Sinigaglia Alessandro di David e White Cynthia, nato il 02 gennaio 1902 a San Domenico di Fiesole, frazione di Fiesole (Firenze). Meccanico, comunista. Istruzione: scuola media. Il padre, di religione ebraica, aveva sposato, il 4 luglio 1901, una donna afroamericana, cameriera presso una famiglia benestante migrata dagli Stati Uniti nella villa Smith alle pendici di Fiesole. Dall'unione dei due inservienti della famiglia nasce Alessandro. Dopo la morte della moglie, alla metà  del mese di luglio del 1921, il padre si trasferisce a Firenze, nel popolare quartiere di Santa Croce, dove apre un’officina meccanica in cui lavora con il figlio che intanto ha abbandonato gli studi all’Istituto nautico per aiutare la nuova famiglia costituita dal padre e Zaira Bemporad. Alessandro entra presto in contatto con l’organizzazione comunista clandestina. Attivo politicamente, è tra gli Arditi del popolo dal 1920 al 1922, quando il 16 gennaio è arruolato per la leva al Compartimento di Livorno con la classe 1902, per la ferma di due anni. Svolge il servizio militare nella Regia Marina e diventa allievo silurista prima, sommergibilista poi. Rientra in una Firenze che dopo ventuno mesi, conseguenti alla marcia su Roma, è “fascistissima” e s’iscrive al PCd’I nel 1923. Il susseguirsi di pesanti arresti tra i quadri fiorentini del partito, porta alla formazione di nuovi quadri di cui lui fa parte. È individuato dall'OVRA nel marzo 1928 e colpito da mandato di cattura per organizzazione comunista. Riesce a scampare all’arresto prima rifugiandosi a Milano e poi, contestualmente all’esacerbazione delle politiche razziali del fascismo, espatriando clandestinamente tramite l’apparato di partito. Varca la frontiera di montagna da Sondrio e si reca a Basilea. Da qui parte per l'Unione Sovietica, va a Mosca (le segnalazioni in Francia, possono riguardare i frequenti viaggi che fa per il partito) verso la fine del 1928. Qui dopo cure e riposo nella regione della Crimea, tra il 1930 e il 1931 frequenta la scuola leninista Zapada di Mosca dove svolge funzioni di “consultante” - per il controllo della preparazione degli allievi prima delle esercitazioni. Lavora poi come meccanico di precisione alla fabbrica di produzione elettrica Electro Sevoda (fino al 1935) e si sposa con una dipendente del Comintern, Alina Nina Rivina (da cui ha una figlia Margherita, nata il 28 aprile 1930). Intanto, la Commissione Istruttoria del Tribunale Speciale, l'11 marzo 1929 stralcia gli atti nei suoi confronti, rinviando la causa, in quanto egli è latitante. Alla fine di giugno del 1935 è inviato dal partito a entrare nell'apparato clandestino in Svizzera, dove incontra una compagna di Firenze, Iole Fibbi. Non si conosce esattamente il percorso che compie nel viaggio, ma vi si può risalire da un suo interrogatorio successivo, per quanto passibile di modifiche alla verità  da parte dello stesso Sinigaglia per evitare ripercussioni giudiziarie. Sembra dunque che entri con un passaporto intestato a Ernesto Epoca (di Giovanni e De Carli Cecilia nato a Firenze il 16 maggio 1905), imbarcandosi come carbonaio su una nave mercantile per Le Havre, e dirigendosi poi a Parigi. Da qui, passa in Svizzera dal confine di Saint Louis, in Alsazia e, infine, a Basilea da dove si porta nel Ticino in cerca di lavoro. Ad ogni modo viene avvistato e arrestato a Bellinzona nell'agosto del 1935 e liberato nel novembre 1935 con l'ingiunzione di lasciare la Svizzera. Invece, vi rimane fino al gennaio 1936. Poi passa in Francia. Iniziata la guerra di Spagna, nel settembre 1936, è inviato tra i primi volontari ad arruolarsi nelle formazioni antifranchiste spagnole: secondo alcune fonti, parte da Parigi all'inizio del 1936; secondo altre, basate sulla scheda del Bollettino delle Ricerche, partendo direttamente dall'URSS. A novembre del 1936 è ad Alicante con il nome di battaglia Sabino. Per breve tempo è commissario politico del Battaglione Garibaldi. Viene poi inviato alla base navale di Cartagena e poi imbarcato come Tenente di vascello sull'incrociatore "Mendes Nunez". È poi nominato ufficiale di collegamento tra la Marina militare repubblicana spagnola e un gruppo di consulenti militari sovietici. Infine, è incaricato di bonificare gli accessi e il porto di Barcellona, minati dai franchisti e dai nazifascisti. Si espone personalmente al rischio e rivela doti di coraggio e di preparazione tecnica, escogitando il modo di disinnescare mine di vario tipo. Secondo Pietro Cesare Pavanin è Commissario politico della Marina repubblicana. Risulta iscritto al PCE nel 1938. Dopo la sconfitta della Repubblica spagnola, subisce la sorte comune ai volontari delle Brigate Internazionali, rinchiusi nei campi di internamento francese. Esce, infatti, solo il 9 febbraio 1939 e passa in Francia dove viene internato a Saint Cyprien (nel gruppo italiano). Già  l’11 febbraio tenta di uscire cercando di essere inserito nelle liste dei prigionieri statunitensi ma non riesce nell’intento. Scrive sul giornale murale delle sezioni 79-80. Nel maggio del 1939 passa poi a Gurs. Il 19 maggio 1940 è tra gli italiani caricati su un treno speciale e inviati al Vernet (settore C, reduci di Spagna baracca 48), in quanto attivista estremista pericoloso, dirigente dei militanti comunisti all’interno del campo e agitatore degli estremisti italiani di Gurs, è segnalato per la propaganda contro l’arruolamento per la Francia nei CTE e contro la Garde Mobile. Tradotto in Italia il 9 aprile 1941, attraverso Mentone, per intervento della Commissione Italiana di Armistizio, è imprigionato nel carcere Le Murate di Firenze, in attesa di interrogatorio. Il 30 aprile è interrogato nella Questura di Firenze e rilascia una dichiarazione da cui si apprendono in parte le notizie utili alla ricostruzione della sua vita fino a quel momento. Il 12 maggio 1941 la Prefettura di Firenze accoglie la destinazione al confino proposta dalla Commissione provinciale. Il 13 giugno è inviato a Ventotene per 5 anni. È liberato intorno al 18 agosto del 1943, alla fine del mese rientra a Firenze. Dopo l’8 settembre, è organizzatore e primo Comandante dei GAP a Firenze. Si deve a lui, all’inizio dell’inverno 1943-1944, il rafforzamento dei GAP fiorentini e l'intervento risolutivo in diverse prove militari contro i nazifascisti. È artefice della costituzione dei GAP aretini, inviando il compagno Romeo Landini a preparare la resistenza. Ma la sua attività  è ancora sottoposta a sorveglianza da parte della Questura di Firenze che continua ad aggiungere particolari nel fascicolo n.13411 aperto su di lui al CPC. Ricercato nominativamente dai “quattro santi” (i membri della Banda Carità , operanti alle dipendenze delle SS), il 13 febbraio 1944 è sorpreso - non si sa se i modo fortuito o a seguito di delazione - all’uscita da una trattoria del centro di Firenze, dove sta cenando con Pietro Lari. Mentre Lari è immediatamente bloccato, Sinigaglia tenta la fuga, ma a poche decine di metri dalla trattoria viene raggiunto da numerosi colpi di arma da fuoco, che lo uccidono. Muore in via Pandolfini dove una targa lo ricorda. Il nome Vittorio Sinigaglia è assunto dalla 22. bis Brigata Garibaldi della Divisione “Arno”. Proprio la Brigata Sinigaglia, comandata da Angiolo Gracci (Gracco) entra per prima a Firenze l’11 agosto 1944, preludio alla Liberazione della città . Nel dopoguerra, gli è conferita la medaglia d’argento al valor militare. Il suo nome è inciso anche con quelli dei partigiani caduti del comune di Firenze e nel Sacrario dei partigiani fiorentini a Rifredi.

