Rubini Egisto di Clelio e Tullini Clementa, Nato il primo novembre 1906 a Molinella (Bologna). Muratore, comunista. Studia fino alla licenza elementare. Cresciuto in una famiglia di attivi militanti antifascisti, nel 1924 emigra in Francia per sfuggire le violenze delle squadre fasciste in Emilia. A Tolosa, dove lavora duramente per vivere, svolge un'intensa attività politica antifascista fra gli emigrati italiani. Sposa Marta Mattioni con la quale il 4 novembre 1935 ha il figlio Ruggero. Nell'ottobre 1936 accorre in Spagna e si arruola nel battaglione Garibaldi, poi nella brigata omonima. Nel luglio 1937 rimane gravemente ferito all'addome sul fronte di Brunete ed è costretto a rientrare invalido a Tolosa, dove riprende il lavoro di muratore e l'attività politica nel Comitato pro Spagna repubblicana. Così l'ha ricordato, in terra iberica, Ilio Barontini: "Grande, biondo, dalla faccia tranquilla e bonaria [...], si comportò eroicamente in diversi combattimenti, ebbe poi anche lui la sua dose di piombo franchista, fu ferito gravemente al ventre, ebbe salva la vita per un vero miracolo chirurgico, ma appena guarito, fu costretto a ritornare come invalido a Tolosa". Dal 1942 partecipa alla Resistenza francese quale comandante dei Francs-tireurs et partisans nel Lot-et-Garonne e in seguito dei distaccamenti FTP a Nizza e nelle Alpi marittime, partecipando direttamente a varie azioni. Così l'ha ricordato, in terra francese, Italo Nicoletto: "Da Tolosa ci aveva raggiunto Egisto Rubini [...] di incrollabile fede comunista, coraggioso al limite della spavalderia, con lui avevamo studiato, organizzato e portato a termine un attentato alla prefettura di Marsiglia, un palazzo in fondo ad una grande piazza, circondato da strette vie. L'ingegno di Rubini architettò un piano quasi inverosimile: mettendoci ad una finestra, al 4° o al 5° piano, con una lunga pertica da cui calammo una cordicella con appesa una bomba, facemmo cadere l'ordigno all'interno della prefettura. A parte il risultato psicologico della dimostrazione che potevamo colpire ovunque anche nei luoghi più sorvegliati, sentimmo le conseguenze dell'attentato tra i poliziotti francesi; il prefetto di Marsiglia fu destituito, così come il comandante delle truppe naziste di occupazione inviato a combattere sul fronte orientale". Dopo l'8 settembre 1943 rientra in Italia: partigiano nella 63. Brigata “Bolero”; sotto il falso nome di Angelo Buriani, è inviato a Milano per organizzare con altri reduci di Spagna i primi Gruppi di Azione Patriottica. Con il nome di battaglia “Rossi”, è responsabile militare del primo Comitato militare lombardo del Pci, con Cesare Roda responsabile politico e Angelo Spada a capo dell'apparato tecnico. Dopo l'arrivo di Vittorio Bardini a ottobre, questi è commissario politico, Rubini comandante militare e Roda vicecomandante. Il Comitato ha il compito di organizzare nuclei di partigiani sulle montagne lombarde e una formazione di Gap a Milano e dirige il 17. distaccamento Gap Gramsci, che raccoglie le squadre distribuite nelle diverse zone, poi, alla sua costituzione nel gennaio 1944, la 3. brigata d'assalto Garibaldi Lombardia, di cui Rubini è comandante. La brigata mette in atto tra l'ottobre del 1943 e il gennaio 1944 numerosi attacchi ai danni dei nazifascisti tra cui l'esplosione il 2 ottobre 1943 di un deposito di benzina all'aeroporto di Taliedo, l’attentato con una bomba nell'ufficio informazioni tedesco della Stazione Centrale, l'attentato al questore di Milano Camillo Santamaria Nicolini e l'attacco alla casa del fascio di Sesto San Giovanni. Tra le azioni più eclatanti e rischiose l'esecuzione Resega il 18 dicembre 1943 del commissario federale fascista Aldo e il 3 febbraio 1944 l'attentato al questore di Milano Camillo Santamaria Nicolini. Arrestato con Mario Di Lella il 19 febbraio 1944 in piazza Mario Asso a Milano in seguito al tradimento di un compagno, è trasferito al carcere di San Vittore, dove è ferocemente torturato per giorni da agenti dell'Ufficio speciale dell'Ufficio Politico Investigativo della Guardia Nazionale Repubblicana. Il 25 febbraio 1944, per non cedere alle sevizie, si toglie la vita impiccandosi in cella con una striscia di lenzuolo. Il suo posto al comando dei GAP milanesi sarà preso da Giovanni Pesce “Visone”, proveniente da Torino che così l'ha ricordato nella resistenza milanese: "...Il Melli, il feroce aguzzino al cui nome avevano tremato tanti detenuti politici [... ]. Melli prese a raccontare a Cuffaro di una delle sue vittime: il capo gappista Rubini: "Questo Rubini è stato il più duro di tutti i capi comunisti che ho finora arrestato. I suoi vestiti erano laceri. Le scarpe rotte. La sua casa perquisita dimostrava l'indigenza, era pallido, di quel pallore che nasce dagli stenti. Eppure [...] aveva cinquantamila lire in tasca...! Lo interrogai - continuò - dovevo conoscere le fila della sua organizzazione. Sopportò tutte le prove con un'ostinazione mai vista prima, non fece un nome. Non abbassò mai gli occhi. Il suo sguardo continuava a sfidarmi. Alle mie domande sempre più stringenti alla fine rispose: "so tutto quello che vuoi sapere, ma non lo saprai mai da me. Picchia pure, vigliacco!" Restai sbalordito. Senza volerlo gli tesi la mano. Non si mosse, mi guardò fissamente, pupilla contro pupilla e poi [...] quel fesso mi sputò in faccia". In dicembre formazione di Rubini viene ribattezzata in suo onore 3. brigata Garibaldi GAP “Egisto Rubini”. Con decreto presidenziale del 6 marzo 1972 è decorato con Medaglia d'Argento al Valor Militare alla memoria con la seguente motivazione: “Strenuo combattente per la libertà organizzava i primi gruppi partigiani nella sua zona formando una brigata della quale assunse per primo il comando divenendone l'instancabile animatore. Partecipava a numerose azioni infliggendo dure perdite al nemico. Catturato sopportava stoicamente dure sevizie ma nulla rivelava che potesse servire a danneggiare la formazione e l'organizzazione cui faceva parte. Condannato a morte offriva la sua esistenza alla causa della libertà inneggiando fino all'ultimo alla grandezza della Patria. Milano, 25 febbraio 1944”. È sepolto nel Monumento ossario ai caduti partigiani della Certosa di Bologna ed è ricordato nel Sacrario di piazza Nettuno.

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi