secondo conflitto mondiale e in concomitanza con l'invasione nazista della Francia, Barontini lascia l'Etiopia e nel giugno del 1940 è di nuovo sul suolo transalpino. Catturato dai Tedeschi, viene internato nel campo di Vernet, dal quale viene liberato solo nel 1941 per intervento del governo sovietico. Spostatosi nel sud della Francia, a Marsiglia collabora con Giorgio Amendola nell'apparato clandestino del Partito comunista e si occupa del Soccorso Rosso, in seguito organizza i Francs-Tireurs-et-Partisans, di cui diviene capo di stato maggiore. Guida personalmente l’attentato all’Hotel Terminus, requisito a residenza di ufficiali nazisti e colloca una serie di bombe in locali e mezzi di trasporto frequentati dagli occupanti germanici. La caduta del fascismo e la firma dell'armistizio gli permettono di tornare in Italia, dov'è tra i promotori della lotta di liberazione con nome di battaglia di Dario. Membro del Comando generale delle Brigate Garibaldi nel Nord Italia, si stabilisce a Bologna e coordina le formazioni partigiane di Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna ed organizza i GAP (Gruppi d’Azione Patriottica). Entrato a far parte del Triumvirato insurrezionale del Partito comunista, nel luglio 1944 viene scelto per dirigere il Comando unico militare Emilia-Romagna (C.U.M.E.R.), che si è appena costituito col nome di battaglia di “Dario”. A capo del massimo organo militare regionale, il 7 novembre 1944 Barontini partecipa alla battaglia di Porta Lame a Bologna. Il 19 aprile 1945 entra nel capoluogo emiliano alla testa dei suoi uomini, liberando la città e consegnandola alle truppe alleate. Decorato dagli Alleati con la Bronze Star per la sua attività nella Resistenza, dopo la liberazione entra nel Comitato centrale del Pci e diviene segretario della federazione livornese del partito, ricoprendo inoltre anche la carica di consigliere nazionale del sindacato ferrovieri. Eletto all’Assemblea costituente nel 1946 e senatore nel 1948, Barontini muore il 22 gennaio 1951 in un incidente automobilistico, insieme a Leonardo Leonardi e Otello Frangioni, mentre si sta recando a Firenze per le celebrazioni del trentesimo anniversario del Partito comunista.

Annotazioni: Le cariche di segretario dell'Alleanza del lavoro e della Camera del lavoro sono ricoperte a più riprese. Risulta da alcune fonti una sua permanenza in Cina tra l'esperienza in Unione Sovietica e quella in Spagna, ma di questa informazione non abbiamo trovato al momento alcun riscontro.

Revisore: Igor Pizzirusso

Annotazioni: Secondo alcune fonti (Dizionario biografico Treccani) diviene anche Commissario di divisione, tuttavia questa informazione non trova altri riscontri.

Revisore: Igor Pizzirusso

Revisore: Igor Pizzirusso

Revisore: Igor Pizzirusso