Martella Francesco di Giovanni e Ferlizzi Elisabetta, nato nel 1898 ad Atri (Teramo). Calzolaio, Giustizia e Libertà. In inizia a lavorare come garzone di calzolaio e presto si specializza nel taglio dei modelli. Decide allora di trasferirsi nel veronese dove spera che la sua abilità possa essere maggiormente apprezzata e possa ottenere migliori condizioni economiche. Il 18 gennaio 1926 si sposa a Caprino Veronese con Leonilde Coltri e la coppia ha due bambini, Sergio (1926) e Giovanna (1930). Le condizioni di lavoro peggiorano progressivamente e avverso al fascismo, decide nel 1930 di espatriare in Francia. Si stabilisce a Parigi in rue du Près S. Gervais 51, e svolge intensa attività antifascista frequentando gli ambienti dei fuoriusciti. A partire dal 1935 Martella è costantemente attenzionato dall’Ovra e lo sarà sino al 1940. In contatto con l'emigrazione politica e con lo stesso Carlo Rosselli, Martella aderisce al movimento Giustizia e libertà e allo scoppio della guerra civile, si si porta in Spagna quale volontario nelle milizie della Repubblica. Non vi sono molte notizie sulla sua presenza in Spagna. E’ presumibile che si stato arruolato nella Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri, aggregata alla Colonna Ascaso della CNT/FAI. Secondo alcune fonti si merita il grado di ufficiale per meriti di guerra. Inzserito in Italia nel 1936 nel Bollettino delle Ricerche e in Rubrica di Frontiera per la procedura di arresto. Uscito dalla Spagna in data ignota dopo aver combattuto su diversi fronti, ripara in Francia dove è internato nei campi francesi di raccolta per gli ex combattenti in Spagna. A seguito dell’occupazione della Francia da parte dei tedeschi, il 2 ottobre 1940 è arrestato dai tedeschi e tradotto nel carcere di Aachen. A seguito di “ordini superiori” è trasferito al Brennero e consegnato alle autorità italiane. Il 22 ottobre è nelle carceri degli Scalzi di Verona. Deferito alla Commissione Provinciale di Verona in data 15 novembre 1940, Martella è assegnato a 5 anni di confino e inviato alla colonia di Ventotene, dove è internato sino al 23 agosto 1943. A Ventotene Martella incontra tanti amici del fuoriuscitismo e compagni della guerra di Spagna. Liberato alla caduta del fascismo, si sposta a Roma presso una sorella, e a seguito dell’armistizio dell’8 settembre, prende parte ai combattimenti di Porta San Paolo (9-11 settembre). Martella sfugge alla cattura e ripara ad Atri, dove prende contatto con gli antifascisti locali. Organizza ed è al comando dei primi gruppi partigiani che si oppongono all’occupazione nazista: nel Teramano sono attivi il gruppo “Villa” (dal nome di battaglia del suo comandante Camillo D’Isodoro) e, appunto, il gruppo “Francesco Martella”. I gruppi prendono parte alla vittoriosa battaglia di Bosco Martese (25 e 26 settembre), nel corso dei quali sono inflitte perdite ai nazifascisti. Per sfuggire alle rappresaglie il gruppo di patrioti è costretto a disperdersi in montagna in piccole formazioni. Nei primi giorni di ottobre Martella partecipa ad un incontro con i maggiori esponenti dell’antifascismo teramano. Ad Atri prosegue apertamente, negli stessi giorni, la sua attività antifascista. Esponenti fascisti locali lo segnalano alle autorità nazifasciste che tentano di arrestarlo. Martella è assassinato la notte del 17 novembre 1943, nella propria abitazione, da militari della polizia e militi dei battaglioni "M". La sua salma è oltraggiata ed esposta nelle vie del paese. La famiglia, per tutto questo tempo rimasta a Caprino Veronese (frazione di Gamberon), non aveva più avuto notizie del congiunto: solo a guerra finita viene a conoscenza delle sue vicissitudini. Il 18 marzo 1947 la corte d’Assise speciale di Teramo, nel processo per l’assassinio di Martella, condanna a 20 anni Giuseppe Pietropaolo per concorso in omicidio. I mandanti del delitto resteranno ignoti.

Revisore: Andrea Torre

Revisore: Andrea Torre

Revisore: Andrea Torre