Valiani/Weiczan Leo di Adolfo (Oser) e Geller Margherita, nato il 9 febbraio 1909 a Rijeka/Fiume (Croazia), (allora compresa nel Regno d'Ungheria, parte a sua volta dell'Impero austro-ungarico). Giornalista, saggista, storico, antifascista. Di famiglia ebraica non osservante e di lingua tedesca, simpatizzante socialista, il cui cognome di origine ungherese ebraica Weiczen viene italianizzato nel 1927 con le leggi speciali. Ha due sorelle: Guglielmina (meglio nota come Selma, 1907) e Clara (1914). Nel 1916, in occasione della grande guerra, il padre è chiamato a combattere, ma essendo afflitto da problemi cardiaci presta servizio come impiegato a Budapest. Qui Leo termina le scuole elementari iniziate a Fiume. Leo si rivela un bambino precoce e, con l’aiuto del padre, segue le sorti del conflitto attraverso i bollettini provenienti dal fronte e i quotidiani di lingua tedesca e ungherese, tra cui il socialdemocratico “Népszava”. E’ testimone della disgregazione dell’Austria-Ungheria e dell’esperienza della Repubblica dei consigli di Béla Kun, partecipando alla sfilata del primo maggio 1919 al fianco dei lavoratori e mostrandosi affascinato anche dagli spartachisti tedeschi. Nonostante la moderazione del padre, preoccupato per l’affermazione dei bolscevichi in Russia, si considera già un socialista, sebbene queste sue prime passioni politiche sono il frutto di un istintivo sentimento di solidarietà verso le masse in lotta. Nel giugno 1919 la famiglia torna a Fiume e Valiani è testimone di eventi che accrescono il suo interesse per la politica e che, dall’occupazione di Gabriele D’Annunzio (dal cui carisma fu colpito) fino alla nascita dello Stato libero, lo immergono in un ambiente magmatico e caratterizzato da affascinanti suggestioni. Dopo le elezioni per la Costituente, vinte dal Partito autonomista di Riccardo Zanella, il 3 marzo 1922 la città è attaccata dai fascisti. Il palazzo del governo fu danneggiato e Valiani, che abita di fronte, è colpito dalla violenza degli scontri. Prende allora coscienza, nonostante la giovane età, dei suoi sentimenti antifascisti. Nel 1926 dopo la prematura morte del padre. trova impiego in una banca, e poi porta a Milano, entrando in contatto con la direzione nazionale del PSI e stabilendo rapporti di collaborazione con i redattori del settimanale “Il Quarto Stato”, fondato e diretto da Carlo Rosselli con Pietro Nenni come vice-direttore. Continua a mantenere questi rapporti anche dopo l'entrata in vigore delle leggi speciali finché nel febbraio 1928 viene arrestato una prima volta a Fiume perché trovato in possesso di stampa antifascista. La perquisizione dell’abitazione porta alla luce altri giornali e libri ‘eversivi’, oltre a corrispondenza compromettente. Valiani, interrogato, rivendica la sua fede nel socialismo e dichiarò di essere un corrispondente della “Népszava”. Riconosce di essere stato in contatto con i socialisti italiani e viene denunciato al Tribunale speciale il 2 marzo. Prosciolto dall’accusa di “istigazione alla guerra civile e propaganda sovversiva”, viene comunque assegnato il 25 agosto 1928 a 4 anni di confino politico, ma sconta solo un anno nell'isola di Ponza perché il 25 agosto 1929 viene liberato in anticipo. Nel periodo del confino conosce i dirigenti comunisti confinati tra cui Giuseppe Berti, che lo convince a entrare nel PCd'I nel 1929. Dopo la liberazione rientra a Rijeka (allora Fiume) dove fonda una cellula comunista, ma nel febbraio 1931 viene nuovamente arrestato, deferito al Tribunale speciale con altri nove coimputati e il 23 giugno viene condannato a 12 anni e 7 mesi di carcere per “costituzione del PCd'I e propaganda sovversiva”. Detenuto a Trieste, Roma, Lucca e Civitavecchia, pur subendo la censura di regime e le restrizioni riservate ai detenuti politici, Valiani continua a studiare e, sotto la guida di Secchia, consolida la sua fede nel comunismo e il suo legame ideale con Unione Sovietica. Dopo 5 anni di carcere torna in libertà per sopraggiunta amnistia. Appena liberato, espatria clandestinamente in Francia a Parigi nel 1936. Qui entra in contatto con rappresentanti italiani del Centro Estero del PCd'I, tra i quali Teresa Noce e collabora alla stesura di giornali di partito. Allo scoppio della guerra civile in Spagna, nell’ agosto 1936 viene mandato come inviato speciale del giornale "Il Grido del