Giovanardi Eugenio di Umberto e Genzini Amelia Elisabetta nato il 21 gennaio 1913 a Milano. Studente, comunista. Di famiglia borghese, Eugenio vive con i genitori in Corso Manforte n.15. Il suo esordio nella lotta antifascista avviene in relazione all’aggressione subita dal maestro Arturo Toscanini nel teatro comunale di Bologna, il 14 maggio del 1931, nel corso di un concerto in cui si è cercato di imporre all’illustre direttore d’orchestra l’esecuzione della canzone fascista “Giovinezza” e dell’inno sabaudo “Marcia Reale”. Al suo deciso rifiuto, Toscanini è aggredito e schiaffeggiato da un certo Montani, fascista bolognese. Il 18 dello stesso mese si tiene a Milano, in piazza della Scala, una manifestazione di solidarietà nei confronti dell’insigne musicista, alla quale sono presenti Eugenio e l’inseparabile amico e compagno fraterno Giuseppe Boretti. Entrambi vengono arrestati e deferiti alla commissione provinciale per l’assegnazione al Confino di Polizia e nel giugno del 1931 a Eugenio vengono assegnati tre anni, ma tale misura è successivamente commutata in semplice diffida. I due amici, ritornati in libertà, continuano i propri studi l’uno l’università e l’altro il liceo classico, e proseguono la propaganda antifascista attraverso la distribuzione di volantini e opuscoli, anche di Giustizia e Libertà, in particolare all’interno del liceo classico Giovanni Berchet, perché Eugenio è uno studente di questo istituto. Giovanardi e Boretti, attraverso il tenente Carlo Marchetti che presta servizio presso la caserma di piazza Sant’Ambrogio, conoscono il soldato comunista Italo Nicoletto. Nel 1932 arriva a Milano Giorgio Amendola, incaricato di contattare gli esponenti i socialisti unitari Lucio Luzzatto e Rodolfo Morandi. Il 5 giugno del 1932 tutto il gruppo antifascista è arrestato, compreso Eugenio, che per la seconda è deferito alla Commissione Provinciale per l’assegnazione al Confino di Polizia insieme all’amico Boretti. La decisione che lo riguarda è presa dopo soli tre mesi di carcere e, anche questa volta, evita il confino, subendo una semplice ammonizione. Nonostante abbiano questa esperienza negativa, Giovanardi e Boretti continuano a frequentare la biblioteca dell’Università Cattolica, cui nel frattempo si è iscritto Eugenio, dove, tra gli altri, consultano testi classici marxisti e leninisti. Il “francescano” padre Agostino Gemelli, rettore della predetta Università Cattolica, si fa parte diligente nel denunciare la frequentazione della biblioteca da parte dei due giovani, allo scopo di consultare testi marxisti e leninisti. Il 7 febbraio del 1933 il frate rende edotta la polizia del fatto appena descritto e “l’8 febbraio 1933 […] il ventenne Eugenio Giovanardi fu arrestato nei locali dell’Università Cattolica. Nella borsa teneva il dattiloscritto “Cultura e Azione Rivoluzionaria del Proletariato” e la perquisizione domiciliare scoprì manoscritti sulle “Caratteristiche del regime comunista e sulla Razionalizzazione del lavoro”. Oltre all’espulsione dalla Cattolica e da tutte le università del regno per un anno, Eugenio è incriminato per i reati commessi secondo le leggi eccezionali ed è sottoposto al procedimento giudiziario istruito dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato di Roma, che ritiene di rinviarlo, assieme a Boretti, innanzi alla Commissione Provinciale per l’assegnazione al Confino di Polizia. Con ordinanza della stessa del 26 marzo 1933, a Eugenio è comminato il provvedimento confino per cinque anni, da scontarsi nell’isola di Ponza. In questa località insulare tirrenica Giovanardi ritrova i compagni di lotta Amendola, Nicoletto e il solito Boretti. Nel 1935 viene promulgata una legge, che istituisce la formazione di reparti militari speciali, Compagnie di disciplina, riservati essenzialmente ai confinati politici e comuni, che non hanno ancora assolto in tutto o in parte il servizio militare. Il 27 dicembre dello stesso anno, sulla base della suddetta nuova possibilità, il Giovanardi, che non ha ancora assolto il servizio militare, risponde alla chiamata di leva ed è inviato in quel di Schio (VI) e acquartierato nella caserma “Cap. Pietro Cella”. In questo contesto Giovanardi continua a fare politica, anche con elementi antifascisti locali. Questa sua attività sarà individuata e lo porterà a subire un processo in contumacia da parte del Tribunale Speciale per la difesa dello stato per attività sovversiva. Alla fine del 1935 è inviato alla Compagnia di disciplina di Pizzighettone, dove ritrova Boretti e incontra e conosce il bolognese Marino Mazzetti, futuro combattente