Baldassarre Londero nato il 6 gennaio 1893, a Gyor in Ungheria (allora parte dell’Impero Austro-Ungarico). Chimico, anarchico. Rientrato in Italia in data ignota, si iscrive nel 1924 ai sindacati fascisti, dai quali si allontana l’anno successivo per rivalità personali. Coinvolto in una misteriosa serie di attentati sedicenti patriottici ai danni di monumenti dedicati ad illustri personalità della precedente amministrazione austriaca dell’Alto Adige, è sottoposto a processo solo per essere prosciolto da ogni accusa, grazie al probabile interessamento della Direzione Generale di Pubblica Sicurezza, a favore della quale egli svolge sino al gennaio 1927 la funzione di informatore. Stabilitosi in Libia Londero, divenuto nel frattempo fascista dissidente, viene a suo dire avvicinato da alcune non meglio identificate personalità legate ad Italo Balbo, che tentano di coinvolgerlo in un complotto volto a detronizzare il re e ad instaurare un regime repubblicano; egli accetta in un primo momento l’incarico, ma solo per denunciare in seguito la cospirazione direttamente al sovrano, subendo per tutta ricompensa il 26 luglio 1927 una condanna a cinque anni di confino, da scontare a Lipari. Durante la sua permanenza nell’isola Londero matura sentimenti di netta opposizione al regime, legandosi a profonda amicizia con alcuni deportati, tra i quali spiccano l’anarchico originario di Carrara Gino Bibbi ed il bolognese Assunto Zamboni (fratello del quindicenne Anteo, che l’anno precedente era stato selvaggiamente linciato dalla folla fascista per aver tentato di uccidere Mussolini), ma guadagnandosi al contempo la diffidenza di altri membri preminenti della colonia, quali ad esempio Carlo Rosselli ed Emilio Lussu, oltre ai comunisti, che lo ritengono null’altro che un agente provocatore. Viene infine liberato il 12 agosto 1931, a quanto pare per intercessione dell’influente prelato vaticano Pietro Tacchi-Venturi (e forse anche dello stesso sovrano) presso il capo del governo. Espatriato clandestinamente in Svizzera nel settembre dello stesso anno, Londero non mette affatto da parte i rancori accumulati, dedicandosi anzi alacremente alla causa dell’antifascismo assieme a Bibbi e Zamboni e contando sul patrocinio di Randolfo Pacciardi, autorevole fuoriuscito repubblicano stabilitosi a Lugano. La strategia messa a punto dal quartetto si articola in due distinte iniziative, l’una tendente direttamente al tirannicidio, da realizzarsi tramite un attacco aereo in piena regola alla residenza del duce a Villa Torlonia, mentre la seconda, dal carattere nettamente meno radicale, ma di più semplice realizzazione, prevede la pubblicazione, in concomitanza con il decennale della marcia su Roma, di un volume scandalistico redatto con Assunto Zamboni, che per mezzo di documenti compromettenti svelasse tra le altre le attività illecite di Arnaldo Mussolini e del capo della polizia Arturo Bocchini nel depistaggio sul caso di Gino Girolimoni, accusato ingiustamente di 5 omicidi rimasti irrisolti e dell’ amante di Bocchini Bice Pupeschi, che era stata in precedenza l’amante di Londero. Ai fini della realizzazione del primo dei progetti indicati, Londero si trasferisce in compagnia dei due inseparabili amici a Madrid, con l’obiettivo di conseguire la patente di pilotaggio presso l’aerodromo di Getafe, alle porte della città. Ottenuto il brevetto, Londero rimane nella capitale spagnola, ove inizia a dedicarsi agli esperimenti chimici all’interno dei locali dell’Istituto di Fisica e Chimica della Fondazione Rockefeller assieme alla moglie, l’austriaca Anna Müller, con il proposito di confezionare gli ordigni necessari all’ardita impresa aviatoria in preparazione. A settembre del 1932 viene tuttavia arrestato per possesso di esplosivi, imputazione a cui si aggiunge ben presto una richiesta di estradizione per tentata estorsione fatta pervenire alla giustizia spagnola dalle autorità italiane. In questa occasione si manifesta per la prima volta in maniera netta quella discordanza di giudizi al suo riguardo all’interno del campo antifascista che lo avrebbe poi accompagnato per tutti gli anni a venire, in quanto egli viene pesantemente attaccato, riesumando la vecchia accusa di essere un agente provocatore, dal repubblicano Aurelio Natoli, mentre da Parigi l’anarchico lodigiano Camillo Berneri non esita a prenderne energicamente le difese. La richiesta di estradizione viene alla fine negata ed Londero rilasciato. Egli prende allora in affitto la fabbrica di estratti vegetali «Industria Valenciana Productos Agrícolas Vital», ubicata nella località portuale di Gandia, a sud di Valencia, ove l’amico Bibbi lo raggiunge nel 1934. La fabbrica viene sorvegliata poiché si sospetta che essa sia un semplice paravento al riparo del quale si svolgono esperimenti finalizzati al confezionamento di esplosivi. A Gandia Londero mette su famiglia con Pilar Lamazares, una giovane spagnola conosciuta a Madrid che il 17 marzo 1935 gli dà un figlio chiamato Demetrio Pablo. A seguito dello scoppio della guerra civile Londero, dopo tre mesi di silenzio, riappare nel mese di ottobre nell’ambasciata spagnola a Parigi; ha preso il nome di Demetrio Montero e porta con sé una grande quantità di titoli di imprese spagnole con l’autorizzazione del ministro dell’Interno, il socialista Ángel Galarza, e del Direttore Generale della Sicurezza Manuel Muñoz; il chimico è diventato infatti uomo di fiducia di Galarza e per suo incarico si occupa di portare al sicuro in Francia oro, argento e gioielli sequestrati nella banca di Spagna e in abitazioni private a Madrid. Bibbi, venuto a conoscenza dei traffici, fa arrestare l’ormai ex amico dagli anarchici di Barcellona mentre questi si accinge a portare in Francia una nuova valigia di preziosi, costringendolo a consegnare le credenziali per il recupero del tesoro versato in Francia in viaggi precedenti dietro la promessa della libertà. A questo punto Londero viene rilasciato ed accompagnato verso la frontiera. Durante il tragitto il 6, il 9 o, più probabilmente, il 7 novembre 1936 egli viene infine assassinato dalle «Patrullas de Control» anarchiche, guidate da Francisco Bellver Molins, nella località di Prat de Llobregat, nei pressi dell’attuale aeroporto di Barcellona, oppure, secondo altre fonti, in un punto imprecisato nei pressi del confine francese. Secondo Ernesto Rossi invece Londero viene fatto assassinare per ordine del capo della polizia Bocchini per questioni riconducibili a Bice Pupeschi.
Annotazioni: Scheda basata sulle ricerche di Saverio Werther Pechar. (vedi bibliografia)
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