Marega Lino di Giuseppe e Tomasin Caterina, nato il 18 febbraio 1898 a Villesse (Gorizia). Operaio, comunista. Dopo Caporetto prende parte alla prima guerra mondiale combattendo nell'esercito austro-ungarico, prima nell'Imperial Regio Reggimento di Fanteria (K.u.K. I.R.) n. 97, poi in un corpo di artiglieria da campagna. Prigioniero dopo Vittorio Veneto, prima a Forte San Procolo a Verona, poi ad Alessandria, è rimpatriato nella primavera 1919. Tornato a Villesse, partecipa alle lotte contadine del biennio rosso. Nel 1921 aderisce al Partito comunista e diviene uno dei maggiori responsabili della rete comunista clandestina nei Cantieri navali di Monfalcone insieme al fratello Cristiano, dove lavora dal 1925. Per la sua attività  politica è fermato più volte e il 22 marzo 1929 è arrestato per aver svolto propaganda sovversiva. Il 18 maggio la Commissione provinciale di Trieste lo condanna a cinque anni di confino a Ponza, ma il 24 agosto, durante una licenza concessagli per visitare il padre morente a Villesse, riesce a sfuggire alle vigilanza dei carabinieri e, con l'aiuto del fratello Cristiano e dei compagni comunisti del paese, a raggiungere il confine con la Jugoslavia. Arrestato mentre cerca di raggiungere Lubiana, viene accompagnato al confine con l'Austria e il 14 settembre arriva a Vienna, dove prende contatto con il Soccorso Rosso, che lo aiuta ad attraversare la Svizzera per raggiungere la Francia. A Parigi, sempre con l'aiuto del Soccorso Rosso trova alloggio in una locanda di italiani nel quartiere Crimèe. Assunto il falso nome di Mario Lepre, lavora come imbianchino e svolge attiva azione politica fra gli immigrati, divenendo infine responsabile dei Gruppi di lingua italiana del Partito comunista francese per il dipartimento Parigi-Sud. La moglie Antonietta Gerin, sposata civilmente, lo raggiunge, espatriando clandestinamente, nel 1933, lasciando le due figlie Fulvia e Tosca alle cure del cognato Cristiano. Marega partecipa alle occupazioni delle fabbriche del giugno 1936 che aprono la strada al governo del Fronte Popolare, organizzando gli immigrati friulani che lavorano nelle fornaci dei dintorni di Parigi. Allo scioglimento dei Gruppi di lingua nel 1936, fa parte del centro reclutamento volontari per la Spagna, dove si reca egli stesso verso la metà  del 1937. Dopo l'addestramento a Figueras e Albacete, in dicembre è assegnato come mitragliere alla 2. compagnia del 3. battaglione della brigata Garibaldi, dove resta solo 40 giorni, essendosi ammalato. Al rientro al fronte passa alla batteria Carlo Rosselli del Gruppo Artiglieria Internazionale, commissario politico di batteria. Partecipa alle operazioni militari sui fronti di Teruel, di Albarracà­n e del Levante. Dopo il ritiro dei volontari internazionali, deciso dal governo repubblicano nel settembre 1938, è avviato al campo di smobilitazione di Puebla Larga (Valencia). Da qui raggiunge per nave gli altri volontari italiani che si trovano nel campo di Torellò in Catalogna. Nel febbraio 1939 rientra in Francia finendo internato nei campi di Saint-Cyprien, Gurs e Vernet d'Ariege, dove si trova fino al 17 gennaio 1943. Tradotto in Italia, è scortato al carcere di Gorizia, poi, a causa del sovraffollamento della prigione, è trasferito nel campo di concentramento di Sdraussina. Durante la detenzione può incontrare le figlie, che non vede da molti anni. Il 22 aprile la Commissione provinciale di Gorizia lo condanna, in quanto combattente antifranchista in Spagna, a cinque anni di confino a Ventotene. Liberato nell'agosto 1943, torna a Villesse, dove cerca di creare un CLN unitario, senza riuscirci. È tra i primi partigiani che iniziano la lotta armata in montagna e, a inizio settembre, con il nome di battaglia “Lisi”, partecipa alla formazione sul Collio del Battaglione Garibaldi (poi Battaglione Garibaldi Friuli), di cui è nominato vicecommissario politico. A novembre passa nel Trevigiano, sull'altipiano del Cansiglio, e nella primavera del 1944 viene inviato nell'Alto Vicentino, sull'altipiano di Asiago, dove partecipa all'organizzazione dei reparti garibaldini ed è commissario politico del Gruppo Divisioni Garibaldi A. Garemi. Nel dopoguerra torna a Villesse, dove si guadagna da vivere raccogliendo ghiaia nell'Isonzo e svolge incarichi dirigenziali per la Federazione comunista di Gorizia. In seguito viene inviato a dirigere la Federazione di Vicenza. Nell'1984, con decreto ministeriale n. 71/PU, gli viene conferito, a titolo onorifico, il grado di tenente colonnello. Muore a Villesse nel maggio 1984.

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi

Revisore: Elena Scarfi

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