Pajetta Giuliano di Carlo e Berrini Elvira, nato il primo ottobre 1915 a Torino. Studente, comunista. Cresciuto a Borgo San Paolo a Torino in una famiglia di orientamento socialista e poi comunista, sull'esempio del fratello maggiore Gian Carlo nel 1930 aderisce alla Federazione giovanile comunista e svolge attività di propaganda clandestina sia a Taino, località del Varesotto di cui la famiglia è originaria, sia a Torino, dove nel novembre 1930 è arrestato per aver partecipato ad una manifestazione in favore di alcuni disoccupati. Nel novembre 1931 espatria clandestinamente per sfuggire ad un nuovo mandato di cattura per organizzazione comunista e propaganda sovversiva. Con sentenza n. 51 del 2 aprile 1932 la sua posizione è stralciata dal processo del Tribunale Speciale perchè latitante. Partito da Torino, viaggia in treno passando per Parigi, Berlino e Danzica. Nel gennaio 1932 raggiunge Mosca, dove frequenta la Scuola leninista fino all'agosto 1933, quando inizia a lavorare come funzionario alla propaganda del Komsomol, l'Unione della gioventù comunista leninista dell'Unione Sovietica, in Ucraina, presso l'officina di locomotive di Char'kov, divenuta una delle maggiori fabbriche di carri armati dell'Urss. All'inizio del 1934, tornato a Mosca, si occupa di traduzioni per la Scuola leninista e per le Edizioni in lingue estere, finchè in marzo decide di andare a lavorare in Crimea e assume l'incarico di dirigente del Club degli emigranti italiani a Kerč, dove è anche maestro elementare della Scuola italiana attiva presso il Club, formata dalle due classi di figli di italiani. È anche aggregato al comitato del Komsomol presso il locale kolchoz “Sacco e Vanzetti”. In ottobre lascia l'Urss per andare a lavorare per il Partito nell'emigrazione italiana in Francia. Viaggiando in treno da Mosca, passando per Stolpce, Varsavia, Berlino, Colonia, Bruxelles e Gand, passa la frontiera tra Belgio e Francia a Menin a piedi e raggiunge quindi Parigi in treno da Lilla. Qui è segretario della Federazione giovanile comunista fino al dicembre 1936 ed è membro della Segreteria dei Gruppi di lingua italiana del PCF. È anche direttore del settimanale “Gioventù nuova” e segretario del movimento Pace e Libertà. Nel gennaio 1936 partecipa all'8. Congresso del PCF a Villeurbanne e a settembre al Congresso per la pace a Bruxelles. Nell'agosto 1936 fa una prima breve visita in Spagna. Il 5 gennaio 1937 vi si reca invece, sotto lo pseudonimo di “Giorgio Camen”, per arruolarsi nelle Brigate Internazionali. È segretario e aiutante di campo di Luigi Longo ed è responsabile di stampa e radio per il Commissariato generale delle Brigate Internazionali con il loro organo di propaganda "Altavoz del Frente". Dal febbraio 1937 partecipa alle trasmissioni di Radio Madrid in lingua italiana che vengono trasmesse dagli studi del Partito Comunista spagnolo. Pajetta tiene trasmissioni destinate agli ascoltatori più giovani. Inizialmente assegnato alla XII Brigata Internazionale Garibaldi per indirizzare la propaganda alle truppe italiane, partecipa alle battaglie del Jarama e di Guadalajara. In maggio lascia la base di Madrid diretto a sud, in Andalusia, per raggiungere la XIII Brigata Internazionale con il compito di occuparsi della propaganda tra le truppe italiane della divisione Frecce azzurre, come già ha fatto a Guadalajara. Dopo alcune settimane fa le veci del commissario politico della 13., espatriato perchè gravemente ammalato. In giugno è ricoverato nell'ospedale americano di Belalcàzar per contusioni riportate sul fronte dell'Estremadura. In luglio, dopo la nomina del nuovo commissario politico, alla sua morte in combattimento lo sostituisce fino a quando, il 12 luglio, è ferito a gamba e braccio destro da schegge di bombe dell'aviazione italiana a Romanillos in prossimità di Villanueva de la Cañada, nel corso della battaglia di Brunete. Dopo il ricovero negli ospedali di Madrid e di Albacete, a fine agosto è dimesso e usufruisce di un periodo di convalescenza a Valencia. In settembre torna a lavorare per Longo ad Albacete, presso la base delle Brigate, per organizzare corsi per commissari di compagnia alla scuola di Pozorubio. In novembre ottiene una licenza di 15 giorni per andare a Parigi dalla moglie Claudia Banchieri e dal figlio Jeannot appena nato. In seguito è ancora ricoverato in ospedale a