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Singolo evento | Antifascisti combattenti e volontari della Guerra di Spagna

Battaglia di Porta San Paolo (Roma)

Data di inizio: 10 Sep 1943
Data di fine: 10 Sep 1943
Periodo storico: 2a guerra mondiale

Durante i 45 giorni del governo Badoglio sono posizionate a Roma sei Divisioni dell'esercito con il compito di difendere la città : Divisione corazzata Ariete (9.000 uomini, gen. Cadorna); Divisione corazzata Centauro (4.000 uomini, gen. Calvi di Bergolo); Divisione motorizzata Piave (8.000 uomini, gen. Tabellini); Divisione di fanteria Granadieri di Sardegna (12.000 uomini, gen. Solinas); Divisione di fanteria Sassari (4.000 uomini, gen. Zani); Divisione autotrasportabile Piacenza (8.000 uomini, gen. Carlo Rossi). A queste si sommano due di fanteria in corso di affluenza, largamente incomplete e provenienti da fronti esteri: Divisione Re (gen. Traniello) e Divisione Lupi di Toscana (gen. Cappa), composte complessivamente da 4.000 uomini. Oltre alle divisioni mobilitate sono presenti a Roma migliaia di soldati impiegati nei depositi, oltre 10.000 carabinieri, qualche migliaio tra guardie di finanza, metropolitani e agenti della Polizia Africa Italiana. L'8 settembre 1943 la radio trasmette il proclama di Badoglio che annuncia l'entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile con gli Alleati; all'alba del 9 settembre Vittorio Emanuele III, il governo e le autorità  militari abbandonano frettolosamente Roma, lasciando le forze armate prive di direttive chiare. I tedeschi, che sin dal 25 luglio convogliano divisioni in Italia, avviano azioni per l'occupazione della capitale. Alla periferia della città  a partire dall'8 settembre si verificano scontri tra forze armate italiane e tedesche seguiti al rifiuto di alcune formazioni italiane di consegnare le armi. Nella zona nord sono attestate le divisioni Ariete (tra Bracciano e La Storta) e Piave (ampio semicerchio a bloccare le vie Cassia, Flaminia, Salaria e Tiburtina). Nella zona sud, la Granadieri è disposta su un fronte di oltre 30 km, nei tratti compresi tra Aurelia e Prenestina. La Divisione Piacenza è attestata nella zona della Magliana, nella stessa area in cui è acquartierata la 2. Divisione paracadutisti tedesca. Nella cinta interna della città  è disposta la Sassari, coadiuvata da reparti della Granadieri. Le divisioni germaniche in prossimità  di Roma sono due: la 3. Divisione Panzergranadier (gen. Krese) posta a nord della città  presso il lago di Bolsena e la 2. Divisione paracadutisti (gen. Heindrich), schierata a Pratica di Mare - la forza di quest'ultima è valutata 12.000 uomini. La notte tra l'8 e il 9 settembre paracadutisti tedeschi attaccano il ponte della Magliana, chiedendo agli italiani il libero passaggio e la consegna delle armi. Al rifiuto dei Granatieri segue uno scontro a fuoco che apre ai tedeschi l'accesso alla via Ostiense ed un contrattacco italiano che ne blocca l'avanzata. La 2. Divisione paracadutisti tedeschi ha il sopravvento sulle postazioni della Divisione Piacenza. A nord la 3. Divisione tedesca è respinta dopo vivaci scontri verso il lago di Bolsena. Alle 5,15 del 9 settembre giunge l'ordine di spostare tutte le grandi unità  nella zona di Tivoli, forse per proteggere la fuga dei reali: i reparti dell'Ariete si muovono verso le 6,15, quelli della Piave solo dalle 11,15. Le posizioni a nord sono ora difese da tre battaglioni della Divisione Re. La mattina del 9 settembre i tedeschi rinnovano gli attacchi sul fronte sud contro Magliana e Cecchignola (settore di destra della Granadieri) e li estendono su Casilina, Prenestina, Ardeatina (settore di sinistra). Le forze italiane ripiegano dalla Magliana attestandosi nell'area delle Tre Fontane - davanti alla basilica di San Paolo - dove è dislocato il Reggimento Montebello dell'Ariete. Sul piano tattico il ripiegamento dall'EUR rende impossibile una valida difesa della città . Più tardi giunge l'ordine di riconquistare le posizioni: seguono azioni che causano tra i Granadieri forti perdite. Alle 7,50 sei compagnie tedesche di paracadutisti (circa 600 uomini) attaccano Monterotondo, sede dello Stato Maggiore dell'Esercito: la strenua difesa consente di conquistare la posizione solo a sera. I reparti italiani sono privi di direttive (con l'effetto di numerosi casi di diserzione) mentre i vertici militari rimasti hanno avviato trattative con Kesserling per far defluire le forze germaniche verso Nord. Il 10 settembre i tedeschi proseguono attacchi sul fronte sud, su Ardeatina, Appia vecchia e Appia nuova. Dopo l'interruzione delle trattative le forze tedesche sfondano le linee italiane ed avanzano attraverso le vie Ostiense e Laurentina verso il centro della città . I reparti della 21. Divisione Granatieri di