antifranchista di Spagna e massimo dirigente italiano nella resistenza parigina durante la Seconda Guerra Mondiale. In conseguenza del recente tentativo di espatrio clandestino di alcuni elementi della detta Compagnia di disciplina, diversi componenti della stessa sono trasferiti a Portoferraio nell’isola d’Elba. In questa località Giovanardi ritrova Boretti e Mazzetti, che, memori dell’evasione da Lipari di Lussu, Rosselli e Nitti del 1929, si propongono di ripeterne le gesta. Questo intendimento è naturalmente accelerato dalle notizie provenienti dalla Spagna nell’estate del 1936, che fanno balenare in loro la speranza di poter affrontare con le armi il fascismo in terra spagnola. A questo scopo prendono contatti con elementi dell’antifascismo isolano, nelle persone di Francesco Puccini di Portoferraio e di Ugo Cardenti di Capoliveri. Incaricano il primo di procurare una barca e il secondo, che pure ha la stessa loro volontà di combattere il fascismo in Spagna, cosa che farà, di procurare un motore con cui equipaggiare il natante e di governarlo nella fuga. Il tutto si perfeziona e la notte del 3 aprile 1937, alle ore tre, i quattro, agevolati dai minori controlli rispetto alle isole di deportazione, si ritrovano presso il luogo dove è nascosta la barca e prendono il largo. La navigazione si svolge felicemente, nonostante il mare tempestoso, poiché i fuggitivi non sono raggiunti né dalla finanza né dalle guardie portuali postesi al loro inseguimento. Dopo un giorno e una notte di navigazione, il 4 aprile del 1937, raggiungono la località corsa di Bastia, dove sono identificati e regolarizzati burocraticamente. Vi rimangono due giorni, dopo di che raggiungono Marsiglia e poi Parigi. Nella capitale francese Giovanardi entra a far parte del direttivo della federazione giovanile comunista italiana e, contemporaneamente, lavora per il locale Soccorso Rosso Internazionale. Anche Eugenio, così come Boretti e Mazzetti, non vede l’ora di recarsi in Spagna, cosa che diventa possibile nel dicembre dello stesso anno. Raggiunto il territorio iberico, si reca ad Albacete, sede delle Brigate Internazionali ed è assegnato, con il nome di “Eugenio Kolt”, alla Brigata “Garibaldi”. Successivamente passa al gruppo di Artiglieria Internazionale “Rosa Luxemburg”, delegato politico nella sezione contraerea denominata D.E.C.A. “Picelli”. In seguito risulta che, sul fronte dell’Ebro, dove è ferito ad un labbro, faccia parte del reparto anticarro della 26ª Divisione ancora con il ruolo di delegato politico. Con questa formazione militare esce di Spagna nel febbraio del 1939. Dopo di che non conosciamo le sue vicende fino a quando si ritrova Eugenio, a metà del 1940, internato nel Campo di Gurs, dove nel frattempo ha rifiutato l’arruolamento forzato nelle compagnie di lavoratori stranieri (CTE). E’ trasferito al Campo di Vernet d’Ariége. Il primo di novembre del 1940, chiede di essere rimpatriato sulla base degli accordi della Commissione Italiana Armistizio con la Francia (CIAF), a condizione che gli vengano condonati, per amnistia, i reati da lui commessi a detta dei fascisti nel passato. L’8 aprile del 1941 rientra in Italia ed è deferito al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, poiché le autorità interessate ritengono amnistiata solo una parte delle pendenze giudiziarie. Il Tribunale Speciale, con sentenza del 27 aprile del 1941, lo condanna a 16 anni di carcere da scontarsi nel reclusorio di S. Gimignano (SI). Nei 45 giorni del governo Badoglio la direzione del carcere non mette in libertà Eugenio, contrariamente alle disposizioni emanate. Egli rimane in prigione fino al 10 giugno del 1944, quando è liberato, assieme ad altri 72 prigionieri politici, per merito di una azione partigiana condotta dagli antifascisti di Colle Val d’Elsa comandati da Roberto Bartolozzi. Nello stesso mese Giovanardi entra a far parte, come responsabile dei GAP di Poggibonsi, fino a quando, in seguito all’avanzata degli alleati nel territorio toscano, si aggrega alla Brigata “Spartaco Lavagnini”, formazione partigiana del Monte Amiata. Con questa unità combattente si porta a Firenze e, nell’agosto del 1944 partecipa alla “disinfestazione” della città liberandola dalla presenza del residuo ciarpame fascista. Dopo il 25 aprile 1945 lavora alla commissione stampa e propaganda del PCI e successivamente è segretario delle Associazioni Italia-RDT e Italia-Bulgaria. Il 7 novembre 1976 riceve dal Consiglio Regionale Lombardo la Medaglia d’Oro in occasione del 40° Anniversario della Guerra Civile Spagnola. Muore a Roma il 22 marzo 1986.

