Bertolini Giovanni di padre ignoto e Bertolini Luigia, nato il primo ottobre 1911 a Reggio Emilia. Operaio, elettricista, comunista. Dopo la licenza elementare, inizia a lavorare a dodici anni e a diciannove, nel 1930, è già militante della clandestina Federazione Giovanile Comunista, e diventa membro della segreteria provinciale reggiana della stessa FGC nel gennaio 1932. è ricercato dall’OVRA, ragione per la quale tra il febbraio e il marzo si rifugia in casa di amici dove resta nascosto per evitare di essere catturato. In seguito, il 7 aprile da sue dichiarazioni, espatria clandestinamente in Francia, con passaporto spagnolo. Ripara a Parigi per sottrarsi al mandato di cattura per organizzazione comunista, associazione e propaganda sovversiva emesso dal giudice istruttore presso il Tribunale Speciale il 31 marzo 1932 - atto stralciato, perchè latitante, con sentenza n.85 del 20 giugno 1932. Comunque, per sopravvenuta amnistia per il decennale del fascismo l’11 novembre 1932, decadono le imputazioni di associazione e propaganda sovversiva. è al contempo accusato di renitenza agli obblighi di leva dal Tribunale Militare e condannato a due anni e mezzo di reclusione (da cui sarà amnistiato dopo la Liberazione e riabilitato il 10 marzo 1948). Intanto, in data 8 aprile 1932 viene segnalato nel Bollettino delle Ricerche tra i Sovversivi con schedina n.0516 e in Rubrica di frontiera. A Parigi, intanto, condivide una stanzetta d’albergo con un altro comunista reggiano, Oscar Vologni. In quel periodo i due frequentano anche un corso di partito di quindici giorni, avendo come istruttore Ruggero Grieco. Alla fine del corso, Bertolini viene scelto per continuare a studiare nella scuola leninista di Mosca. Dalla Francia, raggiunge così l'Unione Sovietica: il viaggio in treno lo fa con altri compagni, tra cui Giuliano Pajetta e un certo Micca. Come racconta lui stesso, viaggiano con un unico passaporto, per giunta falso, valido soltanto fino a Berlino, dove si fermano per trascorrere la notte in albergo. A Mosca frequenta un corso presso la Scuola internazionale leninista. Rientrato poi in Francia nel 1934, risulta residente ad Argenteuil e a Gennevilliers, dov'è politicamente impegnato nel comitato nazionale dei giovani comunisti e nel comitato Ovest regione parigina dei gruppi comunisti italiani, coprendo la sua identità sotto il nome di Paul. Ad Argenteuil dorme in una locanda gestita da cavriaghesi; piè tardi, a La Courneuve, condivide una stanza con Vasco Mattioli e frequenta la casa della fidanzata di Giuliano Pajetta. A Gennevilliers, inoltre, per qualche tempo viene ospitato presso l'abitazione del socialista reggiano Ludovico Schiatti. In questo periodo, incontra diversi compagni reggiani, alcuni dei quali saranno presto con lui in Spagna nelle Brigate Internazionali. Oltre al cavriaghese Fortunato Belloni, assieme al quale lavora come manovale muratore nella minuscola impresa artigiana di Mario Bertè (che diventerà poi comandante di battaglione nella Garibaldi), conosce Alberto Bartoli, El Cichin (Emanuele Spagni) e molti altri di cui all'epoca conosce soltanto i soprannomi. Dal questionario che compila dopo il 1945 per l'AICVAS, risulta che nel 1935 è stato espulso due volte sotto due false identità (probabilmente col nome Enzo e Pignone) e trattenuto in carcere per quindici giorni. Nell'estate del 1936, intanto, è assistente nella colonia scolastica di Saint-Nicolas. Parte dalla Francia il 29 settembre 1936, attraversando il confine il 1. ottobre e giungendo ad Albacete. Qui, mette in pratica la sua esperienza di elettricista e si arruola nel Battaglione Thaelmann, della 11. Brigata Internazionale, nel gruppo telefonisti al comando di Frisi di Parma. Il 17 novembre, durante gli infernali scontri con le truppe coloniali marocchine, nei pressi della Città Universitaria, Bertolini viene colpito al braccio ed alla spalla sinistri da una raffica di mitraglia. Dapprima ricoverato in a Madrid all'Hotel Palace trasformato in ospedale, Bertolini trascorre, poi, la convalescenza e le feste di Natale del 1936 all'Ospedale proletario di Barcellona, dove si mette a disposizione del Partito comunista. Così, Velio Spano che, sotto il nome di Paolo Tedeschi è addetto ai servizi di propaganda per l'estero, lo utilizza per leggere, dai microfoni della Radio repubblicana e antifascista di Barcellona, un appello indirizzato ai giovani italiani. Essendo risultata la sua voce piacevole, ha poi occasione di fungere da speaker per le trasmissioni in lingua italiana sulle onde corte. Qui lavora anche presso il Comitato italiano antifascista di assistenza e addetto al Servizio personale della Delegazione di Barcellona delle Brigate Internazionali, incaricata di controllare gli arrivi di volontari italiani. Nell'agosto 1938, è di nuovo al fronte, sull'Ebro, questa volta col grado di delegato della 2. Sezione, 4. Compagnia del 4. Battaglione della Brigata Garibaldi. Partecipa ai duri combattimenti, e resta ferito nuovamente al piede sinistro da schegge, a Sierra de Caballs, il 17 settembre 1938 (alcune fonti riportato la data del 7 settembre). Viene ricoverato in un ospedale nei pressi di Barcellona per un breve periodo, infatti, come altri, passa dal centro di smobilitazione di Torellò nei giorni tra il settembre e il novembre 1938 e malgrado i volontari siano stati ufficialmente ritirati dal fronte, a fronte dell'offensiva franchista in Catalogna nel gennaio 1939 si offre volontario per riprendere le armi e proteggere la fuoriuscita degli internazionali dalla Spagna verso il confine pirenaico della Francia nella ricostituita XV Brigata Internazionale, dopo aver risposto all'invito del commissario Suardi arrivato a Llagostera per cercare volontari dell'ultima resistenza. Infine, nella notte tra l'8 e il 9 febbraio 1939 è tra gli ultimi a lasciare la Spagna, attraversando la frontiera franco-spagnola. In Francia, è internato a Saint-Cyprien, poi a Gurs, dove risulta essere segretario di una cellula comunista di baracca. Quando le truppe naziste invadono la Francia, è tradotto con gli altri ad Argelès da dove evade nell'aprile del 1941 su ordine del Partito comunista italiano. Avuto un soprabito civile da Masoni, riesce a montare di nascosto su un furgone per il rifornimento alimentare. Si reca, così, in Provenza nella zona tra Arles e Saint-Rèmy-de-Provence per svolgere lavoro politico clandestino, anche se all'inizio si impiega come operaio in un bosco di abeti. Qui stabilisce una serie di contatti organizzativi con diversi comunisti italiani della zona. Poi, in treno raggiunge Marsiglia, dove è ospitato per un breve periodo presso la famiglia di Yves Montand e dove incontra anche il vecchio comunista Luigi Tagliavini, di Reggio Emilia. Tra i vari incarichi, Bertolini ha anche quello di vagliare la situazione dei soldati italiani che dopo il giugno 1940, presidiano Marsiglia, attivandosi nei Gruppi della Resistenza francese della zona. A quel punto, viene raggiunto dalla notizia della caduta del fascismo e riesce a rientrare in Italia, pur con qualche difficoltà. Viene infatti rimpatriato con foglio di via, ma nella seconda metà di agosto del 1943, è arrestato al passaggio della frontiera di Mentone e tradotto nelle carceri locali. Il 7 settembre è rilasciato e, dopo 11 anni di lontananza, proprio nel fatidico 8 settembre 1943, giunge a Reggio Emilia. Dal novembre-dicembre successivo, assume il nome di battaglia Paolo ed è partigiano dei GAP della sua città. Dal maggio 1944 alla Liberazione è commissario politico del 6. Battaglione della 144. Brigata Garibaldi Antonio Gramsci, nel Distaccamento Brenno Casini, sull'Appennino. è riconosciuto come partigiano dal 20 dicembre1943 al 25 aprile 1945. Dal 2 aprile 1946 risulta iscritto all'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci con la qualifica di Combattente nella guerra di Liberazione, col grado di Commissario distrettuale nel distretto di Reggio Emilia. Dai documenti conservati nel fascicolo personale dell'AICVAS, risulta sposato con Montanari Bice e avente prole. Documenti conservati, dimostrano che egli ha fatto domanda per la pensione di partigiano. Risulta, inoltre, impegnato nel Partito comunista locale e tra i fondatori della CETI - cooperativa di elettricisti. Muore a Reggio Emilia il 29 agosto 2002.