Popolo", con lo specifico incarico di fornire corrispondenze settimanali sulle vicende delle Brigate internazionali. Si porta sul fronte di Aragona e nei giorni 5 e 6 ottobre 1936 si trova a Figueras dove riceve assieme a Luigi Longo il primo contingente di 900 volontari delle Brigate Internazionali, fra cui circa 150 italiani. Si ferma in Spagna fino all'estate del 1937, poi rientra in Francia dove ricopre il ruolo di capo-redattore de "La Voce degli ltaliani", diretto da Giuseppe Di Vittorio, redazione dove conosce Nidia Pancini che sarebbe divenuta sua moglie e madre del suo unico figlio, Rolando. Nel 1937, anno in cui aderisce alla LIDU (Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo), conosce Franco Venturi e Aldo Garosci, militanti di Giustizia e libertà (GL), che divengono i suoi amici più cari e che contribuiscono a indebolirne le certezze ideologiche. A seguito del patto di non aggressione russo-tedesco del 1939, il governo francese di Daladier mette sotto accusa i comunisti e la stampa di partito, compresa quella straniera. Soppresso il giornale, Valiani viene arrestato, con altri membri del partito e colleghi del giornale, e internato a Vernet d’Ariège, dall'ottobre 1939. In prigionia conosce, Arthur Koestler, che diviene suo amico che gli dedicarà un bel ritratto nel suo libro La schiuma della terra. In questa nuova situazione Valiani matura dubbi e riserve sulla politica dei comunisti in Unione Sovietica e soprattutto sul patto tra Hitler e Stalin, che espone davanti al comitato dirigente del Partito del campo presieduto da Luigi Longo. A seguito di questi dissidi ideologici viene espulso dal PCd’I. Si avvicina allora ai dirigenti di “Giustizia e libertà” che conosceva da Parigi e con il loro aiuto riesce a sfuggire dal campo nell’ottobre 1940, portandosi insieme ad Alberto Cianca in Algeria. Da qui passa in Marocco e da Casablanca si imbarca per il Messico. Dagli Stati Uniti dove vive fino al settembre 1943, fa rientro in Italia al seguito dell'esercito alleato, grazie alla mediazione di “Giustizia e Libertà”. Passa di nuovo per Algeri e sbarca a Salerno il 10 settembre su una nave proveniente dalla Sicilia, insieme ad altri antifascisti esuli. Raggiunge Roma dove viene accolto da Emilio Lussu e aderisce al Partito d'Azione. Viene quindi inviato a Milano come membro responsabile della segreteria del CLNAI per reggere la segreteria del Partito per l’Alta Italia collaborando con Ferruccio Parri, che rappresenta il massimo dirigente politico e militare. Il 3 novembre è con Parri nell'incontro di Certenago in Canton Ticino (Svizzera) con le forze alleate per concordare le relazioni con le formazioni partigiane. Nel 1944, Valiani sostituisce Parri come rappresentante del Partito d’Azione nel CLNAI e in tale veste il 25 aprile 1945 sottoscrive con gli altri membri del Comitato l'ordine di insurrezione nazionale e il 29 aprile firma il comunicato di approvazione dell'avvenuta esecuzione di Mussolini. Dopo la Liberazione, continua a dirigere il giornale "Italia Libera" fino al 30 settembre 1945. Designato membro della Consulta nazionale, il 2 giugno è eletto alla Costituente nelle liste del Pd'A. Quando questo confluisce nel PSI (ottobre 1947), Valiani si ritira dalla militanza attiva per dedicarsi alla sua attività di saggista e storico. Nel 1955 è tra i fondatori del Partito Radicale dei Democratici e dei Liberali Italiani. Senatore a vita dal primo dicembre 1980 su designazione del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, è autore di numerose opere di storia del movimento socialista ed antifascista europeo e collaboratore dei più importanti periodici italiani. E’ tra i fondatori dell’AICVAS (Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna). Autore di un libro di memorie sulla Resistenza dal titolo “Tutte le strade conducono a Roma” (1947 e 1986), Dal 1970 è editorialista del Corriere della Sera. Muore a Milano il 17 settembre 1999 ed è tumulato nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.

Revisore: Erica Grossi

Annotazioni: In Spagna, Valiani non ricopre ruoli specificamente militari ma è inviato speciale del settimanale "Il grido del popolo" e corrispondente di guerra presso i volontari antifascisti italiani delle Brigate internazionali

Revisore: Erica Grossi

Revisore: Erica Grossi

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