Gramsci Gennaro detto «Nannaro» di Francesco («Ciccillo») e Giuseppina («Peppina») Marcias, nato il 22 luglio 1884 a Ghilarza (Oristano). Impiegato, comunista, poi anarchico. Il padre (1860-1937), figlio di un colonnello della gendarmeria borbonica, nasce a Gaeta da una famiglia di origine albanese, trasferitasi nel Regno delle Due Sicilie dopo la rivoluzione greca del 1821. Nel 1881 Francesco vince un concorso nell’amministrazione statale e giunge in Sardegna, a Ghilarza, per dirigere il locale ufficio del catasto. Due anni dopo, nel 1883, sposa Giuseppina Marcias che gli dà il primogenito Gennaro. Successivamente la famiglia si trasferisce ad Ales (Oristano) dove nascono i figli Grazietta (1887-1962), Emma (1889-1920) ed Antonio (1891-1937). Nell'autunno del 1891 Francesco diviene responsabile dell'Ufficio del Registro di Sòrgono (Nuoro) centro amministrativo della Barbagia e i Gramsci traslocano nel paese. Qui nascono altri tre figli: Mario (1893-1945), Teresina (1895-1976) e Carlo (1897-1968). Infine nel 1898 la famiglia rientra a Ghilarza e lì fissa la dimora definitiva. Nell’agosto del 1898 Francesco è arrestato con l’accusa di peculato e concussione e condannato a cinque anni e otto mesi di reclusione che sconta a Gaeta. La moglie ed i figli, caduti in completa miseria dopo l’arresto del capofamiglia, tornano a Ghilarza (Oristano), dove abitano alcuni parenti di Peppina Marcias. Gennaro Gramsci dopo gli studi lavora a Ghilarza nell’ufficio tecnico catastale dove si avvicina al movimento socialista. Chiamato alle armi svolge il servizio militare inizialmente a Torino, Dalla città dove è militare, Gennaro invia al fratello Antonio l’"Avanti" che il fratello legge per la prima volta negli anni ginnasiali. Successivamente partecipa alla Prima guerra mondiale, combattendo in trincea per tre anni e raggiungendo il grado di sergente maggiore. Al termine del servizio militare, Gennaro trova lavoro a Cagliari come contabile in una fabbrica di ghiaccio e Antonio lo raggiunge per proseguire gli studi e frequentare il liceo. Gennaro è cassiere della Camera del Lavoro di Cagliari e diventa segretario della sezione socialista. Nel 1922 si Gennaro si allontana da Cagliari, stabilendosi a Roma, poi a Milano, per raggiungere infine il fratello a Torino con, lavora come operaio. Il fratello Antonio gli affida il ruolo di amministratore de “L’Ordine Nuovo” il quotidiano del neo costituito Partito Comunista d’Italia. Nel 1922 Gennaro è aggredito e ferito dai fascisti nella sede del giornale. Da una relazione di Gennaro con una ragazza torinese nasce la figlia Mea che viene riconosciuta su pressioni del fratello Antonio. Allo scioglimento dei partiti dopo il delitto Matteotti, Gennaro emigra in Francia, Inghilterra e poi in Unione Sovietica con il fratello Antonio. Il 9 marzo 1923 è colpito da mandato di cattura del Tribunale di Torino per omessa denunzia di armi e mancata consegna di esplosivi, ma alla fine viene assolto. Nell’aprile 1930 è a Seraing-sur-Meuse (Liegi), proveniente dall’Argentina e chiede al console italiano un passaporto per visitare i parenti in Sardegna. Il console informa le autorità italiane che secondo lui è arrivato per coordinare le associazioni sovversive e antifasciste. Sotto sorveglianza nel maggio 1930 rientra da Chiasso in Italia. Il 25 giugno giunge a Ghilarza e il 17 luglio parte da Roma verso Turi (Bari), dove è detenuto il fratello Antonio. Su richiesta del prefetto di Bari viene rintracciato, pedinato e scortato a destinazione. Incontra il fratello due volte nel giugno e luglio 1930. andandolo a trovare in carcere. In tali occasioni Gennaro è incaricato da Togliatti di indagare l’opinione