Grossi Ada, di Carmine Cesare e Olandese Maria, nata il 10 aprile 1917 a Napoli. Di famiglia agiata di proprietari terrieri, figlia dell'avvocato penalista e socialista napoletano, Carmine Cesare Grossi (nato nel 1887) e della ex cantante lirica, Maria Olandese (nata nel 1889), che aveva cantato anche alla corte dello zar di Russia. Ada entra subito in contatto - come i suoi fratelli Aurelio e Renato - con l'ambiente politico napoletano di opposizione al regime. Tra gli altri, il padre frequenta Enrico De Nicola, futuro presidente della Repubblica, Benedetto Croce e alcuni dei più influenti deputati socialisti dell'epoca. Suo padre che si ostina a mantenere il ritratto di Giacomo Matteotti nel suo studio, è vittima di continue persecuzioni per le sue opinioni politiche sul piano lavorativo ma anche a livello della propria sicurezza personale e riesce a scampare fortunosamente ad un'azione squadrista mirata. Nel novembre 1926, quando Ada ha solo 9 anni, la famiglia decide di emigrare in Argentina, a Buenos Aires dove, perduto tutto, iniziano una nuova vita. Suo padre trova lavoro come rappresentante di commercio di aziende vinicole e svolge un ruolo importante nella Concentrazione Antifascista, nella gestione degli aiuti alle vittime del fascismo e collabora come giornalista al giornale antifascista in lingua italiana “L’Italia del popolo”, firmandosi con gli pseudonimi di “Rocco Sileo” e “Il piccolo Spartaco”, oltre ad essere redattore stimato del noto mensile “Nosotros”. Ada in quel periodo studia le lingue. Dall’Argentina la famiglia a seguito delle notizie sull’insurrezione militare in Spagna, si sposta alla volta dell'Europa l’11 agosto 1936 a bordo della nave belga "Pionner" e sbarcano ad Anversa, fermandosi per qualche tempo in Belgio; passano anche dal Lussemburgo e dal settembre 1936 si trovano in Spagna, quando la guerra civile è in pieno svolgimento. Si stabiliscono a Barcellona, Ada ha vent'anni e come tutti i membri della sua famiglia si impegna per la causa repubblicana. I fratelli Aurelio e Renato si arruolano e partono per il fronte. Combattono nelle province di Malaga, Murcia, Albacete e Teruel, dove una bomba avrebbe lasciato Aurelio cieco nel suo occhio destro a causa di una scheggia di granata. La madre lavora come infermiera negli ospedali dove organizza concerti e spettacoli d'opera in altri centri della città per i combattenti in licenza. Il padre invece organizza a Barcellona Radio Libertà, nell’Avenida Diagonal 594, per sostenere il governo repubblicano con trasmissioni in lingua italiana. La conoscenza delle lingue di Ada le dà la possibilità di lavorare come "speaker" e di diventare un punto di riferimento per gli antifascisti in Italia o in esilio. Ada legge i testi scritti dal padre e la sua attività è fondamentale per raccontare la verità sulla guerra, a far arrivare da Barcellona notizie in Italia sulla natura degli orrori del fascismo. Inutilmente il governo italiano tenta di disturbare le trasmissioni da Barcellona. Entrati in dissidi politici con il governo, la famiglia chiede di poter uscire dalla Spagna e riescono a partire nel gennaio 1939, nei giorni dell'occupazione di Barcellona da parte delle forze di Franco. In Francia, però, la famiglia viene divisa: Ada e sua madre finiscono nel campo di Argelés, poi a Rivesaltes, e di nuovo ad Argelés; il padre e il fratello Aurelio - quasi cieco per una ferita all’occhio subita a Teruel - sono internati a Gurs; la sorte peggiore spetta a Renato, nel frattempo diventato anarchico: ricoverato in un ospedale francese sui Pirenei per disturbi nervosi, la sua salute sarà irrimediabilmente compromessa dai trattamenti a base di insulina a cui sarà sottoposto. Rientrata al campo di Argelés, Ada incontra nel 1940, Enrique Guzman de Soto (nato nel 1917), ufficiale repubblicano e studente di Medicina. I due si innamorano e si sposano con un permesso speciale. Questo permette a lei e a sua madre di lavorare gratuitamente alla clinica del campo. Nel 1941, la madre, il padre e i fratelli sono tradotti in Italia per intervento della Commissione d'Armistizio. Deferiti alla Commissione Provinciale, il padre sarà confinato a Ventotene, mentre la madre ed il fratello Aurelio a Melfi. Il fratello Renato consegnato ai medici italiani con una diagnosi di demenza sarà internato in manicomio dove continuerà a ricevere terapie devastanti a base di elettroshock nella sua Napoli. Ada invece rimane ad Argelés dove lavora come segretaria dell'amministrazione sanitaria del campo. Suo marito successivamente chiede di poter rientrare in Spagna con la moglie. Poco tempo dopo Enrique viene arrestato e condannato a diversi anni di carcere che sconta a Carabanchel e poi a Ocaña. In seguito, i due vivranno per quarant'anni sotto il regime di Franco, subendo controlli, soprusi e persecuzioni d'ogni sorta. A Madrid nascerà la loro figlia Sylvia. Rimasta vedova, negli anni Settanta decide di tornare in Italia, a Napoli. Qui continua la sua attività a sostegno della memoria dell'antifascismo e della lotta per la libertà, testimone delle sofferenze e dei patimenti della sua stessa famiglia, in particolare del fratello. Vive con la pensione spagnola insieme al fratello Aurelio; in una casa modesta. Muore a novantotto anni a Napoli l'8 agosto 2015. Il Memorial Democratic di Barcellona ha organizzato il 25 novembre 2015 un omaggio alla lotta antifascista della famiglia Grossi a cui hanno partecipato lo storico Giuseppe Aragno, Oreste Scalzone, la figlia di Ada, Sylvia Guzmàn Grossi, ed il direttore del Memorial Democratic Jordi Palou-Loverdos.