Bonisoli Angelo di Augusto e Calosi Emma, nato il 23 maggio 1897 a Castelbelforte (Mantova). Cameriere, comunista e poi anarchico. Orfano dalla tenera età, cresce affidato ai parenti e poi rinchiuso in riformatorio, su richiesta dello zio, fino a i 15 anni. Frequenta le scuole elementari. Dopo una vita randagia in cui contravviene a molteplici fogli di via, allo scoppio della prima guerra mondiale si arruola nel 15. Reggimento Cavalleggeri Lodi di stanza a Napoli, ma dopo poco tempo viene congedato per inabilità fisica. Nel primo dopoguerra è attivo come antifascista e comunista. Nel 1923, per sottrarsi ad una ammonizione ricevuta per oltraggio al regime, emigra clandestinamente in Francia da Ventimiglia a Nizza. E' in possesso di una carta d'identità francese ottenuta nel 1921 quando si era recato in Francia a lavorare. Si impiega all’hotel “Negresco” e dove partecipa all’intento d’azione guerrigliera di Francesc Macià, a Prats de Molló. Dopo 5 anni a Nizza si sposta a Marsiglia e poi a Grenoble, dove lavora all’hotel “Des Alpes”. In questa città viene arrestato e condannato a tre anni di detenzione per non aver ottemperato ad un precedente ordine di espulsione. Liberato viene espulso dalla Francia nel 1930. Passa a Bruxelles in Belgio dove lavora all’Hotel “Metropol” come portiere interprete e viene espulso il 5 maggio, ottenendo un passaporto dal console italiano. Fermato dalla polizia viene accompagnato alla frontiera con il Lussemburgo il 5 maggio 1931. Non trovando lavoro, si sposta a Francoforte e Stoccarda in Germania e poi in Spagna, dove si stabilisce a San Sebastiàn, nei Paesi Baschi, dove lavora come cameriere-portiere stagionale all’Hotel Florida-Palace. Poiché si tratta di un lavoro stagionale dai primi di luglio al 15 settembre, quando disoccupato si arrangia come venditore ambulante di stoffe. Si reca spesso a Barcellona per gli acquisti delle merci e in questo periodo si converte all’anarchismo non violento tolstoiano. Pubblica un opuscolo dal titolo “Naturismo e Razionalismo” che invita a non fumare, a non bere ed alla dieta vegetariana. In quel periodo si iscrive alla Federaciòn Anarquista Iberica (FAI). Arrestato a Cordoba nel 1933 per l’attività politica svolta in Andalucia, a Toledo polemizza con gli esponenti del Partito Comunista per la natura dispotica dell’Unione Sovietica e viene denunciato per ritorsione come emissario di Mussolini. Arrestato al rientro a Cordoba è tradotto a Madrid dove è interrogato dal Direttore Generale di Pubblica Sicurezza Arturo Menèndez Lòpez e viene espulso nel febbraio e poi di nuovo nell’ottobre 1933 dopo nove mesi di prigione durante i quali scrive articoli per il periodico "La Terra". Negli articoli attacca il capo degli autonomisti catalani, Francesc Macià e Peppino Garibaldi, per avere tradito l’impegno di organizzare un gruppo di garibaldini destinati ad entrare in Italia per guidare la rivolta contro il fascismo. Espulso in Francia rientra in Spagna immediatamente come clandestino, stabilendosi a Madrid e lavorando come interprete nei musei e nei centri turistici. Allo scoppio dell'insurrezione franchista nel luglio 1936 è nominato responsabile della Gioventù Libertaria di Manzanares (Ciudad Real), dove si batte per l’unità delle forze della sinistra in un unico fronte antifascista e cerca di contrastare le violenze delle prime settimane di guerra civile, in particolare l’uccisione senza processo dei prigionieri di destra detenuti nelle prigioni. Tali azioni provocano malumore contro di lui da parte del Fronte Popolare. Si dimette allora dall’incarico e per sfuggire ad eventuali rappresaglie, si fa condurre a Madrid, dove però non vengono mossi addebiti nei suoi confronti. Nell’agosto del 1936, chiede il rimpatrio al consolato italiano di Madrid, adducendo dissensi coi compagni di lotta, dovuti al suo pacifismo ed al rifiuto di recarsi al fronte a combattere. Ottenuto dal consolato di Madrid il foglio di rimpatrio viene accompagnato ad Alicante, dove si imbarca sulla motonave “Vivaldi”. Al rientro in Italia a Genova, viene arrestato alla frontiera e tradotto nelle carceri di Mantova. Successivamente il 22 gennaio 1937 viene assegnato al confino alle Tremiti per cinque anni. Nel 1942, senza spiegarne il perché, la polizia di Mantova chiude il suo fascicolo. Non vi sono ulteriori notizie.