Ukmar Anton nato il 6 dicembre 1900 a Prosecco, frazione nel comune di Trieste. Di professione giardiniere dal 1916 al 1921, poi assunto nelle Ferrovie dello Stato italiane come meccanico. Figlio di contadini di origini slovene è il terzo di 10 fratelli. Nel primo dopoguerra entra in contatto con le organizzazioni giovanili socialiste e comuniste, partecipando alle lotte sindacali operaie. Iscrittosi al Partito Comunista d’Italia nel 1927, è addetto alla propaganda e in un primo momento si occupa di diffondere stampa slovena nella sua città natale. Nel 1927 è trasferito dalla stazione ferroviaria di Opicina (Trieste), al compartimento di Genova, dove si unisce alla cellula clandestina della stazione Principe. Arrestato per la sua militanza politica, nel 1928 è licenziato dalle ferrovie e rimandato con foglio di via nel paese d’origine. Rientrato a Prosecco, si unisce all’organizzazione clandestina “Borba” (che in sloveno vuol dire Lotta), formata da sloveni che partivano forme di lotta armata incendiando edifici pubblici statali e sabotando obiettivi militari. Colpito da mandato di cattura e deferito al Tribunale speciale per la difesa dello stato nel 1929, la sua posizione viene stralciata in quanto latitante (sentenza n. 45 del 16 agosto 1930). Ukmar infatti è nel frattempo espatriato in Jugoslavia, da dove - attraverso Austria e Svizzera - raggiunge la Francia. A Parigi, nel 1930, opera con i gruppi di lingua italiana del Partito comunista francese (P.C.F.) e con il comitato permanente del PCd’I per il Friuli-Venezia Giulia insieme a Luigi Frausin. Nel 1931 partecipa al IV. Congresso del partito a Colonia, in Germania. Segnalato nuovamente in Italia nel 1932 (stando al C.P.C.), rientra a Parigi e nel 1933 viene inviato in Unione Sovietica, dove frequenta la Scuola leninista e lavora in fabbrica. Allo scoppio della guerra in Spagna, nell'ottobre 1936 è inviato nella penisola iberica e arruolato nella sezione di controspionaggio politico con sede prima a Madrid e poi a Valencia. Poi è nominato responsabile politico del centro di reclutamento di Albacete e commissario dell’ufficio quadri. Inviato al fronte per partecipare all’ultima grande offensiva sull’Ebro dell’estate 1938 viene ferito e nell’ultima fase del conflitto è destinato al Comitato di Barcellona. E’ tra gli ultimi volontari ad uscire dalla Spagna, rientrando in Francia il 12 febbraio del 1939, e viene internato nel campo di Argelès-sur-Mer, da dove tuttavia è fatto evadere con Domenico Rolla per svolgere un’importante missione. Raggiungono Parigi dove incontrano Di Vittorio che li incarica di recarsi in Etiopia per due anni per coadiuvare Ilio Barontini nella sua missione di sostegno alle truppe locali impegnate nella lotta contro l'occupante fascista. Ricevute le lettere di accreditamento dal governo etiope in esilio, con un passaporto svizzero Ukmar si porta in Egitto al Cairo. Da lì viaggiano fino a Khartum, inoltrandosi poi in Etiopia fino alla provincia di Gondar nel Goggiam, dove incontra Ilio Barontini in un villaggio liberato. I tre verranno detti i tre apostoli poiché Rolla assume il nome di “Petrus”, Barontini “Paulus” e Ukmar “Johannes”. Dopo aver tentato di organizzare la guerriglia contro gli italiani, nel marzo 1940 Ukmar si ammala di una forma grave di malaria. Sottoposto a rudimentali cure dagli stregoni tribali, viene portato fuori dal villaggio per morire. Provvidenzialmente arriva Barontini che lo cura con il chinino e lo fa trasportare in un altro villaggio, dove si riprende dopo qualche settimana. Viste le perduranti difficoltà Rolla Barontini e