Vaia Alessandro di Giacomo, nato il 12 settembre 1907 a Milano. Ragioniere, comunista. Nasce in via Manzoni 33, figlio di un cameriere organizzatore della mutua degli aderenti al sindacato nazionale dei lavoratori d’albergo e della mensa (Filam) diretto da Giovanni Nicola, uno dei pochissimi comunisti alla testa di un importante organizzazione sindacale. Assimila le prime vaghe idee socialiste cominciando a conoscere le rivendicazioni dei lavoratori. Nel 1925 si iscrive alla Gioventù Comunista prendendo il nome di battaglia di “Celestino” e nel 1926 si diploma presso l’Istituto tecnico commerciale “Nicola Moreschi” di Milano e poi si iscrive alla Università Bocconi. Nei primi mesi del 1927, a soli vent’anni, diventa funzionario di partito, ovvero rivoluzionario di professione. Lavora per un anno con Pietro Secchia, membro del comitato centrale del PCd’I, assumendo responsabilità nella direzione della Gioventù Comunista Alta Italia. Arrestato una prima volta nelle campagne di Lambrate, viene nuovamente arrestato a Milano il 14 gennaio 1928, mentre frequenta il corso allievi ufficiali alla scuola di fanteria nella caserma Pietro Teuliè di Corso Italia a Milano. Viene rinchiuso prima nelle carceri di Genova a Marassi e poi a Roma in quelle di Regina Coeli. Rinviato a giudizio di fronte al Tribunale Speciale per la difesa dello Stato è condannato a sei anni di reclusione, ridotti a cinque per la minore età (sentenza n. 2, emessa il 30 gennaio 1929), da scontare nel carcere militare di Gaeta. Viene liberato il 14 novembre 1932, con un condono di tre mesi prima della scadenza della pena per l’amnistia concessa dal regime per il decennale della marcia su Roma. Il 10 ottobre del 1934, per motivi di sicurezza personale e di agibilità politica, lascia l’Italia assieme a Egidio Casnigo, futuro combattente antifranchista. I due partono dalla stazione centrale di Milano verso Iselle, da lì passano in Svizzera e poi in Francia, a Parigi. Nel dicembre del 1934 viene inviato clandestinamente dal centro esteri del PCd’I nel territorio della Saar, sotto controllo militare internazionale, per prendere contatto con i soldati italiani durante il referendum sull'annessione alla Germania di questa regione. Rientrato a Parigi nel 1935, lavora all’ufficio estero della Confederazione Generale del Lavoro unitamente a Teresa Noce e Giuseppe Di Vittorio. Nell'ottobre dello stesso anno viene mandato dal PCd'I in Unione Sovietica a Mosca per frequentare la scuola leninista. Successivamente frequenta un’accademia per ufficiali di artiglieria nei pressi di Kharkov, in Ucraina. Nel 1936 allo scoppio della guerra civile in Spagna chiede di poter partire volontario. Dopo aver frequentato un breve corso presso l’Accademia Militare di Sumi, nel maggio del 1937 attraversa clandestinamente l'Europa e raggiunge Bilbao in Spagna il mese successivo con l'incarico di organizzare, insieme al poeta Rafael Alberti, nel fronte Nord la propaganda antifranchista fra le truppe italiane. dopo la caduta dei Paesi Baschi e delle Asturie rientra a Parig nell’ottobre 1937i. Ritorna subito in Spagna centrale, assegnato alla Brigata Garibaldi con il grado di capitano. E’ al comando di una compagnia di mitraglieri nello scontro di Zalamea de la Serena in Extremadura. Commissario politico della formazione garibaldina è il comunista milanese Ettore Grassi, già incontrato a Mosca. Vaia Assume il nome di battaglia e di copertura “Martino Martini”. Successivamente comanda il 2. battaglione nei fatti d'arme in Aragona e poi su proposta di Luigi Longo è nominato comandante della XII Brigata Garibaldi durante la ritirata da Caspe, in sostituzione di Arturo Zanoni, incarico che manterrà dal 7 aprile 1938 alla fine di agosto dello stesso anno. Unico comunista al comando della Brigata Garibaldi, procede alla sua riorganizzazione preparandola alla battaglia dell’Ebro. All’inizio di quest’ultima è comandante del settore nord del fronte, che ha sede a Mequinenza: le formazioni da lui dirette fanno parte del V Corpo d’Armata, ricordato anche come Esercito dell’Ebro comandato da Juan Modesto Guilloto. Nell’ottobre 1938, al ritiro dal fronte dei volontari internazionali, rientra in Francia, dove è nominato segretario dell’Unione popolare italiana per la città di Parigi. Il 26 settembre 1939 il Consiglio dei ministri francese scioglie il Partito Comunista Francese, a seguito del