Battaglia dell'Ebro (fino al settembre 1938)
Battaglia dell'Ebro (fino al settembre 1938)
Annotazioni: La maggior parte delle informazioni biografiche sono reperibili in: K1 B45, lombardi e ticinesi per la libertà  in Spagna / Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio ; con la collaborazione del Comitato lombardo dell\\\'Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna ; presentazione di Alessandro Vaia ; saggio introduttivo di Gianfranco Petrillo. - Milano : Vangelista, [1976!. - 206 p. ; 21 cm.. - (Collana di studi e biografie). - [BNI] 779292, pp.109-110 e rielaborate da Augusto Cantaluppi nel suo libro La Ringhera in Spagna, antifascisti milanesi nella guerra civile spagnola (1926-1939)

Annotazioni: La maggioranza delle fonti, relativamente a questo periodo, riportano il conseguimento di tutti i titoli di studio fino alla licenza liceale. àˆ, però, altrettanto certo che egli abbia intrapreso anche gli studi universitari, iscrivendosi all'Università  Cattolica di Milano (MI) (non è specificato il corso di laurea). Questo dato è, inoltre, avallato dalle vicissitudini legate alla denuncia sporta contro di lui dal preside dell'università , padre Agostino Gemelli, per appartenenza al movimento studentesco cattolico antifascista dissidente dei «guelfi». In conseguenza della denuncia viene arrestato e confinato a Ponza. Nel dicembre del 1935 mentre sta scontando la pena è richiamato alle armi ma dopo varie vicissitudini e successive detenzioni, fugge clandestinamente dall'Italia. Di conseguenza, non risulta che entro il periodo precedente alla sua partecipazione alla Guerra di Spagna abbia conseguito il titolo di laurea.

Revisore: Erica Grossi

Annotazioni: Risulta uscito dalla Spagna nel febbraio 1939, da cui pare si rechi nuovamente in Francia, a Parigi.

Revisore: Erica Grossi

Annotazioni: Dalle «Notizie desunte dal fascicolo di esecuzione» della sentenza del T.S. n.197 del 27/04/1941, risulta che egli viene scarcerato dai “partigiani” il 10/06/1944 dalla Casa di Reclusione di S.Gimignano. Detenuto dall’08/04/1941 al 10/06/1944; pena espiata: 3 anni, 2 mesi, 2 giorni. Il T.S.D.S. dichiara, inoltre, con Ordinanza del 20/11/1942, cessata per l’amnistia concessa con R.D. 17/10/1942 n.1156, l’esecuzione della condanna a 2 anni di reclusione e 2000 lire di multa per il reato di espatrio clandestino, determinando la pena complessiva da 16 a 14 anni di reclusione. I reati artt.270 e 272 C.P. sono dichiarati estinti per l’amnistia del D.L.L. 17/11/1945 n.719 del Tribunale Militare Territoriale di Roma con Ordinanza del 05/05/1961. Lo stesso vale per il reato di diserzione, la stessa Ordinanza estingue anche il diritto dell’Erario al recupero delle spese di giustizia.

Revisore: Erica Grossi

Annotazioni: Da pensionato risiede ufficialmente nella frazione di Frattocchie del comune di Marino (RM)

Revisore: Erica Grossi