Amedei Luigi Angelo di Giuseppe e Babini Rosa, nato il 21 aprile 1904 a Lugo (Ravenna). La famiglia di contadini, quando Angelo ha 8 mesi, si trasferisce a Cotignola (Ravenna) dove il giovane Amadei frequenta le scuole elementari. In seguito inizia il lavoro di bracciante nelle campagne circostanti. E’ descritto come uomo di corporatura regolare, alto 1.63 metri, capelli castani, fronte alta, viso bruno, espressione seria. L’11 agosto 1921 assiste all’invasione di Lugo da parte delle squadre fasciste che danno fuoco alla sede della cooperativa dei barrocciai, sparano al socialista Aldo Capri, uccidono l’ardito del popolo Alberto Acquacalda e feriscono i suoi compagni Luigi Manoni, Amilcare Morigi e Rodolfo Salvaggiani. Il mese seguente i fascisti, capeggiati da Dino Grandi e da Italo Balbo, entrano in Ravenna durante le celebrazioni del sesto centenario della morte di Dante, incendiano i locali della Federazione delle Cooperative, saccheggiano e distruggono la Camera del lavoro. Nell'aprile 1935 lascia la Romagna ed emigra a Grosseto prendendo in affitto una stanza in via Bengasi 12 presso un esercente di carbone, tale Sesto Simoni, e lavorando come fruttaiolo avventizio nelle campagne grossetane. Antifascista, frequenta i comunisti Vittorio Alunno e Angiolo Rossi e l'anarchico Italo Giagnoni, ma essendo molto prudente non è noto ai fascisti come avversario politico e sarà schedato come antifascista solo il 25 agosto 1938, mentre si trova in Spagna. Allo scoppio della guerra civile in Spagna a Grosseto fervono i preparativi di chi vuole andare come volontario a combattere in difesa della Repubblica. Riesce ad espatriare clandestinamente il 21 agosto 1937 verso la Corsica con Angiolo Rossi, Vittorio Alunno, Pietro Aureli e Italo Giagnoni da Castiglione della Pescaia, su una piccola imbarcazione acquistata da Aureli con le sottoscrizioni degli antifascisti maremmani. Partono dalla zona sabbiosa tra San Rocco e castiglione. Dopo un tentativo di respingimento da parte di una vedetta corsa che minaccia di speronarli, presso Capo Corso, giunge nel porto di Macinaccio, dove è arrestato e trasferito a Bastia. Respinti gli inviti dell'autorità locale ad arruolarsi nella Legione straniera (al fine di ottenere dopo 5 anni la nazionalità francese), è rilasciato e firma un contratto con un imprenditore di carbone per tagliare legna vicino ad Aiaccio. In seguito ai contatti col PCI attraverso un comunista corso, si porta a Parigi da dove nell'ottobre 1937, con gli altri compagni eccetto Giagnoni che è cieco da un occhio, raggiunge la Spagna traversando i Pirenei e la base delle Brigate Internazionali di Albacete. Dopo un breve addestramento è arruolato nella Brigata Garibaldi, col grado di caporale. All’inizio del 1938 torna in licenza ad Albacete e il 15 gennaio 1938 scrive ai compagni dell'Unione popolare italiana di Bastia: “Carissimi compagni, ho ricevuto la vostra desiderata divertente lettera… Alunno Vittorio è ritornato dall’ospedale e sta benino per ora, ma ci ritornerà ancora perché il medico ha detto che ci occorre una nuova operazione. Capiamo bene che il malvagio fascismo ormai è in una gabbia senza uscita” e che non potrà che “arrendersi” e “piegarsi”. La lettera si chiude con “un saluto antifascista a tutti” e un evviva “al fronte popolare”. Combatte poi a Campillo in Estremadura nel febbraio 1938, dove cade il suo amico Vittorio Alunno e Duilio Barbagli, in Aragona a marzo e partecipa all’ultima grande offensiva della Repubblica sull’Ebro che si svolge dal luglio all’ottobre 1938. Dopo la decisione del governo spagnolo di ritirare dal fronte i volontari stranieri è avviato nel settembre 1938 al campo di smistamento di Torellò in Catalogna. Nell’agosto 1938, nel frattempo, il Ministero fascista dell'Interno ordina alla Prefettura di Ravenna di schedarlo e invita la Scuola superiore di Polizia a riprodurre dieci copie di una sua foto (il 5 settembre le foto sono trasmesse al Ministero e, il 19 successivo, la Prefettura di Ravenna traccia il suo profilo qualificandolo come “antifascista”). Iscritto nel settembre 1938 nel Bollettino delle ricerche e nella Rubrica di Frontiera come residente in Spagna e arruolato nelle milizie rosse spagnole per il provvedimento di arresto. Dopo la caduta di Barcellona il 26 gennaio 1939 è costretto a mettersi in marcia verso la frontiera con gli altri volontari e le colonne di profughi per sfuggire alla cattura da parte dei franchisti. Lascia la Spagna nel febbraio 1939, ma a differenza della maggior parte dei volontari internazionali, riesce ad evitare la detenzione nei campi francesi ed a tornare in Corsica. Secondo un documento dell’Archivio della Brigate Internazionali (RGASPI), avrebbe disertato nell’aprile 1938 dalla Brigata Garibaldi, rifugiandosi a Bastia, ma l’informazione risulta poco attendibile. Nel 1941 è ancora residente in Corsica, dove secondo la Prefettura di Ravenna, che lo segnala, il sette luglio come anarchico, risiede a San Nicolas, Plage Corse, presso “monsieur Rosso Muriam”. Dopo la fine della II guerra mondiale, abita per qualche tempo a Grosseto e sposa una ragazza del posto. Poi si sposta a Castelpiano sul monte Amiata dove incontra diverse volte Il fratello di Vittorio Alunno, Guerrino. Nessuna ulteriore notizia,

Annotazioni: Si ringrazia del contributo Radio Maremma Rossa. Scheda biografica che include dati raccolti da Ilaria Cansella e Francesco Cecchetti per la banca dati ISGREC sui volontari antifascisti toscani in guerra di Spagna: http://gestionale.isgrec.it/sito_spagna/ita/grossetani/amadei_ita.htm (URL consultata il 1° maggio 2021)