Boso Emmerico di Pietro e Braus Amabile, nato il 22 agosto 1904 a Castello Tesino (Tn). Manovale, anarchico. Il padre sarà deportato dai tedeschi a Mauthausen dove morirà il 18 marzo 1945. Già nel 1905, all’età di un anno, Emmerico Boso va ad abitare con la famiglia ad Arbon in Svizzera, dove rimarrà fino al 1919. Sia il padre Pietro che i fratelli Egidio e Cesare professano con Emmerico idee anarchiche. Il 2 maggio 1924 è chiamato alle armi a Verona nel corpo degli alpini. Dal 1927 lo troviamo a lavorare come operaio a Torino, dove è subito perseguitato per la sua attività anarchica. Un verbale della Prefettura di Trento indica che Boso è domiciliato a Venaria reale, sede della fabbrica SNIA Viscosa, dove lavora come manovale; è soggetto a vigilanza e risulta fermato in occasione delle nozze del principe Umberto. Boso decide allora di espatriare in Francia. Nell’ottobre 1930 è a Tolosa e la moglie, una friulana di Barcis di 22 anni, lo raggiungerà nel 1931. Dai rapporti di polizia si apprende che nel 1933 si trova in Alta Savoia sul lago di Ginevra, a Thonon-le-Bains, in Avenue du Menege 34, dove i contatti con la Svizzera sono facilitati. Qui è iscritto alla Lega Internazionale per i Diritti Umani (LIDU) e svolge attività antifascista e culturale anche tramite la biblioteca proletaria di Thonon. La LIDU di Thonon si fonde con quella di Evian ed il nuovo fiduciario è proprio Emmerico Boso. I controlli della polizia segreta si fanno sempre più stretti in quanto è noto che Boso tiene i rapporti con i compagni di Ginevra, scrive su giornali antifascisti e studia dottrine comuniste. In un rapporto della polizia del 25 ottobre 1936 si apprende che Boso prosegue ancora la sua attività incontrando altri anarchici come Aldo Stefanelli, Pietro Rezzato e Claudio Setti. Il 25 febbraio 1937 Emmerico Boso parte per la Spagna tramite il Comitato di reclutamento di Chambery in un primo gruppo di venti volontari. Viene arruolato nella Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri aggregata alla Colonna Ascaso della CNT-FAI e combatte sul fronte di Huesca dove si distingue nei combattimenti. Secondo la polizia, non soddisfatto della situazione rientra a Thonon l’8 maggio 1937, probabilmente a seguito degli scontri che a Barcellona contrappongono il governo autonomo catalano agli anarchici ed al POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista). Segue un periodo molto travagliato con lavoro saltuario e difficile. Scrive sui giornali antifascisti con lo pseudonimo di Deab. Il 5 agosto del 1940, mentre Boso attraversa il territorio d’armistizio italiano a bordo di una autocorriera proveniente da Bou-Saint Maurice, viene fermato e arrestato dalla polizia italiana. Il suo passaporto è scaduto e rientra nell’elenco dei ricercati. Portato a Torino vien poi trasferito nelle carceri di Trento. Dal verbale del suo interrogatorio del 15 ottobre 1940 tenta di negare la sua attività su tutto il fronte. Conferma di essere stato iscritto in Francia nella Confederazione Generale del Lavoro, ma nega attività e incontri anarchici così come la missione in Spagna. Riguardo la Spagna dice di essere andato per un trasposto di frutta su incarico di un certo Gustavo Serra. Poi riferisce del suo lungo elenco di lavori occasionali fino al rimpatrio. Il Prefetto di Trento ritiene che le sue affermazioni siano spudoratamente mendaci. Da qui la proposta di assegnazione al confino. La condanna è di cinque anni e Boso arriva a Ventotene il 7 novembre 1940. Per tutto il periodo di permanenza, come dimostrano i rapporti di polizia, non mostra mai segni di ravvedimento. Con 25 luglio e la caduta del fascismo i prigionieri politici vengono liberati, ma Boso viene trattenuto, malgrado le sue proteste alla Questura di Trento. Da Ventotene viene trasferito con altri anarchici a Renicci d’Anghiari vicino ad Arezzo, dove sicuramente incontra l’anarchico roveretano Emilio Strafelini. Gli anarchici organizzano una rivolta contro i carcerieri. Molti riescono a fuggire, unendosi ai partigiani dell’Aretino. Nel novembre del 1943 Boso torna a Castello Tesino, una scelta tragica. Probabilmente per una delazione viene catturato dai tedeschi e immediatamente rinchiuso nel lager di Bolzano, Il 21 novembre del 1944 è deportato in Germania nel lager di Mauthausen, matricola 110443. Poi è ancora trasferito nel famigerato sottocampo di Gusen e assegnato al lavoro sotterraneo di Bergkristall, dove si costruiscono gli aerei Messerschmitt. Ammalatosi il 15 marzo viene ricoverato nell’ospedale del campo dove muore il 18 marzo 1944.

Annotazioni: Sintesi del Profilo Biografico redatto da Sandro Schmid per il seguente volume: Schmid S., Antifascisti trentini nella Guerra di Spagna, Edizioni Osiride, Rovereto 2018, ISBN 978-88-7498-286-8