Giannoni Gino di Giuseppe e Pro Annunziata, nato il 13 agosto 1895 a Santa Croce sull'Arno (Pisa). Minatore, comunista. Arruolato in Marina dal 1914 al 1919. Attivo politicamente nel primo dopoguerra, sospettato di aver partecipato ai fatti di Empoli. Dopo l’avvento del fascismo si trasferisce a Ventimiglia e forse tenta l’espatrio, ma è riportato a Santa Croce e sottoposto nel 1928 a diffida. Nello stesso anno espatria in Francia dove risulta residente prima a Mentone poi ad Arles. Coniugato con Ameriga Fratoni. Il 15 luglio 1931 viene iscritto dal questore di Pisa nel Bollettino delle Ricerche, Supplemento Sovversivi con schedina n.6100 con provvedimento di arresto. Secondo il Consolato italiano di Marsiglia, partecipa insieme a Galliano Panichi nel 1931 all’aggressione del fascista Giovanni Batini presso Salins du Giraud. Nel gennaio del 1933 è residente a Salvagnac (Tarn). Nell'ottobre 1936 accorre in Spagna e viene inquadrato nel Battaglione Garibaldi. Partecipa alle battaglie di Cerro Rojo, Casa de Campo, Pozuelo, Boadilla, Mirabueno, Arganda e Guadalajara. Nella XII Brigata Garibaldi, si impiega come cuciniere nella mensa ufficiali, col grado di sergente. L'11 febbraio 1937 risulta alla base di Albacete e poi inviato a Quintanar de la Repùblica. Nel numero 19 de “Il Garibaldino”, organo del Battaglione Garibaldi, del 7 novembre 1937, appare un ritratto umoristico del volontario scritto da Giacomo Calandrone con lo pseudonimo di Canapino: “Chi lo conosce sotto quel nome? Diremo, allora, per comprendere bene, Bistecca, il sergente Bistecca. E ’ un veterano della lotta antifascista che al fronte si è sempre comportato con molto coraggio. Un giorno uscì dalla trincea per demolire dei tanks fascisti Sul coraggio di Bistecca nessuno dubita. Possiamo allora narrare un piccolo episodio di guerra che fece sorridere l'indimenticabile Guido Picelli. Prima dell’azione di Boadilla del Monte, la prima Compagnia era accantonata nel castello del Duca d’Olmo. Bistecca trovò in un sotterraneo una corazza da guerriero del tempo antico, Una corazza pesantissima che copriva tutto il corpo. — Che ne fai? — Mi proteggerà dalle pallottole fasciste. —Tu scherzi: andava bene ai tempi delle Crociate, in quell’ epoca beata in cui gli uomini si scannavano per decidere se era più cristiano farsi il segno della croce con due o con tre dita...-Mi proteggerà dalle pallottole fasciste ... —Bene. Ma al momento della partenza del fronte, Bistecca era deciso. La corazza era pesantissima e stringeva il corpo… La porto o non la porto? Si decise a d abbandonarla. ma a malincuore, credetelo. Comunque, corazza o no, Bistecca, anche in quel combattimento fu pari alla sua fama, alla fama dei garibaldini. Rientra poi con la 12. Garibaldi sull'Ebro dove rimane ferito al naso da una scheggia. Viene ricoverato in ospedale e poi riesce a ritornare ad Arles dopo essere passato in Francia il 5 febbraio 1939. Qui gestisce un ristorante-pensione dove offre nascondiglio ed aiuto agli antifascisti ed ai partigiani della Resistenza francese fino alla Liberazione, subendo continui arresti. Risulta fra le vittime di guerra di Santa Croce sull'Arno dal libro dei morti della parrocchia della frazione di S. Lorenzo, anche se non sono note le circostanze del decesso.