Cecchin Costanzo di Vittorio e Bertelle Maria, nato a Bergamo il 5 maggio 1906, comunista. La famiglia è originaria di Feltre (Belluno), dove torna risiedere fin dal 1909. Di professione muratore. Aderisce al Partito comunista ed emigra in Belgio nel 1924. Due anni dopo è in Francia. Dal 7 aprile 1932 risulta aperto a suo nome un fascicolo presso il Casellario politico centrale, con oggetto “stampe sovversive”. Colpito da provvedimento di espulsione, nel 1933 assume il nome fittizio di Renato Freschi e si reca in Svizzera per proseguire la sua attività  all’interno dell’organizzazione clandestina del Partito. Arrestato a Zurigo nel febbraio 1934, è identificato e condannato dal Tribunale Distrettuale di Zurigo a 8 giorni di carcere, scontati i quali decide di tornare in Francia. Per due anni fa perder le sue tracce finché, nell’ottobre del 1936, si imbarca a Marsiglia e emigra in Spagna. Nell’ottobre 1936 entra a far parte del battaglione Garibaldi, compagnia Stato Maggiore. Il 2 novembre 1936, durante i combattimenti a Casa de Campo, viene ferito. Rientrato in servizio, entra nella 1° compagnia del 1. battaglione della 12. brigata Garibaldi ed assume il ruolo di sergente portaordini del Comando. Nel settembre 1938 combatte sull'Ebro, dove viene ferito leggermente una seconda volta. In gennaio dopo la caduta di Barcellona , torna dai campi di smobilitazione per contribuire all'estrema difesa della Catalogna, Espatriato in Francia con tutte le brigate internazionali nel febbraio 1939, viene internato a St. Cyprien, Gurs e - dal 5 giugno 1940 - a Vernet. Rifiutatosi di rimpatriare, viene infine consegnato alle autorità  italiane a Mentone il 6 gennaio 1943. Incarcerato a Belluno, il 19 febbraio viene condannato a 5 anni di confino, da scontare a Ventotene. Viene liberato nell’agosto 1943, dopo la caduta del fascismo. Unitosi alle forze partigiane savonesi, entra nella 43a Brigata Garibaldi. Il 17 agosto 1944 è catturato dai nazifascisti insieme al fratello Amanzio, mentre i due si trovano a Cadibona. Sommariamente condannati alla fucilazione, il giorno vengono condotti sul luogo dell’esecuzione, dal quale Amanzio riesce a fuggire; Costanzo invece è giustiziato probabilmente da un plotone della Gnr (Guardia nazionale repubblicana).

Revisore: Igor Pizzirusso

Revisore: Igor Pizzirusso

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