patto Molotov-Ribbentrop e dell’inizio del conflitto. Anche in Francia i comunisti sono sottoposti ad arresti e vigilanza speciale e Vaia è obbligato al domicilio coatto a Troyes. Il 7 ottobre 1939 è prelevato dai gendarmi e recluso nel campo di internamento di Vernet d’Ariège. Vi rimane fino al gennaio del 1942, quando è trasferito nel carcere giudiziario di Tolosa con l’accusa di “ricostituzione dell’Internazionale comunista” per l’attività volta nel campo di Vernet. In seguito è trasferito nel carcere di massima sicurezza di Castres: da qui, nel settembre 1943, organizza con Antonio Ukmar un’audace e riuscita evasione con i prigionieri politici rumeni, tedeschi e jugoslavi. Si sposta a Marsiglia, dove entra nella Resistenza francese nei gruppi Francs-Tireurs et Partisans Francais (FTPF). Nel dicembre 1943 si porta a Lione, da dove tra gennaio e marzo 1944 raggiunge l’Italia; il rientro è così ricordato nella sua autobiografia: “dalla Francia attraversai la frontiera nell’Alta Savoia ed entrai in Svizzera; dalla Svizzera attraversai la frontiera del Canton Ticino ed entrai in Italia. Un viaggio per il quale impiegai più di due mesi!” Giunge a Milano, dove ha sede il comando del Comitato di liberazione nazionale Alta Italia (CLNAI), poi è inviato nelle Marche per assumere il comando della Divisione Marche, dei Gap e del CNL regionale. Entra nel Triumvirato insurrezionale delle Marche con il nome di copertura “generale Alberti”. A settembre 1944, liberata la regione, è richiamato dal PCI a Roma quale membro della Direzione del partito con l’incarico di esperto militare per i rapporti tra l’esercito regolare e gli alleati. E’ membro della neocostituita ANPI quale responsabile militare delle Brigate Garibaldi. Nel dicembre 1944 fa parte della delegazione del Pci che a Roma partecipa alle consultazioni politiche che portano al III governo Bonomi. Nel gennaio 1945 su sua richiesta ritorna a Milano, quale vicecomandante e commissario di guerra del comando della piazza di Milano, incarichi che mantiene sino al 25 aprile. Per il contributo alla lotta di liberazione è insignito nel 1970 della medaglia d’argento al valor militare. Nel dopoguerra è membro del Comitato centrale del Pci, segretario della Federazione di Cremona e di quella di Brescia (retta in concomitanza con l’attentato a Togliatti e con i fatti che ne seguirono). In seguito diviene vicesegretario della Federazione di Milano: nel capoluogo lombardo è eletto consigliere provinciale di Milano ed è membro del consiglio di amministrazione dell’Ospedale Fatebenefratelli. Durante i primi anni Sessanta si sposta a Cuba, contribuendo allo sviluppo economico della giovane democrazia socialista caraibica. Il suo impegno per la fine della dittatura franchista prosegue con la fondazione del comitato Spagna Libera, associazione che sostiene i prigionieri politici, organizza raccolta fondi per le famiglie, fornisce ospitalità ai fuggiaschi e promuove iniziative politiche a sostegno delle Comisiones Obreras. Il 7 novembre del 1976 il Consiglio Regionale Lombardo insignisce Alessandro Vaia di Medaglia d’Oro, attribuita in occasione del quarantesimo anniversario della Guerra Civile Spagnola. Nel 1977 scrive l’autobiografia, tradotta in diverse lingue, “Da galeotto a generale” con prefazione di Luigi Longo. Nel 1969 diviene vicepresidente della neonata AICVAS (Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna). In seguito è fondatore della casa editrice Aurora e del circolo culturale Concetto Marchesi, siti in Via Lazzaro Spallanzani, 6 a Milano. E’ curatore della rivista Interstampa. Si batte contro la liquidazione del PCI e nel febbraio del 1991 è tra i promotori della costituzione del Partito della Rifondazione Comunista. Muore a Milano il 12 febbraio del 1991, il suo nome con quello di sua moglie Stellina Vecchio, staffetta partigiana di “Cino” Moscatelli, viene iscritto dal Comune di Milano al Famedio del Cimitero Monumentale.

Evasione dal cercere di Castres (Tarn) (dal 22 settembre 1943 fino al 22 settembre 1943)
Annotazioni: Biografia redatta da Francesco Vaia sulla base delle seguenti fonti: Da galeotto a generale; K1B45; La Spagna nel nostro cuore; Il partito comunista italiano e la guerra di liberazione 1943-1945. La biografia è stata poi integrata da dati tratti da Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Decisioni emesse nel 1929, citato.