Piva Eugenio di Pietro e Sbalchiero Teresa, nato il 27 agosto 1907 a Schio (Vicenza). Tessitore, comunista. Assieme al fratello Igino (anch'egli combattente di Spagna) è membro della organizzazione comunista clandestina di Schio. Emigra clandestinamente nel settembre 1937, insieme ai compagni Oscar Casetto e Antonio Tessaro, raggiungendo in treno Tirano (Sondrio) e passando poi in Svizzera a piedi. Traversata in treno la Svizzera e raggiunta Basilea, passano la frontiera francese, arrivando a Parigi. Nel giro di poco tempo, con l’aiuto del Comitato di Parigi, insieme ad altri, riesce a partire per la Spagna dopo pochi giorni. Raggiunta Bezièrs sono condotti vicino alla frontiera spagnola che attraversano di notte. Giunto a Figueras è condotto ad Albacete, dove ritrova il fratello Igino anche lui volontario. E’ arruolato nella XII Brigata Garibaldi ed entra a far parte del 4. Battaglione allora operante in Aragona. Incorporato nel 4. Battaglione dopo poco prende i gradi di sergente e viene addetto all'addestramento reclute, mentre la Brigata è dislocata in Aragona. Poi è richiamato sul fronte di Caspe e partecipa a tutte le battaglie della formazione, comprese quelle dell'Ebro. Si ammala e viene inviato all'ospedale di divisione a Cambrils per due volte. Dopo il ritiro dei volontari internazionali deciso dal governo repubblicano nel settembre 1938 è avviato al centro di smobilitazione di Torellò, dove si trova il resto della XII Brigata Garibaldi. Intanto, viene emessa contro di lui sentenza istruttoria n.18 del 2 settembre 1938 per organizzazione comunista nel centro di Schio, individuata alla fine del 1937, attiva negli stabilimenti tessili Rossi e Marzotto (Associazione e propaganda sovversiva). Nel suo caso, la sentenza viene stralciata perché lui risulta latitante. Esce dalla Spagna al crollo del fronte catalano, nel febbraio 1939 col fratelli Igino e viene internato nei campi francesi di Argelès-sur-Mer e Gurs per 14 mesi. Il 4 aprile 1940 viene reclutato nelle CTE (Compagnie di Lavoro per Stranieri). e portato sulla frontiera franco-belga per rinforzare le linee per l’esercito francese. Dopo l’invasione tedesca, viene arruolato dall’esercito francese, ma tenta tre volte di evadere fino a che non ci riesce. A San Quintini si presenta la comando tedesco chiedendo di un Consolato Italiano. Gli viene concesso di espatriare in Belgio che raggiunge in bicicletta. A Bruxelles trova assistenza presso la Casa degli italiani dove svolge propaganda antifascista. Deciso al rimpatrio in Italia, a il 17 giugno 1940 ottiene dal Console italiano il foglio di via con passaggio dalla Germania ma al momento del passaggio di frontiera al Brennero è arrestato e tradotto in Italia nel carcere di Vicenza. In seguito a interrogatorio, la polizia fascista lo traduce nel carcere di Roma e il 13 settembre 1940 il Tribunale Speciale lo condanna con sentenza n.131 a 12 anni di carcere perché garibaldino di Spagna arrestato all'atto del rimpatrio nel giugno 1940 e condannato per l'attività antifascista svolta a Schio prima del 1937 (Appartenenza al PCI e propaganda). Sconta la pena fino all'agosto 1943 tra il carcere di Roma, Saluzzo e Fossano. Liberato, il 25 luglio 1943, dopo l'8 settembre organizza con il fratello ed altri la formazione partigiana “Gruppo del Festaro”, poi diventata Divisione “Garemi” e collabora attivamente con la Resistenza. Arrestato un mese dopo, nel corso di un rastrellamento, viene incarcerato a Verona, ma poi rilasciato nel dicembre 1943 per mancanza di prove a suo carico. Rientrato a Schio cura per il resto della guerra i collegamenti tra le formazioni partigiane e la Resistenza cittadina. Il 23 febbraio 1946 sposa a Schio Ramina Bianca. Muore a Schio (Vicenza) il 5 ottobre 1979.

Revisore: Erica Grossi

Revisore: Erica Grossi

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