Annotazioni: Il nome di battesimo completo risulta essere Sinigaglia Alessandro Giuseppe Giulio. Il nome della madre è riportato nei documenti dell\\\'epoca e in quelli recenti secondo trascrizioni sempre diverse del nome: Sintje White (americanizzato Cynthia), probabilmente trascritto malamente seguendo la fonetica come Sintje Huite, e tradotto nell\\\'italiano Santina Bianchi. Su alcune fonti, è riportata la sua partecipazione alla scuola leninista Zapova, presumibilmente si tratta di un refuso per \\\"Zapada\\\". Per quanto riguarda l\\\'episodio della sua morte, secondo alcune fonti, è arrestato con Lari a Empoli all’uscita da un incontro con altri militanti e ucciso sul posto dagli uomini del locale comando della PS germanica

Revisore: Erica Grossi

Annotazioni: Iniziata la guerra di Spagna, nel settembre 1936, è inviato tra i primi volontari ad arruolarsi nelle formazioni antifranchiste spagnole: secondo alcune fonti, sarebbe partito da Parigi all’inizio del 1936; secondo altre, basate sulla scheda del Bollettino delle Ricerche, direttamente dall'URSS. Nel corso del suo interrogatorio al rientro in Italia nel 1941, Sinigaglia dirà  di essere arrivato clandestinamente in Spagna, a Barcellona, già  nel marzo 1936 non riuscendo a trovare lavoro in Francia. Qui avrebbe lavorato come scaricatore di porto e come meccanico per le riparazioni dei motori delle barche da pesca. Di sicuro la cittadina di Alicante dove sembra attestata la sua presenza nel novembre 1936, è il porto di sbarco di molte navi sovietiche partite dalla Crimea che, attraverso i Dardanelli, il mar Egeo e il Mediterraneo lungo le coste del Nord Africa, virano dall'Algeria in direzione di Cartagena, depositando i volontari che costituiscono le Brigate Internazionali

Revisore: Erica Grossi

Annotazioni: Ricercato nominativamente dai “quattro santi” (i membri della Banda Carità , operanti alle dipendenze delle SS), il 13 febbraio 1944 è sorpreso - non si sa se i modo fortuito o a seguito di delazione - all’uscita da una trattoria del centro di Firenze, dove sta cenando con Pietro Lari. Mentre Lari è immediatamente bloccato, Sinigaglia tenta la fuga, ma a poche decine di metri dalla trattoria viene raggiunto da numerosi colpi di arma da fuoco, che lo uccidono. Muore in via Pandolfini dove una targa lo ricorda. Il nome Vittorio Sinigaglia è assunto dalla 22. bis Brigata Garibaldi della Divisione “Arno”. Proprio la Brigata Sinigaglia, comandata da Angiolo Gracci (Gracco) entra per prima a Firenze l’11 agosto 1944, preludio alla Liberazione della città . Nel dopoguerra, gli è conferita la medaglia d’argento al valor militare. Il suo nome è inciso anche con quelli dei partigiani caduti del comune di Firenze e nel Sacrario dei partigiani fiorentini a Rifredi.

Revisore: Erica Grossi