Canepa Giovanni Battista di Giovanni Battista Abramo e Guerra Vincenzina che muore dandolo alla luce, nato il 18 luglio a 1896, Chiavari (Genova) in via delle Vecchie Mura. Giornalista, socialista e poi comunista. Allevato dalla nonna materna di umili origini, ma che ambisce a inserirsi tra i notabili conservatori della cittadina. Interrompe gli studi alla facoltà genovese di giurisprudenza per partecipare alla prima guerra mondiale in qualità di sottotenente nel 9. Reggimento Bersaglieri e dopo essere stato ferito a Caporetto, viene decorato con la medaglia di bronzo al valore militare con la seguente motivazione: “Durante un combattimento fu di esempio ai suoi dipendenti, mantenendosi sereno di fronte al nemico soverchiante in forze, e tenendogli fieramente testa col proprio plotone. Ferito ad un polso rimaneva al combattimento, dando bella prova di coraggio e di alte virtù militari.” La ferocia del conflitto mette in crisi i suoi ideali nazionalisti, soprattutto dopo la ritirata di Caporetto in cui cade prigioniero e inizia la sua maturazione politica. Alla fine della guerra, nel 1919, emigra in Brasile e successivamente negli Stati Uniti, rimanendovi fino al 1924. Lavora come giornalista e poi diviene impresario di un celebre contrabbassista Guido Gallignani. Rientrato in Italia, aderisce al Partito socialista e viene assunto come direttore per il quotidiano socialista “Il Lavoro” di Genova. Arrestato il 6 novembre 1925 per reato di stampa (offese alla casa reale), viene scarcerato a dicembre ma è costretto a lasciare il suo impiego al giornale. Emigra clandestinamente a Parigi dove è segretario del socialista Oddino Morgari e frequenta l’ambiente dei fuorusciti. Tornato in Italia clandestinamente per partecipare al Congresso nazionale del Partito socialista, è arrestato nuovamente il 20 ottobre del 1926 per attività antifascista. Deferito al tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, il 19 novembre viene assegnato al confino per 5 anni. Giunto inizialmente a Ponza dove conosce la futura moglie, Maria Vitiello, figlia di un farmacista che aveva affittato il retrobottega a degli antifascisti, che sposerà con rito civile il 30 maggio 1931. Lo stesso anno è spostato a Lipari, dove insieme ad altri confinati aderisce e partecipa alla ricostituzione del disciolto Partito Comunista d'Italia. Nel 1927 viene scoperto a causa di alcune denunce anonime e deferito al Tribunale speciale per “Ricostituzione e propaganda del disciolto Partito comunista. Con sentenza n.180 del 16 agosto del 1928 (Reg. Gen. N. 828/1927) viene stabilito il non luogo a procedere a suo carico. Ricatturato dopo un tentativo di evasione nell’agosto 1929 e incarcerato per 13 mesi, nel 1930 tenta nuovamente la fuga, ancora senza successo. Prosciolto il 29 luglio del 1932, in concomitanza con l’amnistia del decennale, nel giugno 1933 torna in Liguria con moglie e figlia, ma poco dopo decide di terminare gli esami universitari a Torino dove trova impiego come correttore di bozze alla UTET e partecipa alle attività di un nucleo comunista clandestino poi scoperto. Arrestato nel 1934, pur essendo coinvolto, è prosciolto in istruttoria per insufficienza di prove, ma è comunque ammonito. Allo scoppio della guerra civile in Spagna, nel dicembre del 1936 espatria nella penisola iberica, imbarcandosi in Francia dopo un breve passaggio in Svizzera. Alla frontiera per una serie di errori e ritardi viene arrestato col sospetto di essere una spia e condotto a Barcellona per essere interrogato ed incarcerato nella Caserma Carlo Marx. Chiarita la sua posizione, su indicazione del Partito nasconde la sua militanza comunista e riesce a farsi inserire come ufficiale di Stato maggiore del Battaglione Garibaldi (dal 7 dicembre 1936, secondo alcuni documenti), al comando di Randolfo Pacciardi. Nel mese di marzo del 1937 partecipa alla battaglia di Guadalajara, dove - il giorno 12 - viene ferito gravemente a una gamba. Impossibilitato a combattere, si sposta a Madrid e lavora alla