Brichetti Enrico, nato nel 1897 a Corteno Golgi (Brescia). Militare, socialista. Ancora diciassettenne, allo scoppio delle prima guerra mondiale, interrompe gli studi per accorrere in Francia nella Legione Garibaldina, dove combatte nelle Argonne, assistendo al sacrificio di Costante e Bruno Garibaldi. Sciolta la legione, nel 1915 si arruola volontario come artigliere di montagna e sul Pasubio riceve un encomio solenne. Uscito sottotenente dalla scuola militare di Modena, è assegnato al 2°reggimento granatieri e partito per il fronte, partecipa alla battaglia del Carso, al ripiegamento, alla resistenza e alla riscossa sul Piave. Al momento dell'annuncio della Vittoria si trova in ospedale, ma venuto a conoscenza che la Brigata Granatieri di Sardegna sta raggiungendo Fiume, accolta dalla popolazione delirante di gioia, Brichetti, ancora febbricitante, decide di raggiungerla. La Commissione Interalleata fa però allontanare le truppe italiane dalla città. Brichetti s'accorda con altri sei ufficiali il 28 agosto 1919 di riorganizzare a Ronchi le truppe allontanate, e insieme di riconquistare Fiume per riunirla alla madrepatria. Poi invitano D'Annunzio a mettersi a capo della "Marcia" che riconquista la città. Dannunziano-repubblicano è a Brescia tra i promotori degli Arditi del Popolo che si oppongono agli squadristi e poi del movimento antifascista Italia Libera. Nel marzo 1931, recatosi in Francia, ritrova l’amico d’infanzia Camillo Berneri e diviene intimo dei repubblicani Facchinetti e Schiavetti. Inviato in Italia nell’autunno 1931 dalla sezione parigina della Giovane Italia come corriere clandestino per organizzare una rete cospirativa nel Trentino, nella Venezia-Giulia, in Lombardia e nell’Emilia, viene individuato alla frontiera, pedinato ed infine arrestato il 7 dicembre 1931. Interrogato accetta di barattare la libertà con la disponibilità a divenire un informatore dell’OVRA. Rientrato in Francia inizia a produrre relazioni sull’attività antifascista. Nell’agosto del 1935 guida la confluenza della sezione parigina del Partito Repubblicano nell’Azione Repubblicana e Socialista, operando poi per avvicinare l’ARS a GL e mantenerla estranea al PCI, come da direttive ricevute da Roma. Nell’inverno 1935-36 collabora all’ “Avanti!”, propugnando la massima intransigenza nella lotta antifascista e anticapitalista. Carlo Rosselli lo segnala ai compagni come elemento sospetto, ma non si riesce a smascherarlo. Per certo Brichetti raggiunge la Spagna arruolandosi nelle truppe repubblicane e sostituendo proprio Rosselli nel marzo 1937 al comando del Gruppo Matteotti, unità creatasi dopo lo scioglimento della Sezione Italiana di Carlo Rosselli e Camillo Berneri e che riunisce i socialisti che accettano la militarizzazione delle colonne dei miliziani. Riannodato l’antico rapporto con Berneri (che a maggio sarà assassinato a Barcellona), gli indirizza dal fronte messaggi improntati al più coerenteantifascismo, Aldo Garosci così lo descrive nell’articolo pubblicato sul settimanale “Giustizia e Libertà” il 23 aprile 1937: “…avvolto nel suo mantellone con il berretto garibaldino e gli occhiali. E’ un ufficiale grave e pensieroso, preoccupato delle qualità del rancio e delle pulizia delle armi, meticoloso e pignolo nei dettagli, dell’andamento della vita di campo e di caserma. Ma quando nelle su tenda Brichetti riposa e discorre, tolti gli occhiali, allora il suo volto appare ringiovanito, e leggermente sognatore: si può scorgervi il segno di quella passione ch’egli dice con un sorriso “donchisciottesca” che lo sorresse sempre nella dedizione leale e totale ai suoi ideali: passione per l’alta e rigida integrità morale della vita”. Esce dalla Spagna il data ignota con una buona reputazione di militanza ed intensificando il suo lavoro politico, riesce a fugare ogni ombra sul proprio operato. A Parigi il suo doppio gioco viene scoperto casualmente da Garosci e Lussu, quando un plico sequestrato dalla polizia francese ad un agente fascista, contiene un suo rapporto autografo. Arrestato dalla polizia parigina insieme alla moglie che fungeva da corriere per l’Italia. viene espulso dalla Francia. Rientrato in Italia riceve un attestato del governo che gli estende le provvidenze concesse ai legionari fiumani, dalla quali era stato escluso come esule politico. Nel 1940, arruolatosi allo scoppio della seconda guerra mondiale, con il grado di capitano è inviato sul fronte albanese e dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, dopo dolorose vicende, da Tirana, il Brichetti è internato in Germania nel lager di Wietzendorf (Bassa Sassonia. Ancora nel novembre 1943, la moglie riceve il mensile elargito dalla polizia politica agli informatori. Nel 1946 il suo nome risulta nella lista pubblicata degli informatori dell’OVRA. Dopo il rimpatrio, peregrina per la penisola per motivi professionali, prima a Milano, poi a Napoli e infine a Sassari, accattivandosi simpatie ed amicizie. Colpito da una malattia incurabile, torna a Brescia dove muore nel 1963.
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