Fugazza Pasquale, detto Rino o Rinin, nato il 2 aprile 1893 a S. Damiano al Colle (Pavia). Richiamato alle armi nel dicembre 1913, è inviato al fronte con i bersaglieri il 23 maggio 1915, ma in dicembre viene scelto per frequentare la scuola aviatori di Torino dalle quale esce nel 1917 col grado di sergente. Nel dopoguerra è attivo socialista e in seguito si vanterà di aver partecipato attivamente all'occupazione delle fabbriche a Torino. Entrato nel Pci fin dalla fondazione è il primo sindaco comunista d'Italia, nel suo comune natale. Nell'ottobre 1922 fa parte della delegazione italiana al IV congresso dell'InternazionaIe Comunista a Mosca. Al rientro in Italia l'anno seguente subisce un primo arresto, insieme col deputato Belloni, a Trieste, dove si trova per conto del partito. Nel 1924 lavora alla redazione milanese de l'Unità e assume sempre maggiori responsabilità. Diventa segretario del sindacato edili a Milano e, nell'infuriare della repressione poliziesca, la direzione del partito lo annovera tra i «compagni così noti dei quali non sarebbe possibile negare l'appartenenza alle nostre sezioni» da includere in elenchi di iscritti ufficiali come specchietto per le allodole per la polizia fascista. Costretto, per sfuggire al deferimento al Tribunale Speciale, a espatriare clandestinamente nel 1927, assume, in periodi diversi, tra gli altri i nomi di Sidoroff e Vota. E' a Parigi nel 1928, poi in Unione Sovietica, da dove rientra in Francia nel 1932, affermando senza evidenze di essere diventato Comandante di Aviazione. Probabilmente compie missioni di partito in Italia. E' attivo nella LIDU (Lega Internazionale per i Diritti dell’Uomo), dove si adopera per una politica di fronte unito contro la guerra. Ma qualcosa non funziona; accusato di essere in contatto con gruppi francesi di estrema destra e con la polizia, nel 1934 è espulso dal Partito Comunista d’Italia per tradimento. Si stabilisce allora a Béziers (Herault), dove apre un garage e si fa notare per le sue violente critiche alla scarsa combattività dell'antifascismo. Il 19 settembre 1936 raggiunge Bilbao, ma non si riesce a stabilire con certezza il suo ruolo. Pare che si occupi del reperimento e del trasferimento di aeroplani per il governo basco. Successivamente si porta a Barcellona e si presenta alla Casa degli Italiani affermando che vuole iscriversi al PSUC (Partito Socialista Unitario Catalano) e arruolarsi nelle Brigate Internazionali. Sostiene di essere stato espulso per errore dal Partito Comunista d’Italia e condividendone ancora gli ideali si è momentaneamente iscritto al Partito Socialista Italiano. Respinto per i trascorsi sospetti, l’1 agosto 1937 si ripresenta col grado di tenente addetto a servizi sedentari, inquadrato nel Battaglione Rosselli della 142. brigata (basco-pirenaica) della 27. Divisione Ascaso. Il grado gli sarebbe stato concesso dal maggiore Mario Cueva, socialista, già intendente nel discusso Battaglione della Morte. Fugazza stabilisce contatti con la LIDU e col segretario del Partito Socialista italiano a Barcellona Francesco Olivelli. Afferma di aver ricevuto incarico di svolgere missioni da parte del governo della Repubblica spagnola, ma la cosa sembra poco credibile. Nell'ottobre è a Parigi, in contatto con Giustizia e Libertà, in novembre a Marsiglia, nuovamente diretto in Spagna. Ancora nel giugno 1938 fa la spola tra Barcellona e Marsiglia, Tolosa e Nizza per affari che con la politica sembrano avere poco a che fare. Corre anche voce che abbia avuto guai con la polizia spagnola. Il “Nuovo Avanti” pubblica in quei giorni la notizia della sua espulsione anche dal Psi. Non è certo che sia rientrato davvero in Spagna. In ogni caso è da escludere che abbia fatto mai parte della brigata Garibaldi e che sia stato internato in campi francesi al termine della guerra di Spagna. Nell'ottobre 1939 riesce ad organizzare l’imbarco clandestino a Le Havre con altri quattro italiani, tra cui il volontario Guido Parisini, su un piroscafo che credono diretto negli Stati Uniti. Invece si trovano al porto di Odessa, dove tutto il gruppo viene arrestato. Dopo alcuni mesi tre italiani tra cui Parisini decidono di rimanere in Unione Sovietica e si trasferiscono ad Odessa, mentre Fugazza e un altro italiano rientrano in Europa. Nel 1941 è a Marsiglia al consolato italiano di quella città dove presenta a novembre atto di sottomissione al governo fascista italiano che viene immediatamente accolto. Gli viene quindi rilasciato il passaporto, col permesso di rientrare in Italia, dove viene cancellato il mandato di cattura pendente sul suo capo fin dal 1927. Nessuna ulteriore notizia.
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