Turri Francesco di Luigi e Favini Maddalena nato il 17 novembre 1890 a Milano. Autista di pazza, comunista. Di modeste origini sociali, compie gli studi elementari e tra il 1910 e il 1912 presta il regolare servizio militare. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale è richiamato alle armi ed è inviato al fronte in fanteria fino al 1917, anno in cui abbandona il fronte o perché diserta o, molto più probabilmente, perché nella confusione della guerra rimane ferito alla testa, come documentano fotografie successive in cui si nota una vasta cicatrice al sopracciglio destro e, nel seguito della sua esistenza, si manifesteranno grossi problemi di equilibrio e di salute. Durante il “biennio rosso” 1919-1920, è un iscritto del partito socialista, ed è sposato con Caterina Sacco e ha due figli. Nel gennaio del 1921 Francesco, passa all’appena costituitosi Partito Comunista d’Italia. È attivo nel sindacato clandestino dei taxisti milanesi, fortemente caratterizzato da spirito antifascista e dalla presenza di ben altri cinque futuri combattenti antifranchisti di Spagna Anacleto Sartori, Andrea Colliva, Guido Bernini, Mario Michele Storini e Aldo Valdrighi: quattro di loro concluderanno la loro esistenza in terra di Spagna. Tra il 1928 e il 1930 Francesco è il responsabile della cellula comunista degli autisti di piazza milanesi, che sogliono sostenere e diffondere periodicamente “La Riscossa”, redatto principalmente da due militanti di Giustizia e Libertà Tullio Tulli e Riccardo Lombardi. Un gruppo di taxisti milanesi escogita un’azione clamorosa, maschera le targhe delle auto, in modo da renderle difficilmente decifrabili, organizza una veloce corsa per le vie cittadine, in particolare nei pressi delle fabbriche al cambio dei turni, lanciando volantini di denuncia del regime fascista. Questa manifestazione avviene due volte nel maggio e nel luglio del 1930 con lanci di migliaia di manifestini. Queste azioni destano enorme impressione nella popolazione, e mandano su tutte le furie i fascisti. La polizia politica, riesce a individuare una trentina di partecipanti e il 31 luglio del 1930 li arresta. Sottoposti a interrogatorio, otto di loro sono deferiti al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, tra questi oltre Francesco sono Bernini e Storini. Il successivo 17 ottobre la Commissione istruttoria lo rinvia a giudizio (sentenza n. 51) e il 5 novembre il Tribunale speciale lo condanna a tre anni e sei mesi di reclusione, oltre che all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e a tre anni di vigilanza speciale (sentenza n. 31, Reg. Gen. n. 240/1930). Il 9 novembre 1930 la moglie Caterina, che abita con i figli a Milano in via Novi n°4, chiede alle autorità competenti un atto di clemenza in favore del marito, ma i fascisti pretendono che la richiesta sia sottoscritta anche dall’interessato, ma questi si oppone mettendo a repentaglio il rapporto coniugale. Turri resta rinchiuso nel carcere duro di Fossano (Cuneo) fino al novembre del 1932 quando per effetto dell’amnistia del Decennale del fascismo è rimesso in libertà per amnistia e indulto (R.D. 5 novembre 1932 n. 1403) e torna a Milano, dove riprende il lavoro di autista, ma da vigilato speciale si pone nell’ottica di cambiare nel tempo di cambiare città e lavoro e nel 1936, lavora a Livorno come autista del Presidente della Missione navale sovietica Sergej Turkov. Nella città labronica abita presso la famiglia Arrignetti in via S. Agostino n°1. Nel febbraio del 1937 l’ordinanza n°5051/84495 del Ministero della Marina vieta a Turri, e ad altri lavoratori, l’accesso ai Cantieri militari del porto livornese. Il 7 marzo, munito di foglio di via obbligatorio, ritorna nella città natale e va ad abitare in via Giambellino numero 9. Il tre novembre successivo, con Mario Michele Storini, espatria clandestinamente, in Svizzera e poi in Francia a Parigi, vi rimane qualche settimana fino a dicembre, quando raggiunge la Spagna a Albacete, centro di arruolamento, delle Brigate Internazionali dove tenuto conto delle sue esperienze politiche e di lavoro è nominato commissario politico dell’autocentro, cioè del parco macchine a disposizione dei comandi interbrigatisti. Nell’agosto del 1938, in forza dei problemi di salute, originati dalla sua partecipazione alla Prima guerra mondiale, è costretto a lasciare la Spagna con un convoglio sanitario. Tornato nella capitale francese si mette a disposizione del PCF lavorando sia per il Soccorso Rosso che per i vari Comitati di aiuto ai volontari antifranchisti di Spagna. Quando i nazisti occupano il territorio francese, Turri entra in clandestinità assumendo il nome di copertura di “Francesco Cecchin”. Individuato dalla polizia ed arrestato è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza delle Tourelles, nella periferia di Parigi. Su sua richiesta, sulla base degli accordi della Commissione Italiana per l’Armistizio con la Francia (CIAF), il 4 luglio del 1942 è arrestato alla frontiera di Bardonecchia e, tradotto a Milano, è rinchiuso nelle carceri di S. Vittore. Il suo interrogatorio è un vero capolavoro, poiché, alla fine, la stessa polizia ritiene di essere caduta in errore nel ritenerlo un “miliziano rosso” e dopo tre mesi lo rimette in libertà. Nel settembre del 1943 nel retrobottega del negozio di frutta e verdura in via Rubens 9 a Milano s’incontrano Alfredo Giola, “Jole” ex meccanico trentottenne già condannato dal Tribunale Speciale e titolare del locale, Bruno Vaghi “Vigo” e “Alvaro” trentenne comunista, Francesco Turri “Curti” e Luigi Grassi “Marcello”, segretario della Federazione milanese del PCI. In questa riunione vengono poste le premesse della lotta armata e dell’organizzazione della Resistenza nei quartieri di Porta Magenta e Sempione. Nell’estate del 1944 Curti è prima commissario politico garibaldino poi commissario del Corpo Volontari della Libertà a Porta Magenta. Muore a Milano il 12 luglio del 1965. È sepolto nel cimitero di Musocco a Milano (Reparto 26/A manufatto 609), sepolte accanto a lui sono la madre Maddalena Favini e la moglie Caterina Sacco. Il 7 novembre del 1976 il Consiglio Regionale Lombardo insignisce Francesco Turri di Medaglia d’Oro alla memoria, attribuita in occasione del quarantesimo anniversario della Guerra Civile Spagnola.

Biennio Rosso
Annotazioni: Scheda biografica compilata in massima parte sulla base di quella di Augusto Cantaluppi per il suo libro La Ringhera in Spagna, antifascisti milanesi nella guerra civile spagnola (1926-1939). Secondo documenti conservati nell\\\'Archivio di stato russo di storia sociale e politica, fondo Brigate internazionali dell\\\'Esercito repubblicano spagnolo, aderisce al PCd\\\'I dal 1925 e non dal 1921.

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi

Annotazioni: Presente documentazione relativa agli anni 1960-1961 nel fondo Ministero dell'interno. Direzione generale pubblica sicurezza. Divisione affari riservati. Categorie permanenti. Ctg Z dell'Archivio Centrale dello Stato

Revisore: Elena Scarfi