Matteoli Vasco di Umberto e Rosselli Consilia, nato il 20 giugno 1913 ad Empoli (Firenze). Falegname, comunista. Nel 1929 aderisce alla Federazione giovanile del Partito Comunista d'Italia di Empoli, in cui è molto attivo, e nella primavera del 1931 frequenta la Scuola per giovani comunisti a Mosca. Nel settembre 1931 espatria in Francia per sfuggire al mandato di cattura per riorganizzazione del Partito comunista. Nel novembre 1936 entra in Spagna col gruppo Picelli, per combattere nel Battaglione Garibaldi, col grado di sergente, poi passa alla formazione nella Brigata Garibaldi ed è commissario politico della Compagnia di Stato maggiore sul fronte dell'Ebro. Nel dicembre 1936 è ferito gravemente alla testa a Boadilla del Monte. Dopo molti mesi di ospedale, alla fine del 1937 secondo un documento del RGASPI sarebbe stato mandato in Francia, per prendersi cura dei giovani comunisti italiani. Secondo altra fonte riprende il suo posto al fronte e combatte nel Centro, di Aragona, in Estremadura e sull'Ebro. E’ più probabile la seconda versione poiché nel giornale della Brigata Garibaldi “Il Garibaldino” numero 10 del 28 agosto 1937 compare un suo ritratto umoristico scritto da Giacomo Calandrone: “Mario Cervo ... o Vasco Matteoli, se preferite. Toscano, di Empoli. Un dirigente delta Gioventù Comunista Italiana e del Movimento Pace, Libertà e Progresso, movimento della gioventù italiana immigrata in Francia. E’ toscano, ma ha di etrusco soltanto l’accento. Non è affatto chiacchierone, non vocia, non urla, non si innervosisce. E’ taciturno, calmo, quasi olimpico. La prova. Lo inviano nella Loira, per tenervi una serie di riunioni giovanili. Gli preparo una riunione a Roanne, un centro industriale abbastanza importante. Per una serie di contrattempi sciocchissimi, Cervoarriva a Roanne, il giorno dopo di quello fissato per la riunione e, come .se non bastasse, si reca in una località che non e affatto quella indicatagli. Naturalmente, non trova nessuno. Che fare? Ritornare a Saint Etienne, ma... ma non ha abbastanza soldi, per il viaggio. Non importa. Cervo sale sul primo autobus che passa, si informa dei prezzi dei biglietti: fa i conti con il borsellino, e compie gli ultimi 10 chilometri del viaggio Roanne-Saint Etienne a piedi. Bussò alia porta della camera dove abitavo, alle 3 di notte. "Chi c’e: la polizia?" “No sono io, Cervo." Bagnato come un pulcino, stanchissimo, eccovi lo scocciatore notturno, Cervo, calmissimo come d’abitudine. Venuto in Ispagna, con il contingente Picelii, al suo primo fronte, a Boadilla del Monte, rimaneva gravemente ferito al capo. Mesi e mesi di ospedale. Due operazioni e le voila nuovamente al fronte. Rivedendoti, ti stringe appena la mano.Che diamine... della calma!”. Dopo il ritiro dei volontari internazionali, deciso dal governo repubblicano nel settembre 1938, Matteoli avrebbe ripreso le armi dopo la caduta del fronte catalano per proteggere la popolazione civile in fuga. Sempre secondo questa versione, il 7 febbraio torna in Francia. Fermato a Parigi, il 17 luglio viene internato a St. Cyprien, da dove viene trasferito a Gurs e poi, dal 19 maggio 1940, a Vernet d'Ariège nei settori B/6 e C/48. Nei campi svolge attività politica per il Partito comunista. Tradotto in Italia il 25 giugno 1942, il successivo 14 agosto la Commissione provinciale di Firenze lo condanna al confino a Ventotene per cinque anni in quanto combattente antifranchista in Spagna. Liberato nell'agosto 1943, ricopre per conto del Partito comunista incarichi politici e militari di responsabilità nella lotta partigiana, a Empoli, dove è responsabile del Direttivo militare in formazione, e a Firenze, come membro del Comitato toscano di Liberazione nazionale. Nell'aprile 1944 a Bologna è ufficiale di collegamento del Comando unico militare Emilia-Romagna (CUMER) e svolge compiti di coordinamento delle squadre GAP e SAP, con il nome di battaglia “Cervo”. Arrestato il 27 giugno 1944 da un reparto della GNR in pattugliamento nel quartiere Savena mentre si sta recando ad un appuntamento presso la stazione di S. Ruffillo in compagnia di Bruno Monterumici e Amelio Musiani, è condotto presso la caserma in via Due Madonne. Dopo giorni di interrogatori e sevizie, viene fucilato. Il suo cadavere è rinvenuto nella notte tra il 4 e il 5 luglio 1944 nei pressi di via dell’Arcoveggio e successivamente identificato. Riconosciuto partigiano con il grado di capitano. È ricordato nel Sacrario di Piazza Nettuno a Bologna.

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi

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