Verginella Giuseppe di Giovanni e Cossutta Maria, nato il 17 agosto 1908 a Trieste. Operaio scalpellino, comunista. Di origine slovena, originario della frazione triestina di Santa Croce, frequenta le scuole elementari slovene e d un corso di italiano serale. Lavora come scalpellino nella vicina cava calcarea di Aurisina. Fin dal 1923 svolge attività clandestina per la Federazione giovanile comunista triestina e nel 1927, arrestato come agitatore bolscevico, è deferito al Tribunale per aver issato una bandiera rossa, ma è rilasciato e diffidato. Iscritto al Partito Comunista d’Italia dal 1927 e capo settore del Partito sino al 1930. Sposatosi, per sfuggire le persecuzioni fasciste il 12 maggio 1930 lascia clandestinamente Trieste, motivo per cui è iscritto in Rubrica di Frontiera, ed emigra in Jugoslavia, poi attraversa Austria e Svizzera per raggiungere la Francia. Stabilitosi a Nancy, continua l'attività antifascista e nell'agosto 1931 richiede il passaporto, che gli è negato. Con l'aiuto del Soccorso rosso si reca in Unione Sovietica, a Mosca, dove frequenta l'Università leninista. Con la falsa identità di Giovanni Giovannini, nel 1933 è eletto deputato nel Soviet di Mosca come rappresentante dei fuorusciti italiani. Il primo aprile 1937 arriva in Spagna ed è inviato alla scuola ufficiali della base delle Brigate Internazionali. Terminato il corso, è assegnato al 1. battaglione della Brigata Garibaldi con il grado di sergente e successivamente trasferito al 4. battaglione. Per un certo periodo è il referente del SIM (Servizio di Informazione Militare). Combatte su tutti i fronti (Huesca, Brunete, Belchite, Farlete, Saragozza, Fuentes de Ebro, Teruel, Estremadura, Caspeed Aragona). L'8 settembre 1938 è ferito alla testa sul fronte dell'Ebro durante l’ultima offensiva repubblicana. Nel febbraio 1939 esce dalla Spagna con i resti delle brigate internazionali ed è internato nei campi francesi di St. Cyprien, Gurs e Vernet. Nel 1940, durante il viaggio per essere tradotto in Italia, in prossimità della frontiera riesce a fuggire dalla polizia italiana e rientra in Francia. Qui partecipa alla Resistenza, come commissario politico e poi comandante nel Dipartimento di Lione. Dopo la caduta di Mussolini del luglio 1943 rientra in Italia, e all'atto dell'occupazione tedesca è incaricato dal Partito Comunista di organizzare la Resistenza dapprima in Piemonte, poi nella bresciana Val Camonica, zona interamente controllata dalle formazioni resistenziali cattoliche (Brigate del popolo). Qui, nella laterale Val Saviore, si costituisce l'unica Brigata Garibaldi, la 54, ed egli col nome di “Alberto” ne diviene commissario politico. Per breve periodo però, perché per i contrasti col comandante Nino Parisi si decide il suo trasferimento in Val Trompia, dove il 4 ottobre 1944 altri militanti comunisti avevano formato la 122. Brigata Garibald i“Marino Micheli”, e la sua nomina a comandante della stessa. Dal luglio 1944 è commissario politico della 54. Brigata Garibaldi "Bortolo Belotti” in Valsaviore. Con entrambe le formazioni organizza e comanda numerose azioni di guerriglia. La mattina del 24 dicembre 1944, in seguito ad una delazione, quando si presenta ad un incontro a Provaglio di Iseo è catturato da agenti della squadra politica della Questura repubblicana di Brescia a Cremignane d'Iseo. Condotto nella caserma della GNR di Iseo, poi alla Questura di Brescia e infine al carcere cittadino, viene torturato per giorni. Il 10 gennaio 1945, prelevato dal carcere e condotto il 10 gennaio 1945 a Lumezzane, già centro organizzativo della 122. Brigata Garibaldi, per ottenere informazioni sull'ubicazione di presunti depositi di armi, viene fucilato alle spalle per strada dai reparti della questura di Brescia. Il cadavere viene ritrovato nei giorni seguenti al ciglio della strada da un falegname e da alcune donne che, dopo averlo caricato su di una carriola, lo trasportarono al cimitero locale. Alla fine del 1945 la salma, sepolta al cimitero di Lumezzane, è riesumata per essere traslata al paese natio. Il 30 novembre 1946 il CLN di Lumezzane inaugura una stele bilingue, in italiano e sloveno, alla sua memoria sul luogo del rinvenimento del cadavere Il 12 settembre 1981 l'ANPIi di Iseo pone una lapide in suo ricordo sulla facciata della scuola edificata nel 1961 nel luogo della cattura; il 13 gennaio 2013 sul lato opposto della strada rispetto al monumento del 1946 si inaugura un nuovo monumento a lui dedicato. Con decreto 1. dicembre 1952 gli viene concessa la Medaglia d'Argento al Valor Militare alla memoria con al seguente motivazione: “Dopo aver valorosamente partecipato alla guerra di liberazione, assumeva nell'ottobre 1944 il comando di una brigata partigiana operante in quel di Brescia, distinguendosi per decisione e per ardimento nello effettuare numerose azioni di guerriglia. Caduto in mani nemiche manteneva, sino alla morte tra sevizie e torture, contegno fiero ed esemplare, coprendo la responsabilità dei dipendenti e rivendicando la nobiltà della lotta di liberazione.”

Battaglia di Huesca
Battaglia di Brunete
Battaglia di Belchite
Battaglia di Farlete
Combattimenti sul fronte di Saragozza
Battaglia di Fuentes de Ebro
Battaglia di Teruel
Combattimenti sul fronte dell'Estremadura
Ritirata di Caspe
Battaglia dell'Ebro
Annotazioni: Secondo numerose fonti bibliografiche e archivistiche (tra le quali: La Spagna nel nostro cuore; Antifascisti nel casellario politico centrale vol. 19; Antifascisti italiani caduti nella guerra di Spagna 1936-1939 : combattenti antifascisti di Spagna caduti nella lotta di liberazione in Italia; Antifascisti di Trieste, dell\\\'Istria, dell\\\'Isontino e del Friuli in Spagna; INSMLI, Archivio Aicvas, b. 7, fasc. 48) è ucciso nelle carceri di Brescia il 25 gennaio 1945. Una sua biografia è presente nel documento RGASPI. F. 545. op. 6. D. 488

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi

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