Ukmar, decidono di rientrare al Cairo. Da lì alla fine di maggio 1940 si imbarcano su un piroscafo francese della Croce Rossa adibito al trasporto di rifugiati francesi ed olandesi. Barontini riesce a sbarcare inosservato, mentre Rolla e Ukmar sono arrestati ed internati al Vernet d’ Ariège. Nel 1941 è tradotto nel carcere di Castres, dal quale riesce a fuggire un anno dopo assieme ad Alessandro Vaia e ad altri detenuti politici. Entrato a far parte dei Francs-tireurs-et-partisans (F.T.P.), rimane sul suolo transalpino fino al settembre 1943. Rientrato in Italia, è incaricato di organizzare la lotta partigiana nel genovese. Membro del Triumvirato insurrezionale della Liguria, è messo a capo della Delegazione brigate Garibaldi. Dall’agosto del 1944 è nel Comitato unico militare regionale ligure, quindi diventa Comandante della VI zona operativa (comprendente il litorale a est e ovest di Genova, nonché l’entroterra fino ad alcune aree del Piemonte). Per la sua attività nella Resistenza è insignito della Bronze Star alleata e della medaglia commemorativa partigiana 1941 della Repubblica jugoslava. A guerra finita, e dopo aver ricevuto la cittadinanza onoraria genovese il 16 maggio 1945, rientra a Trieste, che a quel tempo è ancora sotto il controllo degli angloamericani. Condannato a 4 mesi di reclusione per aver diretto uno sciopero generale (proibito dalle autorità alleate che controllavano la città), per sfuggire all’arresto emigra a Capodistria, che dal 1947 si trova nella zona B del TLT (Territorio libero di Trieste), amministrata dall’esercito jugoslavo. Iscrittosi al Partito comunista locale, è arruolato nella Polizia con il grado di Comandante. Nel giugno del 1948 quando l’Unione Sovietica rompe i rapporti con la Jugoslavia di Tito, Ukmar si esprime contro la decisone del Cominform, ma ritorna comunque nella sua città natale (zona A, amministrata dagli Alleati), per sostenere la causa di Tito scontrandosi con i comunisti italiani allineati con l’Unione Sovietica. Arrestato è costretto a scontare i 4 mesi di carcere nel penitenziario del Coroneo. Tornato in libertà il 10 marzo 1949, rimane a Trieste fino al 1954, anno in cui la città è annessa alla Repubblica italiana. Rientrato a Capodistria, vi si stabilisce definitivamente e si iscrive alla Lega dei Comunisti della Slovenia. Eletto deputato al Parlamento della Repubblica socialista slovena, rimane in carica dal 1955 al 1970. Per il contributo alla lotta di Liberazione ha ricevuto la Medaglia d’Oro dal governo italiano. La Bronze Star dagli Alleati, le massime onorificenze partigiane jugoslave e la cittadinanza onoraria di Capodistria. Trascorre gli ultimi anni presenziando raduni, dibattiti e cerimonie celebrative della Resistenza in Jugoslavia ed in Italia. Muore a Capodistria il 21 dicembre 1978.

Annotazioni: Le fonti discordano sulla sua appartenenza alla Gioventù comunista o alla Gioventù socialista tra il 1921 e il 1926. In mancanza di un'indicazione certa, si è deciso di non segnalare né una né l'altra nella scheda soprastante.

Revisore: Igor Pizzirusso

Revisore: Igor Pizzirusso

Annotazioni: Alcune fonti indicano come luogo del suo primo internamento il campo di Saint-Cyprien; una testimonianza diretta dello stesso Ukmar lo colloca invece ad Argelès sur Mer, che per altro si trova a pochi chilomentri dalla stessa Saint-Cyprien. Secondo altre fonti, tra le decorazioni di cui è stato insignito vi è una medaglia d'oro attribuitagli dal governo italiano, tuttavia non sono stati trovati riscontri nei documenti ufficiali.

Revisore: Igor Pizzirusso

Revisore: Igor Pizzirusso