Sardegna, arretrano e si attestano su una linea che unisce il quartiere Testaccio, l'altura di San Saba, e Porta San Paolo, sfruttando in parte la linea difensiva costituita dalle mura aureliane. Dopo un tardivo fonogramma del Comando d'armata motorizzato (CAM) - inviato alle 10,30 del 10 settembre - altri reparti italiani si concentrano su questa linea, creando un insieme di forze assai eterogeneo. Sulla via Ostiense sono schierati, oltre a quanto rimane della Divisione Granadieri, i dragoni del Battaglione Genova Cavalleria comandato dal ten. col. Enrico Nisco; camionette e carri leggeri dell'8. Reggimento Lancieri di Montebello comandato dal cap. Camillo Sabatini; due compagnie del 4. Reggimento carristi. All'altezza dei Mercati generali una trentina di cavalleggeri, comandati dal cap. Vannetti e dal ten. Guglielmi, difendono una posizione avanzata. Un altro plotone di cavalleggeri, agli ordini del ten. Saint Just, è attestato sulle alture di San Saba. Sulla destra di porta San Paolo decine di granatieri e civili, comandati dal cap. Gasparri, sbarrano la strada al quartiere Testaccio. Ai militari si uniscono moltissimi civili armati: i partiti antifascisti, che il 30 agosto hanno formato una Giunta militare, in quegli stessi giorni avviano in città  la loro azione politica per la costituzione del Comitato centrale di liberazione nazionale (Ccln). I rappresentanti dei partiti antifascisti chiedono la distribuzione di armi per la difesa della città , richiesta a lungo negata dai vertici militari. Vari sono i dirigenti di primo piano del movimento antifascista che prendono parte alla battaglia di Porta San Paolo : i comunisti Luigi Longo, Antonello Trombadori, Fabrizio Onofri; gli azionisti Emilio Lussu, Cencio Baldazzi, Ugo La Malfa; i socialisti Sandro Pertini, Eugenio Colorni, Mario Zagari, Achille Corona; esponenti del movimento dei cattolici comunisti come Romualdo Chiesa, Adriano Ossicini; il sindacalista Bruno Buozzi; studenti come Mario Fiorentini e Marisa Musu (futuri gappisti); ex combattenti di Spagna come Francesco Martella; militari in congedo come il docente di storia dell'arte Raffaele Persichetti. La battaglia ha luogo in pieno territorio urbano: le manovre dei veicoli dell'esercito italiano sono compiute in spazi ristretti, esposte al tiro dei mortai e alle azioni dei reparti di paracadutisti tedeschi. Da un articolo di Ezio Bacino del dicembre 1944 per il settimanale “Domenica”: “L'ultima battaglia fu feroce e micidiale tra le case, per le strade, in mezzo alla popolazione. (...) I tram correvano alle spalle dei soldati, i ciclisti pedalavano in mezzo alle linee”. La partecipazione dei civili alla battaglia di Porta San Paolo è ben rappresentata dal numero dei civili caduti: 241 secondo un computo ufficiale (400 secondo altre fonti), di cui almeno 43 donne. Su tutta la linea difensiva sono innalzate barricate composte da carcasse di automobili e vetture di tram rovesciati. Verso le 13 l'artiglieria tedesca intensifica il lancio di granate ed i paracadutisti avanzano su via Ostiense. Granate e colpi di mortaio tedeschi investono Porta San Paolo, con effetti devastanti per i mezzi italiani e le linee difensive. Le autoblindo e i semoventi superstiti dell'8. Reggimento Montebello si lanciano in puntate offensive sulla via Ostiense ma sono facilmente colpiti dagli anticarro dei paracadutisti tedeschi posizionati ai lati della strada. Nel pomeriggio del 10 settembre reparti tedeschi sfondano il settore sinistro dello schieramento italiano difeso dai battaglioni 4° carristi e Genova Cavalleria, penetrando da via delle Terme di Caracalla (“passeggiata archeologica”): raggiungono piazza di Porta Capena e girano a destra su viale Aventino, raggiungendo Porta San Paolo da dietro le mura aureliane. Alle 16 Leandro Giaccone, capo di Stato maggiore della Divisione Centauro firma la resa, mezz'ora dopo cessano le ostilità . La battaglia di Porta San Paolo, combattuta da militari e da civili, segna l'avvio della guerra di liberazione in Italia. Fonti: E. Musco, Gli avvenimenti del settembre 1943 e la difesa di Roma (Roma, 1962); L'armistizio e la difesa di Roma nella sentenza del Tribunale militare. Processo Carboni-Roatta estratto da Rivista penale, mag.-giu. 1949, fasc. 5-6; Gabriele Ranzato, Roma, in E. Collotti, R. Sandri, F. Sessi, Dizionario della Resistenza italiana, Einaudi, Torino, 2001, vol. 1, pp. 412-413; “Porta San Paolo” voce in Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza, Bergamo, Walk Over, 1984, pp. 713-714; www.combattentiliberazione.it; www.roma8settembre1943.it. Scheda a cura di Andrea Torre


LEGATE A QUESTO EVENTO

Persone
  • Martella Francesco (21 gennaio 1898 - 17 novembre 1943) , dal 10 settembre 1943 fino al 10 settembre 1943
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