redazione de “Il volontario della libertà” con Teresa Noce, con lo pseudonimo di J. K. Nepa. Nel frattempo in Italia è iscritto alla Rubrica di frontiera e nel Bollettino delle ricerche per il provvedimento arresto. A causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, il 12 settembre rientra in Francia e viene ricoverato ed operato nella Clinica Geoffrey St. Ilaire di Parigi. Nella capitale transalpina riprende la sua attività giornalistica nel quotidiano antifascista “La voce degli italiani”, diretto da Giuseppe Di Vittorio, poi è inviato a supportare le associazioni italo-francesi fiancheggiatrici della zona di Marsiglia. Durante il periodo in Francia stringe rapporti con Pablo Picasso, Sandro Pertini, i Fratelli Rosselli, in un’esperienza che segnerà la sua formazione culturale e politica. La moglie lo raggiunge in Francia ed entrambi diventano oggetto della sorveglianza della polizia francese, che li arresta preventivamente in occasione delle visite di politici italiani. Allo scoppio della II guerra mondiale la situazione peggiora, finchè trova rifugio nella villa di una ex cantante del Moulin Rouge a Sanary (presso Tolone). Arrestato una prima volta nel 1941, mentre si trova a Marsiglia, nel 1942 le forze di occupazione italiane lo catturano di nuovo. Rinchiuso nel campo di concentramento di Modane, nel Fort de l’Esseillon, dopo l’8 settembre 1943 riesce ad evadere e a tornare a Genova. Organizzatore di uno dei primi nuclei partigiani nella zona di Favale di Malvaro, lo guida fino alla costituzione in banda e poi in 3° Brigata Garibaldi “Liguria”. Successivamente nei primi mesi del 1944, la formazione confluisce nella 3. Divisione Garibaldi “Cichero” al comando di Aldo Gastaldi “Bisagno”, dove Canepa è nominato commissario politico. In questa veste, “Marzo” (questo il suo nome di battaglia derivato dalla battaglia di Guadalajara). Canepa è tra i fondatori della cosiddetta “Repubblica di Torriglia” una area liberata che durerà dall’estate 1944 all’aprile-maggio del 1945. Tra le azioni più rappresentative dell’attività partigiana di Canepa è quella di riuscire a convincere nel novembre 1944 l’intero battaglione Vestone dalla 4. Divisione alpina “Monterosa” a disertare dall'esercito repubblichino. Una parte degli alpini passerà alle forze partigiane, dopo trattative lunghe svolte insieme a “Bisagno”, mentre i rimanenti rientreranno a casa. Il 24 aprile 1945 la divisione “Cichero” scende a Genova partecipando alla liberazione della città, ed una foto lo ritrae mentre riapre la redazione del giornale “L”Unità”. A fine conflitto il CLN lo nomina vicesindaco di Genova fino alle successive elezioni. Assunto a l’Unità, ne diventa in seguito vicedirettore per l’edizione locale ligure e corrispondente da Belgrado durante il regime di Tito. Nel conflitto tra Tito e Stalin si schiera con il regime di Tito e questo nel consegue l’emarginazione dal Partito Comunista perché rifiuta di fare autocritica. Autore di quattro libri, “Storia della Cichero”, “Grand-mère était gènoise”, “Le cronache di una vita” e “La Repubblica di Torriglia”, in cui ripercorre le principali vicende autobiografiche e della guerra di liberazione partigiana. Trasferitosi in Sicilia a diventa per un breve periodo il più anziano giornalista d’Italia avendo fondato il periodico “La Voce di Milazzo”, e organizza anche un radio libera, “Radio Onde Rosse”. Nel 1991 si iscrive al Partito democratico della Sinistra. Muore a Milazzo il 13 febbraio 1994 ed è sepolto insieme alla moglie nel cimitero di Chiavari.

Annotazioni: Decorato con la medaglia di bronzo al valore militare per la sua partecipazione alla prima guerra mondiale

Revisore: Igor Pizzirusso

Annotazioni: Le fonti indicano che Canepa si reca in Spagna tra il dicembre del 1936 e il gennaio del 1937. L'indicazione di alcuni documenti che datano la sua adesione al Battaglione Garibaldi il 7 dicembre 1936 ci fa propendere per la prima ipotesi.

Revisore: Igor Pizzirusso

Revisore: Igor Pizzirusso

Revisore: Igor Pizzirusso