Giua Lorenzo di Michele e Lollini Clara, nato il 13 marzo 1914 a Milano. Studente, aderente a Giustizia e Libertà. Appartiene a una famiglia di origine sarda da parte di padre, che, quando Renzo ha sei anni, si trasferisce e stabilisce a Torino. Allievo di Augusto Minti e amico di Massimo Mila al Liceo “Massimo D’Azeglio” di Torino, l’11 gennaio del 1932 è arrestato per la prima volta per propaganda sovversiva e per appartenenza al movimento di Giustizia e Libertà e internato in un riformatorio. Nel marzo 1933 al compimento dei 18 anni, è trasferito nel carcere di Regina Coeli di Roma e deferito al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, dopo tre mesi e mezzo di carcere preventivo, è prosciolto con sentenza del 29 aprile successivo per non provata reità, ma è sottoposto al vincolo dell’ammonizione. Tornato in livbertà, riprende l’attività antifascista, finchè nella primavera del 1934, in seguito all’arresto di Leone Ginzburg e di altri del gruppo torinese di GL, Renzo, viene allontanato da Torino dai genitori per sfuggire al più che probabile suo arresto. Trovandosi nel rifugio di Balme in Val di Lanzo decide di espatriare clandestinamente in Francia, sfruttando le doti di sciatore. Raggiunta Parigi si unisce al gruppo di fuorusciti italiani di Giustizia e Libertà, e, per l’attività cospirativa di questo movimento, si sposta spesso in varie località francesi e in Svizzera a Ginevra. Successivamente dall’Italia gli giunge la notizia che il padre Michele si trova detenuto nelle patrie galere dal maggio del 1935: è stato arrestato insieme a Vittorio Foa, Massimo Mila, Vindice Cavallera e altri su delazione dello scrittore Dino Segre alias ”Pitigrilli”, fiduciario dell’OVRA. Nel gennaio del 1936 il padre è condannato a 16 anni di carcere che sconterà fino al 1943. In seguito ad un serio dissidio con Carlo Rosselli alla fine del 1935 Giua lascia l’organizzazione di Giustizia e Libertà insieme ai “novatori dissidenti” Nicola Chiaromonte, Andrea Caffi e Mario Levi. Alla notizia dello scoppio della guerra civile spagnola Giua prende contatto a Ginevra con altri fuoriusciti italiani presenti in quella città tra cui gli anarchici Fosca Corsinovi e Francesco Barbieri, ai quali si unisce per recarsi in territorio spagnolo. Il 22 o il 24 luglio del 1936, pochi giorni dopo la sollevazione popolare contro l’alzamiento dei generali faziosi, Giua è a Barcellona, e risponde all’appello di Buenaventura Durruti che sta costituendo una Colonna di volontari antifranchisti, che porta il suo nome, in partenza per il fronte di Aragona. Renzo è nel “Grupo Internacional de Asalto”, il cosiddetto “Batallón Amanecer”, formato da circa 150 volontari di varie nazionalità al comando del libertario francese Louis Berthomieu, che cadrà in combattimento il 16 ottobre del 1936. Del raggruppamento fa parte anche un altro italiano il toscano Bruno Salvadori alias “Antoine Gimenez”. Nel settembre del 1936, Giua dopo aver combattuto per qualche tempo anche nella zona di Teruel, nel settembre 1936 rimane ferito a Barbastro, nei pressi di Huesca. Per la convalescenza e per le cure del caso si reca in Francia; nel novembre 1936 rientra in Spagna per richiedere un congedo di alcuni mesi per rimettersi al meglio: a questo scopo si reca prima a Ginevra e poi a Saint Cergues. Nell’aprile del 1937, ancor prima di essersi del tutto rimesso, chiede di essere reintegrato ed è mandato ad Albacete per frequentare un corso per allievi ufficiali al termine del quale, nel maggio 1937, entra a far parte della XII Brigata Internazionale “Garibaldi” con il grado di Tenente. Verso la fine di maggio ritorna momentaneamente sul fronte di Huesca. Il 16 luglio 1937 nel corso della battaglia di Brunete, Giua è ferito una seconda volta nell’azione di Villanueva del Pardillo. Dopo 5 giorni chiede di poter rientrare al fronte. Il 26 agosto successivo è ferito per la terza volta combattendo a Farlete, sulla quota 402, sul fronte di Saragozza. Ristabilitosi prontamente, col grado di capitano della 3. Compagnia, torna al fronte, combatte a Fuentes de Ebro e l’8 ottobre è ferito per la quarta volta nel settore di Siètamo. Dopo un periodo trascorso in ospedale è inviato al convalescenziario di Benicassim, per completare il suo recupero. All’inizio di febbraio del 1938 fa il suo ritorno alla Brigata, che è reduce da un periodo di riorganizzazione e riposo. A metà mese la Brigata parte per l’Estremadura, dove i fascisti progettano un attacco decisivo in direzione di Valencia; lo Stato Maggiore repubblicano cerca di anticiparli con un diversivo, lanciando un’offensiva per alleggerire la pressione sul fronte del Levante, costringendo il nemico a distogliere parte delle forze dall’obiettivo principale. L’attacco repubblicano di alleggerimento, piuttosto improvvisato, rivela subito notevoli difficoltà di attuazione. La Brigata “Garibaldi” impegnata in combattimenti duri e sanguinosi, non riesce ad avanzare. Il 2º Battaglione perde il comandante Orazio Marchi “Paolo Rotier” rimasto ferito, che viene sostituito dallo spagnolo Manuel Couto Rey, a sua volta ferito. Giua subentra ma all’alba del 16 febbraio del 1938 a Campillo-Zalamea de La Serena, nel corso dei combattimenti, è anch’egli ferito gravemente all’addome. Nelle retrovie riceve le prime cure e , trasportato all’ospedale di Ciudad Real muore per la gravità delle ferite riportate, a 24 anni nella notte tra il 17 e il 18 marzo del 1938. Il 7 novembre del 1976 il Consiglio Regionale Lombardo insignisce Renzo Giua di Medaglia d’Oro alla memoria, attribuita in occasione del quarantesimo anniversario della Guerra Civile Spagnola.

Annotazioni: Profilo basato sulla scheda biografica compilata da Augusto Cantaluppi per il suo libro La Ringhera in Spagna, antifascisti milanesi nella guerra civile spagnola (1926-1939)