Vagliasindi Pietro Paolo di Casimiro e Battisti Santa Marina, nato il 21 settembre 1889 a Bergamo. Militare. Nasce a Bergamo per caso, in quanto la madre è di passaggio in città e viene registrato con il cognome materno ed il padre ignoto. Successivamente viene riconosciuto come figlio legittimo dal barone Casimiro Vagliasindi di Randazzo, generale di divisione del Regio Esercito, che sposa la madre di Pietro a Verona il 22 dicembre 1895. Seguendo la tradizione familiare, dal 9 febbraio 1911 presta servizio militare. Partecipa alla guerra di Libia ottenendo ad Henni una medaglia di bronzo. Promosso ufficiale prende parte alla Grande Guerra come capitano in un reggimento di fanteria e decorato con la medaglia d’argento a Sdraussina (Gorizia) il 22 ottobre 1915, dove rimane ferito. Passato ad un reggimento di Bersaglieri riceve una terza medaglia d’argento al valore a Monte Cauriol (Trentino) il 19 ottobre 1916. Nel 1917 con Luigi Freguglia, Giovanni Messe e Cristoforo Baseggio è uno dei creatori del corpo degli Arditi del corpo di fanteria dell’Esercito distinguendosi per atti di coraggio per cui è decorato con un’ulteriore medaglia di bronzo il 18 giugno 1918 a Fossalta di Piave. terminando la guerra con il grado di maggiore. Nel 1919 partecipa alla fondazione di Fasci da Combattimento a Palazzo Sansepolcro a Milano. Come ispettore di fanteria segue Gabriele D’Annunzio nell’impresa di Fiume (1920-1924), diventando capo di Stato Maggiore di tutto il corpo di. (credo che manchi una parte) Dopo la guerra è collocato in aspettativa per riduzione dei quadri. Si stabilisce a Milano, dove cerca di impiantare attività commerciali. In seguito all’omicidio di Matteotti da parte di agenti fascisti, è tra i critici del delitto. Per questo nel 1924, decide di allontanarsi dall’Italia e dopo essere stato in Africa Orientale come pioniere si stabilisce a Parigi, dove svolge azioni di spionaggio e, dopo diverse azioni nell’Arabia Occidentale tra cui una vendita di armi in Yemen, a partire dal luglio 1924 si avvicina in Francia ad ambienti fascisti dissidenti. Espulso dalla Francia si sposta a Bruxelles. Sempre nel 1925 sta per essere nominato tenente colonnello, ma un’indagine disciplinare viene avviata contro di lui, ciò che lo fa diventare nemico di Mussolini. Il 28 luglio 1928 le autorità fasciste italiane ne ordinano l’arresto per sovversione e lo inseriscono nel Bollettino delle Ricerche (schedina numero 5025) e nel maggio 1929 nella Rubrica di Frontiera per il provvedimento di arresto. Il 30 maggio 1929 viene degradato a soldato semplice di fanteria per “indisciplina”. Nel 1931 la Francia lo riaccoglie e due o tre volte alla settimana egli effettua prove di volo con un idrovolante ad Argenteuil (Ile-de-France) dove conosce Carlo Rosselli. In questo periodo sembra promuova una associazione di aviatori antifascisti con il motto “O vita o morte” e la polizia italiana continua a sorvegliarlo considerandolo un antifascista con il proposito di effettuare voli su Roma. Nell’aprile 1933 si trasferisce a Barcellona dove stabilisce contatti con personale della compagnia aeronautica italiana che gestisce la linea Genova-Barcellona, interessandosi alle caratteristiche degli apparecchi, sempre esibendo le medaglie guadagnate in guerra. Nel 1934 vive con una sedicente contessa belga in nella villetta a Sitges (Barcellona) e si mantiene vendendo francobolli della reggenza del Carnaro ai filatelici. Quando nel 1935 scoppia la guerra italo-etiopica, inoltra al Re, a D’Annunzio, a Mussolini ed al generale Grazioli la richiesta di essere arruolato per il fronte dell’Africa Orientale anche come semplice operaio. Nell’aprile 1936 il Consolato gli comunica che la richiesta per varie ragioni è stata respinta (in realtà per volere di Starace). In ogni caso in questo periodo catalano mantiene contatti con il consolato italiano, mentre allo stesso tempo è in rapporti con repubblicani e antirepubblicani, facendo sospettare un doppio gioco. Al momento del colpo militare del luglio 1936, si arruola, (o secondo quanto dichiara è costretto), nella Colonna anarchica “Durruti” come consulente tecnico e poi come capo di stato maggiore del Gruppo Internazionale in sostituzione del francese Bertholomieu caduto in uno scontro, combattendo in Aragona. Camillo Berneri lo accusa di essere una spia, e nella perquisizione viene trovato in possesso di una foto con dedica del re d’Italia, ma i sui compagni d’arme confermano il suo ottimo comportamento al fronte, per cui l’indagine condotta dagli anarchici si conclude negativamente, classificandolo come fascista dissidente, nazionalista-monarchico e come megalomane assetato di gloria militare. Una fonte fiduciaria dell’OVRA incontra Vagliasindi che gli avrebbe confessato di essere stato costretto ad arruolarsi con i miliziani sotto minaccia di morte da parte degli anarchici e aveva finito con l’appassionarsi alla loro causa, lamentandosi per l’indifferenza delle autorità italiane alle sue richieste di rientrare in Italia, ma si rifiuta comunque di fare il doppio gioco fornendo informazioni al governo fascista contro i suoi miliziani. Durante l’estate del 1937, accusato di essere in contatto con il SIM italiano) è arrestato dal Servizio di Informazione Militare (SIM) e rinchiuso a Montjuïc e a Segorbe (Castellòn). Successivamente il 24 marzo 1938, dopo la caduta dell’Aragona nelle mani franchiste, viene recluso in prossimità di Gerona e poco prima dell’occupazione della città da parte dei franchisti nel gennaio 1939, attraversa i Pirenei con altri detenuti politici e viene internato Amélie-les-Bains-Palalda a Vallespir, (Pirenei Orientali). Alla caduta della Repubblica, pensando di non essere più ricercato, rientra in Spagna probabilmente convinto che la sua storia militare e il suo rifiuto di combattere contro gli italiani lo avrebbero messo al riparo da problemi. Riconosciuto viene arrestato il 15 febbraio 1939 a Gerona e imprigionato dai franchisti. Vagliasindi si rivolge subito al console italiano di Barcellona per chiarire la sua posizione, senza esito. Il 9 giugno 1941 viene giudicato dal Consiglio di guerra della capitale catalana e condannato alla prigione a vita come consigliere con la Colonna “Durruti”, aver preso parte ad azioni sul fronte d’Aragona dall’agosto 1936 al febbraio 1937 ed aver lavorato per due mesi alla fabbricazione di bombe a mano col polacco Vladimir Zaglowa a favore dell’esercito rosso. Il 9 giugno 1941 la pena viene ridotta a 20 anni di prigione da scontare nella Prigione Modelo di Barcellona. Malgrado le sue lettere al Duce, le autorità italiane si disinteressano a lui. Successivamente sembra sia stato trasferito in altre prigioni spagnole (Salamanca, Guadalajara e Alcalà de Henares) dove si trova ancora nel 1943 quando, alla caduta del fascismo in Italia, viene scarcerato nel settembre per buona condotta ed il tempo già trascorso in carcere, anche se con successiva sorveglianza e obbligo di dimora a Barcellona. I suoi beni vengono incamerati allo stato come risarcimento. Delle vicende della sua vita successiva è noto che si sposa a Siracusa con Carlotta Testolini il 6 ottobre 1946. Poi se ne perdono le tracce, anche se sappiamo che muore nel 1961. Rimane una figura controversa di cui non è possibile definire il grado di collusione con i servizi fascisti.
Annotazioni: Scheda biografica che include informazioni raccolte da Matteo Cefis per il suo libro E\\\' andato con i rossi, Volontari bergamaschi nella guerra civile spagnola, 2013 e integrazioni da parte di Saverio Werther Pechar.
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