Cimadori Alfredo di Tommaso e Codeli Vincenza, nato il 13 gennaio 1885 a Buie d’Istria a Pola (oggi in Croazia). Commerciante, socialista. Iscritto al PSI nel periodo precedente alla I guerra mondiale. Partecipa alla I guerra mondiale come volontario in una unità di Carabinieri. Aderisce al Partito Socialista e tesse rapporti con Leonida Bissolati. Nel periodo seguente alla guerra, negli anni 1919-1923 si occupa di trasporti di merce su camion, tra Milano, Trieste e la Jugoslavia. A Partire dal 1923 inizia a lavorare per la società di viaggi “Urania” che dal 1927 al 1932 lo impiega come ispettore degli Hotel affittati dalla società a Grado, Merano e San Remo. Nell’estate del 1930 si collega con il tramite di Ernesto Rossi e Angelo Adam alla rete clandestina di Giustizia e Libertà. Trasferitosi a Parigi, nell’autunno del 1931 un emissario parigino di Giustizia e Libertà, Enrico Brichetti, lo avvicina e concorda con lui l’impegno di fungere da referente di GL per la ricostruzione del movimento a Trieste. Essendo Brichetti divenuto un confidente dell’OVRA, fa arrestare Cimadori, che accetta in cambio della propria libertà di collaborare con la polizia alla caduta della rete di Giustizia e Libertà. Come prima azione viene inviato a Basilea ed a Innsbruck per verificare un progetto degli oppositori antifascisti che prevede di violare lo spazio aereo italiano. Poi agisce a Trieste come agente provocatore, coinvolgendo il giellista Adam nella preparazione di un attentato dinamitardo a Fiume, progetto che si conclude con numerosi arresti. Si sposta poi in Francia dove avvia come copertura un commercio di banane e arance e successivamente di compra-vendita di automobili. Nel 1935 e 1936 è in Germania, da dove allo scoppio della guerra civile, giunge in Spagna, facendosi passare per internazionalista, nell’intento di proseguire la sua attività di informatore. Si lega all’ingegnere repubblicano Giobbe Giopp, tecnico di esplosivi che lo coinvolge in una missione speciale, un’azione bellica destinata all’affondamento con mine subacquee di navi militari ancorate a Ceuta, un porto spagnolo sul lato marocchino dello stretto di Gibilterra controllato dai franchisti, ottenendo l’autorizzazione ed il finanziamento dal ministro della Marina e dell’Aviazione, il socialista Indalecio Prieto. Il progetto prevede la massima segretezza. Le mine dovrebbero essere costruite nell'arsenale repubblicano della Marina a Cartagena. Oltre Giopp e Alfredo Cimadori la squadra è composta dagli anarchici Umberto Tommasini e Giovanni Fontana. La pericolosa operazione non viene portata a termine perché il gruppo viene intercettato da un posto di blocco della Guardia d’Assalto ad Altea, vicino Alicante, e incarcerato a Valencia il 20 gennaio 1937 nell’ex convento di Santa Ursula, con l’accusa di spionaggio degli impianti militari e gli arsenali di Cartagena. Nella vettura vengono rinvenuti componenti atti a fabbricare bombe tra cui alcuni percussori e timer di innesco, nonché carte topografiche della Spagna e del Portogallo. I fermati vengono sottoposti a stringenti interrogatori con minacce di morte da parte della polizia repubblicana. Cimadori è in possesso di una carta d’identità francese e di una tessera del Partito Socialista Italiano. Nell’interrogatorio ammette di essere stato in Germania ad Amburgo prima di arrivare in Spagna, ma giustifica questa presenza con l’intento di acquistare motoscafi da utilizzare in azioni di guerra in Spagna contro i tedeschi e gli italiani. Poi chiede un colloquio con il ministro Prieto che a suo dire potrebbe discolparlo. Sulle ragioni di questo arresto esistono varie interpretazioni; tutte si riferiscono in ogni modo ai contrasti esistenti, anche a livello governativo, fra le varie componenti del fronte repubblicano, in particolare tra il primo ministro Largo Caballero e Indalecio Prieto. In alternativa è anche possibile un intervento dei servizi segreti italiani informati dell’operazione da Cimadori. Tommasini riesce ad evadere ma su richiesta della CNT/FAI, rientra in carcere per consentire in proseguimento delle trattative per liberare l'intero gruppo gestite dall'anarchico Garcia Oliver, Ministero della Giustizia con il Ministro socialista degli Interni Angel Galarza. Liberato finalmente alla fine di marzo, prima della conclusione dell’istruttoria, per intervento del Presidente del Consiglio Largo Caballero e del Ministro dell’Interno Angel Galarza, Cimadori rientra in Francia per poi tornare a Fiume, da dove prosegue in viaggi attraverso l’Italia, Francia e Svizzera, sempre con finalità spionistiche. In Francia è arrestato per spionaggio e internato nel campo di Gurs, dove dopo l’occupazione tedesca è localizzato dalla Commissione Italiana per l’Armistizio. Rimpatriato si stabilisce a Fiume dove riprende i contatti con la polizia politica che ne ottiene la cancellazione dalla Rubrica di Frontiera in cui era stato inserito. Deportato dai tedeschi per motivi ignoti nel campo di Flossenburg in Baviera il 21 dicembre 1944, vi muore il 2 febbraio 1945. Nel 1946 le autorità italiane, ignare della morte avvenuta in Germania, lo includono nella lista dei collaboratori dell’OVRA.
Annotazioni: Un dossier completo su Cimadori e le sue vicende in Spagna è reperibile in RGASPI F.545. Op. 6. D.515
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