Martella Francesco di Giovanni e Ferlizzi Elisabetta, 1898, Atri (Te). Calzolaio, Giustizia e Libertè. Si trasferisce nel Veronese assai giovane, nella speranza di trovare migliori condizioni economiche. Il 18 gennaio 1926 si sposa a Caprino Veronese con Leonilde Coltri: la coppia ha due bambini, Sergio (1926) e Giovanna (1930). Avverso al fascismo, espatria in Francia nel 1930. Residente a Parigi in rue du Près S. Gervais 51, svolge intensa attivitè antifascista. A partire dal 1935 Martella è costantemente attenzionato dall’Ovra: lo sarè sino al 1940. In contatto con l'emigrazione politica e con lo stesso Rosselli, Martella aderisce al movimento Giustizia e libertè e si sposta in Spagna quale volontario nelle milizie della Repubblica. Secondo alcune fonti si merita il grado di ufficiale per meriti di guerra. Uscito dalla Spagna dopo aver combattuto su diversi fronti, ripara in Francia dove è internato nei campi. Il 2 ottobre 1940 è arrestato dai tedeschi e tradotto nel carcere di Aachen; a seguito di “ordini superiori” è consegnato alle autoritè italiane. Il 22 ottobre è trasferito dal Brennero alle carceri degli Scalzi di Verona. L’ordinanza emessa Commissione provinciale di Verona datata 15 novembre 1940 assegna a Martella 5 anni di confino. E’ inviato alla colonia di Ventotene, dove è internato sino al 23 agosto 1943. Liberato dal confino si sposta a Roma, dove prende parte ai combattimenti di Porta San Paolo (9-10 settembre). Martella sfugge alla cattura e ripara ad Atri. Qui prende contatto con gli antifascisti locali. Organizza ed è al comando dei primi gruppi partigiani che si oppongono all’occupazione nazista: nel Teramano sono attivi il gruppo “Villa” (dal nome di battaglia del suo comandante Camillo D’Isodoro) e, appunto, il gruppo “Francesco Martella”. I gruppi prendono parte alla vittoriosa battaglia di Bosco Martese (25 e 26 settembre), nel corso dei quali sono inflitte perdite ai nazifascisti. Per sfuggire alle rappresaglie il gruppo di patrioti è costretto a disperdersi in montagna in piccole formazioni. Nei primi giorni di ottobre Martella partecipa ad un incontro con i maggiori esponenti dell’antifascismo teramano. Ad Atri prosegue apertamente, negli stessi giorni, la sua attivitè antifascista. Esponenti fascisti lo segnalano alle autoritè nazifasciste: è assassinato la notte del 17 novembre 1943, nella propria abitazione, da militari della polizia e militi dei battaglioni "M". La sua salma è oltraggiata ed esposta tra le vie del paese. La famiglia, per tutto questo tempo rimasta a Caprino Veronese (frazione di Gamberon), non aveva piè avuto notizie del congiunto: solo a guerra finita venne a conoscenza delle sue vicissitudini. Il 18 marzo 1947 la corte d’Assise speciale di Teramo, nel processo per l’assassinio di Martella, condanna a 20 anni Giuseppe Pietropaolo per concorso in omicidio. I mandanti del delitto resteranno ignoti.

Revisore: Andrea Torre

Revisore: Andrea Torre

Revisore: Andrea Torre