Garruti Giovanni Spartaco di Giulio e Castagna Amedea Cinzia, nato a Mantova il 10 maggio 1911. Di professione barbiere. Frequenta le classi elementari. Personaggio controverso, nipote di quel Pietro Garuti reduce delle giornate rosse mantovane del 1919 e volontario nella Sezione Italiana della Colonna “Ascaso”. Giovanni Spartaco Garruti, parte da Mantova nel 1917 ed emigra munito di regolare passaporto, con i genitori ed i fratelli Agide e Gaetano, a Buenos Aires in Argentina, che lascia solo per periodi lavorativi negli Stati Uniti, Cile ed altri paesi. Nel 1919 si stabilisce in Argentina continuando a viaggiare. Nell’aprile 1931 compie un viaggio in Italia dove afferma di essersi iscritto alla Federazione Giovanile Comunista, ma riparte nell’agosto per lavorare in Portogallo. Nel 1932 si stabilisce in Spagna a Barcellona, censito come artista, dove lo sorprende lo scoppio della guerra civile. A questo punto si arruola nelle milizie repubblicane, a suo dire non per convinzione politica, ma per salvare dalle violenze del momento la moglie spagnola Delia Vazquez, nata a Orense il 31 dicembre 1908. Tale adesione sarebbe durata poco, perché divenuto sospetto le sue idee politiche, è arrestato nell’ottobre 1936 e detenuto fino al 18 dicembre dello stesso anno. In questo periodo di detenzione giunge in Spagna lo zio Pietro Garuti nel novembre 1936 che fa pubblicare sul giornale “Giustizia e Libertà” un appello per avere notizie dei due nipoti in Spagna, Giovanni Garruti e Spartaco Guerresi (di quest’ultimo non è reperibile alcuna notizia). Uscito di prigione Giovanni Garruti si iscrive al Partito Socialista Italiano ed alla sezione di Barcellona ed alla LIDU (Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo). Il 14 giugno 1937 è inserito nel Bollettino delle Ricerche e nella Rubrica di Frontiera come antifascista da arrestare. Nell’agosto del 1937 recupera il passaporto e rientra in Francia con la moglie e lo troviamo a Nizza nel dicembre e poi nel luglio 1938 a Parigi, dove risiede al numero 4 di Rue Elysèe del Beaux Arts. La supposta pericolosità politica è segnalata da un dispaccio consolare del giugno 1939 che afferma che ”Il sovversivo Spartaco Garuti residente a Parigi lavora al ristorante “Barcellona” saltuariamente come cantante, assistito dalla moglie che invece vi lavora stabilmente. Presso di lui si riuniscono vari socialisti estremisti italiani, fra i quali primeggia il noto Nenni. In recenti riunioni si sarebbe parlato di attentati al Duce di circa 300 italiani sovversivi tra i quali scegliere coloro che dovrebbero recarsi in Italia a compiere degli attentati”. Il 29 ottobre 1939 le autorità consolari italiane comunicano di aver scoperto che “il connazionale Garruti o Garutti Spartaco oltre ad avere raggiunto il grado di capitano nelle Brigate Internazionali prestò anche sevizio nel controspionaggio prima presso la polizia e poi presso il SIM (Servizio Informazioni Militare)”. Garuti lascia comunque sia il Partito Socialista che la LIDU. Impiegato alla radio francese allo scoppio della guerra chiede di rientrare in Italia, ma al consolato gli consigliano di rimanere in Francia. Le autorità francesi gli chiedono di firmare una dichiarazione di lealtà ed avendo lui rifiutato è internato in un campo di raccolta a Bordeaux con altri spagnoli e austriaci. Fuggito dal campo sin reca a Tolosa dove si mette sotto la protezione della Croce Rossa. Tornato a Parigi si reca al consolato italiano per regolarizzare la sua posizione soprattutto in funzione della leva militare. Anche se fa ampia sottomissione al governo italiano, non rientra in Italia ed il suo dossier rimane aperto, mentre proseguono le ricerche sul suo operato in Spagna. Alla fine del 1942 le autorità italiane sembrano disposte ad accordare il perdono ed accettare che Garruti sia stato vittima delle circostanze e costretto ad arruolarsi tra i repubblicani per sopravvivere. Il perdono comunque non arriva e ancora nel 1943, sono in corso ricerche per meglio definire le responsabilità di Garutti in Spagna. Non vi sono altre notizie su questo singolare personaggio. Va specificato che ad oggi non sono stati trovati in Spagna documenti che possano chiarire il ruolo da lui svolto a Barcellona.
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