Alberganti Giuseppe Giovanni Pietro di Angelo e Ravazzoli Maria, nato il 24 luglio 1898 a Stradella (Pavia). Meccanico ferroviere, comunista. Figlio di un operaio e bracciante, nipote di Giovanni Ravazzoli, che era militante socialista cresce a Stradella. Nel dicembre 1910, a dieci anni, si trasferisce con la famiglia a Milano, dove lavora come garzone in fabbrica. Nel 1914 lavora come aggiustatore e viene schedato per la prima volta in quanto antimilitarista. Licenziato, vince un concorso come fuochista nelle Ferrovie e, allo scoppio della prima guerra mondiale, viene destinato al 6. Reggimento Genio ferrovieri a Torino, da dove viene inviato in Libia. Dopo il congedo nel 1919, riprende l'impiego di macchinista e fuochista presso le Ferrovie. L'8 novembre 1920 sposa Guglielma Longhi, con cui ha due figlie, e si trasferisce ad Arona, dove promuove la formazione dell'organizzazione locale degli Arditi del Popolo. Già sulle posizioni della frazione astensionista del Partito socialista italiano, aderì al Partito comunista d'Italia fin dalla fondazione (gennaio 1921), divenendo segretario della sezione di Arona (Novara). In seguito agli scioperi nel giugno 1923 viene licenziato dalla Ferrovie. Trova quindi impiego presso una ditta privata a Milano e prende a lavorare nell'organizzazione clandestina del partito (settimo settore, Cenisio), con lo pseudonimo di “Cristallo”. Nel 1924 emigra clandestinamente a Parigi e di qui in Unione Sovietica, dove frequenta una scuola militare, per poi rientrare nel 1925 a Milano, dove nel 1926 diviene responsabile della federazione comunista cittadina. Arrestato nella primavera del 1927 per aver ricostituito clandestinamente a Legnano una sezione del disciolto Partito comunista, svolgendo attività sovversiva mediante distribuzione di sussidi per conto del Soccorso rosso pro vittime politiche, è prosciolto dalla Commissione istruttoria del Tribunale speciale per la difesa dello Stato per insufficienza di prove con sentenza n. 181 del 17 agosto 1928. Nel 1929 rientra nel direttivo della federazione comunista di Milano. Nell'agosto 1930 espatria clandestinamente in Francia, a Nizza, dove entra in contatto con il Soccorso rosso internazionale, e poi a Parigi. Da qui viene inviato alla Scuola leninista di Mosca, dove frequenta i corsi tenuti in lingua francese. Nel 1933 torna a Parigi per assumere l'incarico di ispettore del partito in Italia per il Centro estero, facendo la spola tra i due paesi. Alo scoppio della guerra civile in Spagna, in qualità di membro del Comitato centrale del Partito comunista promuove il reclutamento in favore della repubblica spagnola e dal marzo 1937 parte lui stesso volontario ed è commissario politico nella delegazione delle Brigate internazionali nelle milizie del governo popolare, a Barcellona e poi a Valencia, nel campo dei prigionieri italiani, dove tenta il recupero dei militi del CTV alla causa della repubblica Spagnola. Rientrato in Francia con il ritiro delle Brigate internazionali, a Parigi lavora per il Soccorso rosso e per l'aiuto alla Spagna repubblicana, poi a Tolone è attivo nell'Unione popolare italiana (UPI), di cui è segretario per il dipartimento del Var. Nel settembre 1939 è arrestato e rinchiuso con altri antifascisti del Var nel Fort St. Cathérine di Tolone, da dove nel maggio 1940 viene trasferito al campo di Vernet d'Ariège. Tradotto in Italia nell'aprile 1941, la Commissione provinciale di Milano, con ordinanza del 20 maggio 1941, lo confina a Ventotene per 5 anni in quanto combattente antifranchista in Spagna. Liberato nell'agosto 1943, è dirigente comunista a Milano e, dopo l'armistizio, a Bologna. Mantiene la carica di segretario della federazione di Bologna fino al giugno 1944, quando, alla costituzione del Triumvirato insurrezionale dell'Emilia Romagna, ne è responsabile, con Ilio Barontini dirigente militare e Renato Giachetti ispettore regionale. Inoltre è membro del CUMER (Comando unico militare Emilia Romagna) e del Comando piazza CVL di Bologna. Fa parte anche della brigata SAP Imola. Nel febbraio 1945 torna a Milano, richiamato da Pietro Secchia, per assumere la direzione politica del Triumvirato insurrezionale lombardo e organizzare la sollevazione della città. Viene smobilitato il 21 aprile 1945 e, dopo la Liberazione, a Milano è il primo segretario della Camera del lavoro della città liberata, dal 7 maggio 1945 fino a quando diviene segretario della federazione milanese del PCI, carica che mantiene dall'aprile 1947 al 1958. Dopo aver partecipato alla Consulta nazionale, nominato su designazione della Confederazione generale italiana del lavoro, e all'Assemblea Costituente, è parlamentare nelle prime due legislature al Senato e nella terza alla Camera dei deputati, eletto nella circoscrizione di Milano. Dal 1968 si avvicina al Movimento studentesco, in contrasto con il PCI, dal cui Comitato centrale è stato estromesso nel 1960 e da cui esce definitivamente nel 1970. In occasione delle celebrazioni del quarantesimo anniversario della Guerra di Spagna, il 7 novembre 1976 gli viene conferita la medaglia d'oro del Consiglio regionale della Lombardia. Il 25 apr. 1970, la sua commemorazione della Liberazione su invito del Movimento studentesco di Milano segna ufficialmente la sua adesione alle posizioni della nuova sinistra. Membro della direzione nazionale del Movimento studentesco, contribuisce alla sua costituzione in forza politica organizzata ed alla fondazione del Movimento lavoratori per il socialismo (1976), formazione della sinistra extraparlamentare di ispirazione marxista-leninista, del quale fu fino all'ultimo presidente. Salvatore di Stefano del Comitato Centrale del MLS ricorda un episodio della vita di Alberganti: “La vicenda si svolse a Catania a metà degli anni Settanta, quando Alberganti tenne un’assemblea di quadri nella sede dell’MLS in una via del centro città. Ad un certo punto giunse la polizia che, provocatoriamente, voleva perquisire la sede senza alcun motivo, fermare dei compagni e probabilmente arrestarli. Nell’androne del vecchio palazzo, con la polizia “in assetto di guerra” e pronta a sfondare la porta d’ingresso, Alberganti prese dalla tasca del cappotto il basco blu, se lo mise in testa e avanzò per raggiungere chi comandava il drappello. Disse solo:” Sono il senatore Giuseppe Alberganti. Mi dica per quale motivo ha schierato gli uomini per la carica.” I dirigenti non seppero rispondere, farfugliarono qualcosa, sciolsero il drappello e si ritirarono.” Alberganti muore a Milano il 3 novembre 1980. lasciando vedova Lidia Clementina Leoni, sposata il 18 maggio 1979. E’ tumulato nel Cimitero Monumentale di Milano. Il 23 aprile 2022 è stata inaugurata una targa dedicata a Giuseppe Alberganti è posta su un muro di via Val di Ledro 23 del rione storico Niguarda di Milano, luogo in cui Alberganti visse fino alla sua morte. La targa recita: “«Antifascista e comandante partigiano - Costituente e senatore della Repubblica - Primo segretario della Camera del Lavoro di Milano liberata, seppe sostenere i lavoratori, le donne, gli studenti, nell'impegno di una società migliore per i diritti e la difesa della Democrazia. Concluse qui la sua esistenza privo di beni terreni come quando era nato.»

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi