Quinto Battistatta, di Camillo e Settima Odorizzi, nato a Povo (Trento) il 23 luglio 1910. Comunista. Di professione fabbro e meccanico. Frequenta la scuola fino alla quinta elementare e due anni di istituti tecnici. La famiglia Battistatta durante la Prima Guerra Mondiale è internata in Moravia presso Brno, una località dove furono sfollate molte famiglie di Trento. Al ritorno abita nei pressi di Ponte Cornicchio, a Trento, sopra La Busa del fiume Fersina. Questo quartiere, come ci ricorda Renzo Francescotti, è sempre stato popolare e di sinistra, un quartiere rosso come Piedicastello, le Androne e S. Martino. Fra i compagni che frequenta ci sono nomi importanti dell'antifascismo come Fortunato Pedrolli, panettiere. La Gina e Valentino Stolfi tipografo, con la sua inseparabile bicicletta pitturata di rosso che conserva anche nel dopoguerra e la Giulia Bonatta che nel 1909, nella redazione del Popolo, aveva assistito agli scontri verbali fra Cesare Battisti e Benito Mussolini. In particolare era amico dei fratelli Tullio e Guido Tomasi che frequentavano la Busa pur essendo della Cervara. Fin dal 1931 è iscritto al Partito Comunista d'Italia. Il 30 ottobre 1930, forse per esigenze di lavoro, ma molto probabilmente perché minacciato dalla polizia fascista, espatria in Belgio dove Fin dal 1931 si iscrive al Partito Comunista d'Italia, lavorando nel 1933-34 alla ricostruzione politica dei gruppi degli italiani immigrati. Responsabile per il Partito del bacino di Charleroi, poi del Centro e infine di Liegi. Nel 1934 è chiamato alla direzione della sottosezione italiana del Partito Comunista belga. Entra in Spagna passando i Pirenei il 4 febbraio 1937 e si distingue nella lotta accanto ai repubblicani spagnoli. Inabile al servizio al fronte per la mancanza delle dita di una mano, è responsabile politico della caserma Salamanca di Albacete. Nell'estate del 1937 parla alla radio repubblicana spagnola alle dirette dipendenze dell'ispettore generale delle Brigate Internazionali Luigi Longo. Il suo prestigio cresce e dal 20 novembre 1937 è Commissario politico della Brigata Garibaldi, incarico che manterrà fino al 18 marzo 1938. Opera e combatte a Fuentes de Ebro, Estremadura e a Caspe. In un suo rapporto sui fatti che si concluderanno tragicamente per lui, scrive:” L’oscurità della notte è squarciata dalle luci di centinaia di razzie di bengala, lanciati dai fascisti per segnalare all’artiglieria le loro posizioni…Il nemico ha occupato Caspe. C’è molta tristezza in noi per la perdita della cittadina, che è pure un importante centro di comunicazioni stradali. Ma non potevamo resistere oltre. I nostri due battaglioni avevano affrontato il combattimento, dopo un lunghissimo viaggio, senza poter contare su esercizi di trasmissione, di sanità e d’intendenza Anche le munizioni erano giunte con molto ritardo e si dovevano evacuare i feriti con mezzi di fortuna… Ora abbiamo preso posizione lungo il fiume Guadalupe. La lotta svolge su un fronte di circa quindici chilometri, tra i nostri soldati, mel armati e senza appoggio di artiglieria e di aviazione, e numerose formazioni fasciste, che hanno alle spalle le potenti artiglierie tedesche ed italiane e dispongono di molti aeroplani e carri armati. Enorme il settore affidato alla nostra difesa: ogni garibaldino deve controllare almeno cento metri di terreno: Fortunatamente ieri sono arrivati i nostru due altri battaglioni. Abbiamo portato subito in linea il terzo, appena in tempo per fronteggiare un poderoso attacco nemico. La brigata è così schierata: il primo battaglione occupa le colline al lato della strada che da Maella porta a Caspe: alla sua sinistra il quarto è attestato su quota 202, a nord della ferrovia Saragozza-Barcellona, mentre il terzo difende la zona tra i fiumi Guadalupe de Ebro, la più delicata in quanto offre al nemico possibilità di facile penetrazione…” Dopo la rottura del fronte, come riporta un documento del Corpo Volontario Italiano fascista, Battistatta durante la battaglia di Gandesa, viene catturato dalle truppe fasciste e subito passato per le armi, all’età di 27 anni. Con lui c’è anche Filippo Valle che nel libro di Francescotti ricorda: “A Gandesa, vicino a Mora dell'Ebro, ci stavamo ritirando per la campagna. Battistatta arrivò assieme a un Maggiore spagnolo, sopra una macchina. Ma a un crocevia i fascisti che erano avanzati fino lì, li bloccarono e li fucilarono poco dopo.” Questo episodio e la figura di Battistatta saranno ricordati anche da Luigi Longo in un articolo sull'Unità del 23 marzo 1949. Una straordinaria lettera del 1947, anche questa riportata da Francescotti, inviata al fratello Guido, dall'amica parigina Augustine Caustet, riporta la notizia della sua morte e al tempo stesso ne descrive il ritratto: "[…] Il vostro fratello Quinto è stato fatto prigioniero dai franchisti, e siccome era Commissario politico non gliela hanno perdonata. Ci hanno detto che li passavano tutti per le armi, banditi purché la paghino un giorno! Ne abbiamo molto sofferto: lo conoscevamo bene e lo stimavamo ancor di più. Ogni volta che veniva a Parigi lo ospitavamo. Come sapete certamente viveva in Belgio e non in Francia. Veniva di tanto in tanto a Parigi. Il periodo più lungo che vi ha passato è stato di un mese, proprio prima della sua partenza per la Spagna. Ci ha lasciato la valigia con alcuni oggetti personali che vi faremo avere. Era stimato da tutti, irreprensibile e dotato di una intelligenza superiore. Per nostra comune disgrazia, molti, troppi, della sua specie sono caduti. Quel che è triste è che il loro sacrificio non è servito a nulla, dato che le cose si sono messe così male, che tutto è da ricominciare ( )."

Annotazioni: Scheda compilata sulla base del Profilo Biografico redatto da Sandro Schmid per il seguente volume: Schmid S., Antifascisti trentini nella Guerra di Spagna, Edizioni Osiride, Rovereto 2018, ISBN 978-88-7498-286-8