Candoli Turiddu (detto “Alfredo”), nato nel 1900 a Cervia (Ravenna). Cameriere, panettiere, comunista. Chiamato alle armi dal 1917 al 1918, sembra abbia combattuto in Ungheria nell’Armata Rossa costituita nel 1919 durante la rivoluzione bolscevica ungherese da Bèla Kun. Tornato in patria aderisce al Partito Comunista d’Italia, che lo inserisce nei gruppi di autodifesa per contrastare le violenze fasciste. E’ perseguitato sia dai fascisti che dalla polizia. Secondo una informativa del 1922 della Prefettura di Ravenna: “E’ giovane, violento e audace, capacissimo di commettere, in caso di disordini politici, qualsiasi tipo di azione violenta”. Bastonato dai fascisti, arrestato e denunciato per “costituzione di banda ramata” è costretto a fuggire ad Aulla (Massa-Carrara) e poi a Roma, dove riprende la lotta contro il fascismo. Dal 1925 al 1927 lavora a Roma come commesso dell’Ambasciata Russa, dove conosce Lev Kamanev, allora ambasciatore in Italia da gennaio a dicembre 1927. Intorno al 1927-1928 emigra in Svizzera e successivamente in Francia. Militante del PCd’I a Tolone, nel 1931 è espulso dal partito ed entra nella Frazione Italiana della Sinistra Comunista di Marsiglia. Nell’agosto del 1936 insieme a Benjamin (Jacob) Feingold e Aldo Lecci, suoi compagni nella Frazione, si reca a Barcellona, dove infuria la guerra civile, per cercare di dirimere lo scontro scoppiato tra la maggioranza e la minoranza della Frazione. La maggioranza ritiene la guerra civile spagnola sia uno scontro tra fazioni della borghesia e pertanto è contraria all’invio di volontari. La minoranza ritiene che lo scontro può evolvere in una situazione rivoluzionaria e sostiene la partecipazione di più volontari possibili nella Colonna Internazionale “Lenin” del POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista), partito comunista antistalinista, per sfruttare ogni opportunità rivoluzionaria. L’obiettivo del gruppo è quello di tentare di ricomporre la frattura con la minoranza e di riorientare la linea del POUM o se non possibile rompere con loro. Il tentativo è del tutto infruttuoso, perché la minoranza rifiuta di rompere col POUM. Il dibattito si esaurisce nell’ottobre 1936, quando il governo repubblicano ordina la militarizzazione delle milizie, per cui i volontari della Colonna Internazionale Lenin, abbandonano il fronte. Durante la II Guerra Mondiale Candoli è membro del Comitato Esecutivo della Frazione, proseguendo il lavoro politico della stessa contro la guerra. Tra il 1940 ed il 1943, ospita Jacob Feingold prima che quest’ultimo venga arrestato dalla Gestapo e condotto al campo di sterminio di Birkenau. Rientra in Italia nel 1946 ed è attivo militante del Partito Comunista Internazionalista. A seguito della scissione del 1952, segue la tendenza Programma Comunista di Amedeo Bordiga e Bruno Maffi. Muore a Cervia (Ravenna) il 30 marzo 1983.
Annotazioni: Scheda basata sulla biografia di Philippe Bourrinet per il volume Biografias del 36 (Vedi Bibliografia)
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