Ricci Mario di Giuseppe e Bononcini Marianna, nato il 20 maggio 1908 a Pavullo nel Frignano (Modena). Bracciante e cameriere, comunista. Nato nella frazione Sassoguidano di Pavullo da una famiglia contadina e antifascista, è costretto dalla povertà della propria famiglia a lavorare fin da ragazzo nei campi o nei boschi, per cui la sua frequenza alla scuola si arresta alla terza elementare. Nel 1930 presta il servizio di leva presso il 71. Reggimento fanteria di stanza a Mestre (Venezia), concluso il quale torna a casa. Avendo difficoltà a trovare lavoro, decide di raggiungere i famigliari già espatriati in Francia, lasciando temporaneamente la compagna Maria e il figlio Eolo, nato il 6 settembre 1929. Perciò nell'ottobre 1931, ottenuta una carta di lavoro stagionale, si imbarca da Livorno per la Corsica e, dopo alcuni mesi ad Ajaccio dove viene aiutato da anarchici carraresi e spezzini e da comunisti. Giunge a Nizza via mare imbarcato clandestinamente su un battello che trasporta carbone, e da lì in treno a La Londe-les-Maures (Costa Azzurra), dove ritrova il padre emigrato nel 1927, la sorella Paolina e il fratello. Non avendo documenti ha difficoltà a trovare lavoro, fino a quando riceve l’aiuto del senatore repubblicano Simettone, che sindaco del comune di Bornes, intercede per lui alla polizia e gli procura un lavoro presso il Grand Hotel de la Place di Le Lavandeau (Var), nei dintorni di Tolone come cameriere e aiuto-cuoco. Qui entra in contatto con il Partito comunista francese, a cui aderisce dopo essersi trasferito nel 1933 a Tolone, dove nel 1934 è arrestato dalla polizia francese per possesso di materiale di propaganda. È anche iscritto in Rubrica di Frontiera e segnalato nel Bollettino delle ricerche. Nell'ottobre 1936 passa il confine con la Spagna, dove in dicembre, dopo un corso di istruzione militare tenuto ad Albacete da Guido Picelli, è arruolato nel battaglione Garibaldi, 2. Compagnia nel reparto d'assalto, per la durata di dieci mesi. Successivamente fa parte del gruppo motorizzato alle dipendenze del comando. Partecipa ai combattimenti di Pozuelo, Boadilla, Mirabueno ed Arganda, dove rimane ferito alla gamba destra il 13 febbraio 1937. In seguito è sergente del reparto d'assalto della Compagnia di Stato Maggiore della brigata Garibaldi e delegato politico di sezione. Combatte anche a Huesca, Brunete e in Estremadura, dove è ferito al braccio sinistro. Tornato al reparto, è a Guadalajara, a Caspe, a Gandesa e sull'Ebro. Dopo il ritiro dei volontari internazionali deciso dal governo repubblicano, nel gennaio 1939 rientra in Francia. Internato, in maggio evade dal campo di Argeles e raggiunge Le Lavandou, dove è arrestato dai gendarmi francesi il 22 settembre 1939. Incarcerato nella fortezza di Santa Caterina a Tolone per 11 mesi, il 28 maggio 1940 è trasferito nel campo di internamento di Vernet, settore A. Il 25 settembre 1941 è tradotto in Italia e arrestato alla frontiera a Mentone. Incarcerato prima a Imperia e poi a Modena, nelle carceri di Sant'Eufemia, il 6 novembre 1941 la Commissione provinciale di Modena lo assegna, in quanto combattente antifranchista in Spagna, a 5 anni di confino a Ventotene. Liberato nell'agosto 1943, il 23 del mese torna a Pavullo ma è subito richiamato alle armi e assegnato al distaccamento del 36. Reggimento fanteria di Modena di stanza a Maranello, dove nella notte tra l'8 e il 9 settembre subisce un attacco nazifascista a cui sfugge calandosi da una finestra della camerata. Tornato a Pavullo, tra l'autunno del 1943 e la primavera del 1944, con il nome di battaglia "Armando" è tra gli organizzatori della lotta partigiana nell'Appennino a sud di Modena e comanda il battaglione, poi brigata, “Ciro Menotti”. Nell'estate 1944 crea le condizioni per la costituzione della Repubblica di Montefiorino, riunendo sotto il suo comando le forze partigiane modenesi e reggiane nel Corpo d'armata Centro Emilia, di cui mantiene la guida anche dopo la riorganizzazione seguita alla battaglia di Montefiorino. In seguito al contrattacco nazifascista del luglio 1944, è costretto a spostare le forze partigiane sulla linea Gotica, dove riesce a riorganizzare la sua e le altre formazioni: in accordo coi comandi alleati, dà vita alla divisione Modena-Armando, operante nella terra di nessuno tra Cutigliano e monte Belvedere che si unisce alla 5. Armata americana e nell'aprile 1945 partecipa al fianco degli Alleati alla liberazione dei comuni montani della provincia di Modena. Nell'immediato dopoguerra è nominato sindaco di Pavullo dal locale CLN e riconfermato nella carica nel marzo 1946 e ininterrottamente fino al 1960, e in seguito per altri 5 anni. È membro del Comitato federale del Partito comunista e presidente dell'Anpi provinciale di Modena dalla Liberazione. È anche eletto deputato nelle liste del Partito comunista nella circoscrizione Parma per due legislature, il 18 aprile 1948 e il 7 giugno 1953. Pur non numerosi, i suoi contributi mostrano una grande attenzione a questioni di ordine politico e di natura assistenziale: si ricorda in particolare la proposta di istituire una commissione d’inchiesta sulle condizioni delle scuole e degli istituti privati di istruzione media (giugno 1948), il suo voto contrario all’adesione italiana al Patto Atlantico (marzo 1949) e la proposta di legge a favore dei combattenti antifranchisti per migliorarne le condizioni di sostegno vitalizio (gennaio 1952). Riconosciuto partigiano dal 9 settembre 1943 al 30 aprile 1945 (dal 9 settembre 1943 al 29 settembre 1944 come comandante generale, dal 30 settembre 1944 al 30 aprile 1945 come comandante di divisione e di zona), con decreto 27 ottobre 1951 è decorato di Medaglia d'oro al Valor Militare per l'attività partigiana, medaglia che riceve a Bologna nel 1953. E’ stato Presidente dell’ANPI provinciale di Modena. Muore in ospedale a Pavullo il 18 agosto 1989.

Revisore: Elena Scarfi

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