Baldo Giuseppe di Antonio, nato il 6 maggio 1896 a Revine Lago (Treviso). Contadino, falegname, socialista. Secondo il fascicolo del Casellario Politico centrale, diserta nel corso della prima guerra mondiale. Attivo politicamente negli anni del dopoguerra in Italia entra a far parte del locale circolo socialista. Coniugato con Augusta Osellin si sposta in Francia con la moglie e la figlia Rosina, nel comune di Coudes (Puy-de-Dôme) dove lavora come falegname, mentre la moglie è impiegata come balia asciutta a servizio di una famiglia locale. Durante la permanenza, il 18 gennaio 1925, nasce la secondogenita Libertà, comunemente chiamata Franca appunto perchè nata nella democratica Francia. Nel 1926 rientra a Revine Lago dove nascerà la terza figlia Ilva. In seguito nascerà un’altra figlia, Marisa. Scoperto come disertore della I guerra mondiale, 6 giugno 1927 è condannato dal Tribunale di Guerra del 13° Corpo d’Armata a tre anni di carcere. Evita il carcere emigrando a Buenos Aires in Argentina dove già si trova il fratello Michele, lasciando però la famiglia in Italia. Avvia con successo l’attività di falegname, venendo però perseguitato dal regime argentino per la sua attività politica a favore della classe operaia, per cui gli viene confiscata dal governo la bottega di falegnameria. Il 5 febbraio 1937, risulta una sua richiesta per l'ottenimento di una carta di espatrio temporaneo per un rientro in Italia, che gli viene rilasciata dal Regio Consolato Generale a Buenos Aires. il 18 febbraio del 1937 parte col piroscafo belga “Eglantier” con destinazione Anversa. Con lui viaggiano Guido Piroli, Dante Somaruga e Antonio Carini. Dal Belgio passano in Francia ed una volta a Parigi partono per la Spagna con l’aiuto del Partito Comunista. Superano a piedi i Pirenei raggiungendo in Spagna Barcellona il 2 aprile 1937, dove Baldo si arruola nelle Brigate Internazionali e nominato responsabile dell'officina di falegnameria della base di Albacete. Nell'ultima fase della guerra lavora all'ospedale di S'Agarò (Gerona). Dopo il ritiro dei volontari internazionali, deciso dal governo repubblicano nel settembre 1938, nel febbraio 1939 ripara in Francia, e viene internato nel campo di Saint-Cyprien e poi a Gurs dove è arruolato nelle Compagnie di Lavoro per Stranieri per lavorare alla fortificazione dei fronti francesi. Nel 1941 è ingaggiato dalle autorità tedesche di occupazione che lo trasferiscono a Ludwigshafen-am-Rhein (Renania-Palatinato) come responsabile dell'officina di falegnameria. Arrestato il 29 marzo 1942 all'atto del rimpatrio, è proposto per il confino dalla Commissione provinciale di Treviso il 19 maggio 1942, come «Combattente antifranchista in Spagna». Malgrado sostenga nell'interrogatorio di essere stato in Spagna solo per lavorare, è assegnato a Ventotene per cinque anni. Viene liberato alla caduta del fascismo il 21 agosto 1943 e rientra a Revine Lago. Moglie e figlie nel frattempo trovano asilo in Svizzera presso la famiglia Amatori, costruttori di Milano, dove la moglie accudisce ai bambini, evitando così gli orrori della guerra. Durante la Resistenza è partigiano con il nome di battaglia “Terremoto” nella Brigata Tollot - reparto territoriale - attiva nella zona di Revine e, in seguito tra il 1944 e il 1945, confluisce con questa nella Divisione “Nino Nannetti”, attiva nel Veneto nella Zona Piave. Nel 1945 nel corso di uno scontro a fuoco sulle montagne di Revine Lago versante Bellunese rimane lievemente ferito ma riesce ad evitare la cattura. Nel dopoguerra e fino al 1960, Baldo si trasferisce a Milano dove già vivevano tre delle quattro figlie (Franca, Ilva e Marisa), alloggiando in un piccolo appartamento a Porta Genova. Il nipote di Baldo, Giuseppe Bonetti ha raccolto dalla madre la testimonianza che in occasione di un comizio di Palmiro Togliatti a Milano, Baldo volle salutarlo, poichè lo aveva conosciuto in altra occasione, avvicinandosi al palco, con imbarazzo della figlia vista l’importanza del Segretario del PCI. Abbiamo anche la testimonianza dei suoi ultimi giorni sempre da parte del nipote, allora di 8 anni. A seguito di un banale taglio mentre si radeva, la piccola ferita non curata determina una infezione generalizzata e un ricovero ospedaliero. Dimesso perchè i medici ritengono che non vi siano più speranze di guarigione, Baldo trascorre a letto le ultime settimane di vita durante le quali l'allora parroco di Revine, lo va a trovare tutti i giorni nel vano tentativo di avvicinarlo a Dio. Il nipote ricorda che: “Un giorno, congedato il parroco, mio nonno chiamò mia nonna che pensando ad un malore corse in camera ed io dietro. Trovammo mio nonno con un sorriso sulle labbra che disse: "Sapete cosa mi ha chiesto? Se volevo confessarmi!". E mia nonna: " e tu cosa gli hai detto?". Gli ho detto "Monsignor, sono diverse settimane che viene da me, le ho raccontato tutta la mia vita, cos'altro devo confessare?". Il giorno che mio nonno morì, il parroco fece visita alla salma dopo di che si mise in un angolo della casa a parlare con mia nonna che successivamente mi raccontò che il parroco le disse: " se vedo una bandiera rossa in chiesa non celebro la messa!" e da qui la spiegazione di quanto successe quel fatidico giorno. Aprivo il corteo funebre con un mazzo di garofani rossi. Non vi erano bandiere di partito nonostante l'A.N.P.I. avesse insistito non solo per una rappresentanza ufficiale, ma anche per la tumulazione nella tomba comune dei partigiani. Giunti davanti alla chiesa Arcipretale di Revine il feretro entrò con tutti i parenti, gli amici ed i conoscenti. Mia nonna mi disse di restarle accanto e si piazzò davanti al portone della chiesa. Non entrammo e questa fu la risposta di mia nonna al parroco”. Giuseppe Baldo muore a Revine Lago (Treviso) il 26 luglio 1966.

Annotazioni: Non è chiaro dalle fonti consultate, se sia emigrato direttamente negli Stati Uniti o se sia passato - come molti - dall'Argentina, dove risultano documenti di espatrio a suo nome per e da Buenos Aires verso l'Europa, nello specifico verso il Regno - come indicato dalla corta di espatrio concessa -, con validità  fino annuale - dal 5 febbraio 1937 al 4 febbraio 1938. In questo senso, non è possibile verificare da tali documenti se egli sia partito dall'Argentina verso l'Italia e dall'Italia verso la Spagna, o se sia uscito direttamente per raggiungere la Spagna, dove risulta giù arruolato nel 1937.

Revisore: Erica Grossi

Revisore: Erica Grossi

Annotazioni: Circa la sua partecipazione alla Resistenza, le fonti consultate danno poche informazioni anche se esistono alcuni documenti presenti in INSMLI - Corpo Volontari della Libertè - Brigata Mazzini, che lo citano direttamente in specifiche attivitè partigiane.

Revisore: Erica Grossi