Lecci Aldo nato il 5 maggio 1900 a Firenze. Panettiere, fabbro, saldatore, comunista bordighista. Nel 1917 aderisce alla Gioventù Socialista a Firenze, successivamente alla sua fondazione nel gennaio 1921, passa al Partito Comunista d’Italia. Per contrastare le azioni degli squadristi assume il comando dei gruppi armati di autodifesa, in particolare ne quartiere di Santa Croce. Nel 1923 per sfuggire alle persecuzioni, emigra in Francia, dove è attivamente sorvegliato dalla polizia italiana, aderendo ai gruppi di lingua italiana del Partito Comunista francese. Nel dibattito interno del Partito sostiene le posizioni del Comitato di Contatto bordighista, fondato nell’aprile 1925 per contrastare le tesi di Gramsci e Togliatti. A seguito di violenti scontri con fascisti italiani a Parigi, è costretto a trasferirsi a Lione, dove lavora come fabbro. Dopo il congresso di Lione del gennaio 1926, che vede la sconfitta della tendenza di Bordiga, in una riunione tempestosa viene espulso dal PCd’I insieme ad altri 16 militanti. Nell’aprile del 1928, nel sobborgo parigino di Pantin, è uno dei principali fondatori della Frazione di Sinistra bordighista, che lo nomina membro del Comitato Centrale. Nel 1929 è espulso dalla Francia e di rifugia in Belgio a Bruxelles. Nel 1930 è espulso anche dal Belgio a seguito dell’occupazione del Consolato italiano a Bruxelles, per protestare contro l’esecuzione di quattro comunisti italiani e sloveni a Basovizza/Bazovica (Trieste). Rientra allora in Francia e diviene responsabile insieme a Carlo Mazzucchelli, della federazione di Lione della Frazione di Sinistra. Nel 1933 rientra clandestinamente in Italia, stabilendo contatti con Bruno Fortichiari e Luigi Repossi (che erano stati gli iniziatori del Comitato di Contatto con Onorato Damen. Non riesce però ad entrare in contatto con Bordiga. Alla fine del 1934 è di nuovo in Francia a Marsiglia, dove dirige la Frazione nella zona sud della Francia e lavora come saldatore nelle acciaierie. Nell’agosto del 1936 insieme a Benjamin (Jacob) Feingold e Turiddu Candoli, suoi compagni nella Frazione, si reca a Barcellona, dove infuria la guerra civile, per cercare di dirimere lo scontro scoppiato tra la maggioranza e la minoranza della Frazione. La maggioranza ritiene la guerra civile spagnola sia uno scontro tra fazioni della borghesia e pertanto è contraria all’invio di volontari. La minoranza ritiene che lo scontro può evolvere un una situazione rivoluzionaria e sostiene la partecipazione di più volontari possibili nella Colonna Internazionale “Lenin” del POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista), partito comunista antistalinista, per sfruttare ogni opportunità rivoluzionaria. Lecci che sostiene le istanze della maggioranza nel corso di numerosi dibattiti, entra in contatto con Juliàn Gorkin del POUM e con gli anarchici, in particolare con Camillo Berneri. Il dibattito si esaurisce nell’ottobre 1936, quando il governo repubblicano ordina la militarizzazione delle milizie, per cui i volontari della Colonna Internazionale Lenin, abbandonano il fronte. Lecci rimane in Spagna sino alla primavera del 1937, quando rientra in Francia a Marsiglia e dirige le sezioni della Frazione di Seyne-sur-Mer e Toulon. A seguito dello scoppio della II Guerra Mondiale, si oppone alle tesi del leader bordighista Ottorino Perrone in Belgio che sostiene “la scomparsa del proletariato durante la guerra” e con Giovanni Bottaioli è il principale animatore della Frazione Italiana a Marsiglia. E’ tra coloro che nel marzo 1945 chiedono con maggior decisione l’espulsione di Perrone dalla Frazione Italiana, quando quest’ultimo aderisce alla Coalizione Antifascista di Bruxelles. Rientra in Italia nel maggio 1945 ed è immediatamente nominato membro del Comitato Centrale del Partito Comunista Internazionalista, che allora conta oltre 2000 iscritti. Segretario della Sezione di Firenze, è tra gli oratori più apprezzati nelle riunioni pubbliche. Nel settembre 1946 è arrestato insieme ad altri internazionalisti toscani a seguito dell’omicidio del marchese Lapo Viviani della Robbia, importante proprietario terriero in Chianti con un passato di segretario fascista, e di cui viene accusato il giovane internazionalista Ilario Filippi, che verrà condannato. Lecci sarà presto prosciolto per l’assoluta mancanza di prove. Nel Partito Comunista Internazionalista Lecci si oppone alla tendenza formata da Bordiga, Perrone e Maffi e nel gennaio 1952 aderisce alla tendenza di Damen che prenderà il nome di “Battaglia Comunista”, di cui sarà uno dei principali esponenti. Rimarrà nel Partito Comunista Internazionalista-Battaglia Comunista sino alla morte avvenuta a Firenze nel febbraio 1974.
Annotazioni: Scheda basata sulla biografia di Philippe Bourrinet pubblicata sul volume Biografias del 36 (Vedi bibliografia)
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