Jaksetich Giorgio di Antonio, nato il 16 luglio 1901 a Trieste. Terminate le scuole magistrali si iscrive al Politecnico di Torino. Sono gli anni delle grandi occupazioni delle fabbriche da cui nascerà il gruppo dirigente del PCI. Rientrato a Trieste lavora saltuariamente come maestro elementare e svolge attività sindacale con i lavoratori chimici ed i maestri. Nel 1921 aderisce al PCI e nel 1926 è tra i delegati comunisti giuliani al Congresso di Lione. Dirigente comunista e pubblicista collaboratore di vari giornali, Arrestato e incarcerato nel 1927 è condannato a cinque anni di confino a Ponza, poi ridotti a tre, per organizzazione comunista. Subisce condanne anche mentre sta scontando il confino. Liberato nel 1931, espatria clandestinamente poco dopo raggiungendo la Svizzera attraverso la Jugoslavia e l'Austria. Qui svolge attività antifascista in particolare a Basilea e Zurigo. In seguito si trasferisce in Francia a Parigi, dove lavora al Soccorso Rosso ed alla scuola di partito, amministrando inoltre il giornale "La Vie Proletarienne". In quel periodo compie una missione segreta in Italia e due in Jugoslavia con il compito di rafforzare attraverso la Slovenia l'organizzazione comunista in Italia. Durante la seconda missione in Jugoslavia viene arrestato a Susak ed espulso. Rientrato in Francia viene trasferito dal Partito a Mulhouse, poi a Strasburgo, poi nuovamente in Svizzera ed infine a Parigi. Dal 1936 fa parte del Comitato per l'aiuto ai combattenti di Spagna, organizzato dall'Unione Popolare Italiana, Espulso dalla Francia verso la fine del 1937 per attività comunista, si porta in Belgio e da qui viene mandato in Spagna, dove arriva nell'estate del 1938, con gli ultimi scaglioni di volontari. E' inquadrato nella brigata Garibaldi, 4. battaglione, compagnia mitraglieri. Combatte sul fronte dell'Ebro a settembre e viene leggermente ferito al petto. Rientrato in Francia con gli ultimi resti delle Brigate Internazionali nel febbraio 1939, è internato ad Argelès, Gurs e Vernet. Nel 1941 è tradotto in Italia e confinato a Ventotene, condannato a cinque anni. Dopo il 25 luglio 1943 viene trasferito a Renicci d'Anghiari (Arezzo), dove vengono portati molti confinati jugoslavi. In settembre riesce a rientrare a Trieste dopo essere riuscito a lasciare il campo. Durante il periodo di occupazione nazista è partigiano, Dapprima combatte in città, poi nell'aprile 1944 si porta in Slovenia dove partecipa alla fondazione delle Brigate "Triestina" e "Fontanot". Ha il compito di responsabile militare ed opera quale rappresentante militare italiano presso il comando sloveno. Dirige il "Corriere Partigiano" ed è vicecomandante della piazza di Trieste. Dopo la Liberazione, quando il governo militare alleato, nonostante gli impegni presi di servirsi della collaborazione degli amministratori locali, ordina lo scioglimento della Guardia del Popolo, Jaksetich viene arrestato con altri dirigenti comunisti. Condannato a 18 mesi di reclusione per detenzione di una rivoltella, viene messo in libertà prima di aver scontato la pena. Ha anche parte attiva nella discussione della possibile annessione di Trieste e della Venezia Giulia alla Jugoslavia. Dopo la guerra prosegue la sua attività con incarichi politici a Trieste e Bolzano. nel 1958 si porta in Ungheria dove resta fino al 1971, anno in cui rientra definitivamente a Trieste. Muore nella stessa città il 20 marzo 1987.