di Antonio sulla spaccatura del gruppo dirigente e dell’espulsione dal Partito Comunista d’Italia degli oppositori Leonetti, Tresso e Ravazzoli, nonchè quella di Tasca e Bordiga. Secondo quanto riferirà in seguito Gennaro Gramsci al biografo di Antonio Gramsci, Giuseppe Fiori, il fratello critica la linea del Partito che porta all’espulsione degli oppositori. Gennaro decide di non riferire questa posizione di Antonio e riferisce invece a Togliatti un totale allineamento di Antonio alla linea di Partito al fine di evitare la sua espulsione dal Partito Comunista. Ovviamente non vi sono prove documentali di questa presa di posizione di Antonio Gramsci, se non la testimonianza del fratello, che non è stata mai accettata dal Partito Comunista. Il 27 luglio Gennaro esce dall’Italia da Como, ma è espulso dalla Francia perchè privo di mezzi di sussistenza. Il 29 luglio 1931 è iscritto nel Bollettino delle Ricerche come comunista pericoloso da fermare, perquisire e tradurre a Cagliari. A questo punto le notizie sulla vita di Gennaro Gramsci diventano più incerte. Ad questo punto Gennaro abbandona il Partito Comunista e si avvicina a posizioni libertarie. Dal suo fascicolo del Casellario Politico centrale risulta che verso il novembre 1933, se non prima, si trova (probabilmente per breve tempo) a Barcellona (con tutta probabilità si era recato in Spagna per cercarvi un lavoro) e che si era poi stabilito a Bilbao passando da Gibilterra, dove aveva chiesto un sussidio al consolato, rimanendo in quella città fino alla metà del 1934. Rientrato in Francia, lavora come impiegato in una miniera. Torna in Spagna allo scoppio della guerra civile spagnola in data sconosciuta, e, come indicato da Giuseppe Fiori nella sua “Vita di Antonio Gramsci”, Gennaro torna a Bilbao per arruolarsi in una formazione anarchica non identificata. Pietro Pavanin in RGASPI. F. 545. op. 6. D. 495 esclude che abbia fatto parte delle Brigate Internazionali, per cui è plausibile la militanza in una formazione anarchica. Uscito dalla Spagna al ritiro dei volontari internazionali, il suo nome è riportato in un elenco riservato inviato al Ministero dell’Interno nell’aprile 1939, dove Gennaro risulta tra i 117 militanti del gruppo anarchico “Libertà o Morte” trattenuti nel campo francese di Argelès-sur-Mer. In un ulteriore documento del luglio 1939 inviato in Unione Sovietica e conservato al RGASPI di Mosca, Gennaro è incluso in un elenco di internati ritenuti politicamente molto sospetti in quanto non comunisti. Ulteriore conferma della sua attività di combattente in Spagna ci viene dalla dichiarazione del volontario Guido Berard di Pinerolo (Torino), che arrestato al rientro in Italia il 7 aprile del 1940 rilascia alle autorità italiane, una lunghissima e circostanziata dichiarazione in cui identifica altri 75 combattenti italiani, della Brigata Garibaldi e di altre formazioni, tra cui Gennaro Gramsci. La presenza in Spagna è stata confermata anche dalla figlia Edmea che l’aveva appresa dal padre. Gennaro rientra in Italia a Roma in data ignota, alla caduta del fascismo o dopo la fine della guerra mondiale, e lavora per molti anni in una farmacia della Garbatella continuando la militanza anarchica nell’organizzazione romana. Muore a Roma dopo essere stato investito da un'automobile. il 30 ottobre 1965 (secondo altra fonte nel 1964).
Annotazioni: Scheda biografica che include notizie tratte da Biscione F. M., Gramsci maggio-novembre 1930, IGS Italia. Seminario sulla storia dei Quaderni del carcere terzo incontro - 8 marzo 2013, pp. 1-2 Fosco Dinucci, Scritti di lotta, Edizioni Gramsci, Livorno 1977
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