Incorvaia Vincenzo di Raimondo e Gueli Maddalena, nato il 18 marzo 1911 a Licata (Agrigento). Elettricista, socialista. Frequenta le scuole fino alla terza ginnasio. Presta servizio militare nella Regia Marina e partecipa per tre anni alla campagna d’Africa. Sorvegliato dalla polizia fascista in quanto sospetto di frequentare ambienti di oppositori, espatria clandestinamente in Francia nel settembre del 1932, ma viene arrestato a Ventimiglia e rimandato a Licata. Il 12 giugno 1933 è fermato a Roma e ancora una volta riportato a Licata. Allo scoppio della guerra civile in Spagna tenta di nuovo l’espatrio imbarcandosi il 20 gennaio 1937 con gli amici Giuseppe Muscia e Antonino Mondello. Al primo attracco francese di Sète, dove aveva appoggio che lo avrebbero aiutato a raggiungere la Spagna, viene fermato e respinto su Tunisi. Raggiunge finalmente la Spagna repubblicana nel febbraio 1937, ed in giugno è inquadrato nella compagnia d'assalto della brigata Garibaldi. In una lettera alla madre scrive:”…Qui mi trovo al sicuro, fra gente cosciente e libera, per cui la libertà ed il lavoro sono lo scopo principale della loro vita, che so farebbero tagliare in mille pezzi piuttosto che cedere ad uno solo dei loro diritti sacrosanti…Voglio finalmente sfogare questo mio cuore esacerbato dalla ingiustizie dalla malvagità del regime del nostro paese…E noi che abbiamo creduto alle sua false promesse, alle sue fanfaronate! Noi che ci siamo cullati e nutriti di illusioni! Io che al mio ritorno dall’Africa Orientale credevo che un mascalzone potesse redimersi e mantenere una volta tanto le sue promesse, pagare i suoi debiti. Voi, che ancora credete che il miracolo possa avvenire; tutti quelli che hanno ancora gli occhi chiusi dall’ignoranza delle cose, che hanno dimenticato in tutto questo tempo il significato della parola “libertà”, il vero scopo di vivere servendo incoscientemente come macchina umana al capriccio del riccio e del despota…”. In una delle ultime lettere alla madre dell’aprile 1937 scrive ancora: ”…Essi [i combattenti fascisti del CTV] vanno in Ispagna per aiutare un rinnegato traditore a sottomettere il popolo spagnolo che da sei anni usufruiva della sua libertà ed indipendenza repubblicana, per assoggettarlo alla dittatura fascista, per rimette la gogna all’operaio, asservirlo al ricco e ridurlo alla fame come hanno fatto nel nostro paese. Vanno infine a combattere i propri fratelli, operai e contadini come loro, come loro aventi diritto al pane per i loro bambini alla tranquillità della loro terra feconda, alla pace del focolare domestico, alla libertà! Simili a loro in tutto e per tutto, nella civiltà, nelle tradizioni, nella storia, nei costumi nella lingua […]. Ed accanto ai repubblicani, proletari di tutti i paesi sono accorsi per difender la Spagna Repubblicana dall’egemonia e barbarie fascista. Italiani di tutto ilo mondo hanno lasciato il proprio lavoro e le loro famiglie e riunitisi in una Brigata che è chiamata “Brigata Garibaldi” hanno inflitto delle dure sconfitte alla tracotanza degli oppressori.” Al suo primo combattimento sul fronte di Huesca cade, il 16 giugno 1937, colpito da una pallottola esplosiva al capo. Le autorità italiane, all'oscuro che Incorvaia è caduto, il 27 giugno 1937 ne ordina l'inserimento nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera. La notizia della sua morte viene pubblicata su "Il Nuovo Avanti!" del 30 ottobre 1937.