Pozorubio per bronchite. Nel gennaio e febbraio 1938 lavora per il Commissariato delle Brigate Internazionali a Barcellona, poi continua a svolgere missioni speciali per Longo. Ad aprile è incaricato di raggiungere la 12. Brigata sul fronte di Aragona. In maggio è inviato come rappresentante del Commissariato generale e della Commissione quadri stranieri del Partito comunista spagnolo a Valencia, dove rimane di stanza fino al gennaio 1939, quando rientra a Barcellona. A febbraio, dopo la caduta della città, torna al fronte per la riorganizzazione dei combattenti repubblicani e dal 5 al 9 è commissario politico del Raggruppamento Torunczyk, inquadrato nella 15. Brigata. Il 9 febbraio esce dalla Spagna per rientrare in Francia, dove riprende l'attività tra gli emigrati e collabora alla “Voce degli italiani” e con l'Unione popolare italiana. Nell'ottobre 1939 è arrestato a Parigi e internato nel campo di Vernet, dove è raggiunto dalla moglie e dal figlio. Nel febbraio 1941 ottiene un visto per emigrare in Messico ed è trasferito nel campo di transito di Les Milles, alle porte di Marsiglia, da cui in marzo evade approfittando di un permesso. Entrato in clandestinità, in contatto con l'Ufficio estero del PCI organizza la lotta degli emigrati italiani in Francia meridionale, prima nel dipartimento del Varo, a Saint-Tropez, dove porta la famiglia, a Tolone e a La Seyne-sur-Mer, e poi in quello delle Alpi Marittime, a Nizza e a Cannes. Proprio a Cannes nel maggio 1942 è arrestato con Stefano Schiapparelli “Willy” e condotto in carcere a Grasse in attesa del processo. Dopo che il Tribunale di Grasse lo condanna per l'uso di documenti falsi a tre anni di reclusione viene trasferito nel carcere di Aix-en-Provence. Nel marzo 1943 la Corte di Appello di Aix-en-Provence riduce la condanna a due anni di reclusione e viene trasferito nella Maison centrale de détention di Nimes. Nel febbraio 1944 partecipa ad un'evasione collettiva con altri prigionieri politici, organizzata dai partigiani francesi. In seguito combatte negli FTP del dipartimento Alpi Marittime, finchè in maggio torna clandestinamente in Italia. Sotto lo pseudonimo di “Monti” (secondo Borgomaneri anche “Ennio”) a Milano è membro del Comando generale del Corpo Volontari della Libertà , ispettore delle Brigate Garibaldi per la Lombardia, dal 5 settembre al 20 ottobre commissario politico del Comando unificato della piazza di Milano, ufficiale di collegamento tra il Comando raggruppamento brigate Garibaldi SAP di Milano e il Comando generale delle Garibaldi e incaricato dei collegamenti con il Fronte della Gioventù. Nell'ottobre 1944 è arrestato dalle SS a Milano e il 21 novembre, dopo aver transitato nel lager di Bolzano, è deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, primo numero di matricola 110352, classificato con la categoria Schutz. Qui è aiutante furiere e rappresenta gli internati italiani nel Comitato internazionale di Resistenza del campo. Sopravvissuto fino alla liberazione da parte degli americani il 5 maggio 1945, nello stesso mese rientra in Italia con la delegazione inviata a Milano per organizzare il ritorno dei superstiti italiani. È deputato alla Costituente, eletto nella circoscrizione di Como. Dal 1948 al 1972 è rieletto nelle prime tre legislature della Repubblica alla Camera, nella quarta al Senato e nella quinta ancora alla Camera. Dirigente comunista, segretario della Federazione di Como fino al 1948, poi per un anno incaricato presso il Cominform di rappresentare il PCI a Belgrado e poi a Bucarest, dal 1946 al 1951 membro del Comitato Centrale del PCI, dal 1950 al 1956 segretario del movimento della pace, dal 1958 al 1966 responsabile della Sezione esteri del Comitato Centrale e dal 1972 al 1981 dirige l'Ufficio emigrazione. È autore di vari testi, prevalentemente di memorie, tra cui "Ricordi di Spagna" sulla sua esperienza spagnola. Nell'estate 1981 è colpito da un grave infarto. Residente a Roma ma ospite del figlio a Livorno, il 15 agosto 1988 muore di malattia presso gli Spedali Riuniti. Le ceneri sono sepolte nel cimitero di Megolo, in Val d' Ossola, dove nel febbraio 1944 il fratello minore Gaspare è morto combattendo contro i nazisti.

Revisore: Elena Scarfi

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Revisore: Elena Scarfi

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