Revisore: Erica Grossi

Revisore: Erica Grossi

Annotazioni: Relativamente alla partecipazione alla lotta di Resistenza in Francia, nelle fonti sono indicati genericamente dei Gruppi resistenti di Marsiglia; per l'Italia, invece, c'è relativa discrepanza tra fonti che lo dichiarano inizialmente membro e comandante dei SAP di Reggio Emilia, e fonti più numerose per le quali è membro e comandante dei GAP di Reggio Emilia. L'ambiguità  su quest'ultima informazione può essere attribuita in parte al fatto che i gruppi SAP siano confluiti in modo organico nell'organizzazione pre-esistente dei GAP reggiani e che, successivamente, lo stesso Bertolini si sia spostato a combattere il resto della guerra di Liberazione sulle montagne dell'Appenino come Commissario politico del 6. Battaglione della 144. Brigata Garibaldi Antonio Gramsci (Distaccamento Brenno Casini).

Revisore: Erica Grossi

Annotazioni: Negli anni Trenta viene denunciato al Tribunale Militare per renitenza agli obblighi di leva, accusa per la quale viene condannato alla pena di due anni e mezzo di reclusione. Tale pena - dichiarata mentre egli è latitante - viene poi amnistiata dopo la Liberazione e il 10 marzo 1948 egli viene riabilitato. Le informazioni sul passaggio dallo stato di celibe a quello di coniugato non sono esatte in termini cronologici, risulta però - da documenti redatti per l'Asociación de Amigos de las Brigadas Internacionales (AABI) - sicuramente sposato con Montanari Bice, e avente prole (tale documentazione è conservata in INSMLI - Archivio AICVAS, b.8; f.54).

Revisore: Erica Grossi