Bratti Umberto nato nel 1904 nella provincia di Bergamo. Muratore, comunista. Non vi sono notizie su di lui relative alla sua giovinezza. Emigra in data imprecisata in Francia dove risiede Parigi ed esercita la professione di muratore. Si avvicina la Partito Comunista e nell’ottobre del 1936, all’età di 32 anni, risulta inquadrato nella 2. compagnia del Battaglione Garibaldi. Dopo i primi combattimenti passa al reparto d’assalto della stessa unità con il grado di sergente ed è citato all’ordine del giorno del battaglione e riceve la medaglia d’argento al valore nella battaglia di Guadalajara, con la seguente motivazione: "Dette prova, sul fronte di Guadalajara, di un coraggio eccezionale uscendo dalla trincea per danneggiare i tanks nemici". Combatte su tutti i fronti in cui è impegnata la Brigata Garibaldi. Il 13 luglio 1937 il giornale della Brigata Garibaldi "Il Garibaldino", pubblica nel numero 5 la notizia della medaglia al valore. Promosso a tenente, comanda il secondo battaglione. Il commilitone Angelo Bizzarri descrive in un suo manoscritto conservato nell’Archivo AICVAS dell’Istituto Parri di Milano un atto di valore compiuto da Bratti. Sarebbe avvenuto durante la ritirata di Caspe nella primavera del 1938, quando i franchisti sbaragliano le truppe repubblicane, costringendole ad una fuga verso l’Ebro. Umberto Bratti, uscito in esplorazione, è sorpreso da una colonna italiana del CTV. Accusato da un ufficiale di essere un traditore della patria, risponde: “Siete voi un traditore della patria, venuto a togliere la libertà e l’indipendenza ad un popolo fratello che non ha fatto del male a nessuno”. Il capitano fascista tenta allora di strappare i gradi a Bratti, ma viene respinto con disprezzo. Inserito in una colonna di prigionieri, spagnoli francesi e italiani, Bratti viene condotto alla fucilazione. Davanti al plotone di esecuzione, approfitta di una disattenzione, attacca le guardie ed il gruppo fugge in tutte le direzioni. Molti cadono sotto i colpi dei fascisti, ma Bratti ferito ad un piede riesce ad attraversare l’Ebro ed a portarsi dietro le linee repubblicane, dove riceve l’encomio di Luigi Longo. Risulta allora ricoverato presso il centro di recupero di Benicàssim. Rientra in Francia nel 1939 e viene internato nei campi di Saint-Cyprien e di Gurs. Si arruola nella compagnia di lavoro sul fronte francese. Non si hanno ulteriori notizie.