Marcello Salvatore di Sebastiano e Manca Maddalena, nato il 15 gennaio 1894 a Sarule (Nuoro). Minatore, comunista. Proveniente da una famiglia dedita da sempre alla pastorizia anch’egli segue la tradizione familiare. Alla visita di leva effettuata nel 1914, dichiara di saper leggere e scrivere e di essere un domatore di cavalli. Presta servizio militare dal 1914 al 1919. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale e viene ferito da uno scoppio di proiettile. Il 28 luglio 1915 è fatto prigioniero nel fatto d’armi di Polazzo e può rientrare in patria solo il 16 aprile 1919, quando è rilasciato dalla prigionia. In data 26 novembre 1929 contrae matrimonio a Sarule con Ladu Anna Maria. Nel 1930 espatria clandestinamente in Corsica imbarcandosi su una barca a remi nei pressi di Santa Teresa di Gallura, il che gli costa il 4 giugno 1930 la condanna a 8 mesi in contumacia per emigrazione clandestina. Si stabilisce a Portovecchio dove lavora come minatore, poi nelle saline ed infine come bracciante. Nel 1934 lavora ad una strada di importanza strategica presso Bonifacio e nel medesimo anno è raggiunto dalla moglie e dalle due figlie. In Italia viene iscritto nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento di perquisizione e segnalazione. Secondo la polizia in Corsica prende parte a scioperi e manifestazioni, distribuendo giornali e manifestini, mentre la figlia Maddalena di 10 anni distribuisce rose rosse alle manifestazioni comuniste. Espulso dalla Francia il 5 maggio 1938 per la sua attività politica a favore del Fronte Popolare, si imbarca da Bastia per Marsiglia. Il 5 maggio 1938 parte volontario per la Spagna ed è arruolato nel giugno 1938 nella brigata Garibaldi. Nel mese di settembre viene ferito a Terragona sul fronte dell'Ebro da una bomba d'aereo alla gamba destra ed alla tempia. Ricoverato in diversi ospedali, esce dalla Spagna nel febbraio 1939. Il provvedimento nella Rubrica di Frontiera viene modificato in arresto. Dopo una degenza all’ospedale di Perpignano e l’internamento nei campi di concentramento di Agde, St. Cyprien e Vernet, chiede alla Commissione per l’Armistizio con la Francia (CIAF) il rientro in Italia. La richiesta è accettata ed il 27 settembre 1941 viene portato al confine. Arrestato alla frontiera di Mentone dalla polizia italiana è riportato in Sardegna. Interrogato dalla polizia nega di essere di ideologia comunista, ammettendo di essere stato in Spagna, ma solo per lavorare nelle miniere della Catalogna. Lì sarebbe poi stato arruolato in un battaglione assegnato alla costruzione di fortificazioni, prima di essere ferito in un bombardamento ed evacuato in Francia. Non viene creduto e deferito alla Commissione Provinciale di Nuoro che lo assegna a 5 anni di confino a Ventotene. Liberato ottiene nel dopoguerra la pensione di guerra. Muore a Sarule il 4 dicembre 1972.