Giovanni Fassina
Nome: Giovanni
Data di nascita: 24 agosto 1879
Luogo di nascita: Mezzate (Mezzate)
Data di morte: 1956
Luogo di morte: Milano (Milano)
Professione: Giornalista, commerciante
Alias: Carlo Colombo ,
PROFILO BIOGRAFICO
Fassina Giovanni di Giuseppe e Mantovani Innocenza nato il 24 agosto 1879 a Mezzate (Milano). Commerciante, socialista. Su di lui le uniche notizie che si hanno fino al 1913 sono le seguenti: ha compiuto gli studi elementari, in età adulta, ha convissuto con Vanda Meregatti, dalla quale ha avuto un figlio di nome Silvano, e, alla visita di leva è stato riformato. Nel 1913 è consigliere comunale di Milano per il Partito Socialista Italiano e, contemporaneamente, direttore della Libreria dell’“Avanti!”. Mantiene quest’ultimo incarico fino al 1915. Nel 1917 viene comunque chiamato alle armi, seppur per incarichi sedentari, ma Giovanni, per la sua contrarietà ideologica alla guerra, reagisce disertando ed espatriando nella Confederazione Elvetica. In questo Paese si ferma fino al 1920 e vive grazie al commercio di prodotti alimentari tra il Cantone dei Grigioni e quello ticinese. In quel lasso di tempo sicuramente apprende la conoscenza della lingua tedesca, mentre in patria le autorità militari italiane lo processano per diserzione e lo condannano a morte da eseguirsi tramite fucilazione alla schiena. In seguito, questa sentenza sarà in un primo tempo commutata in dieci anni di reclusione e successivamente annullata per amnistia. Nel 1921 si reca in Germania a Berlino con l’incarico del PSI di corrispondente per il giornale “Avanti!”. L’anno successivo, in considerazione anche della presa del potere da parte del fascismo con la connivenza monarchica, decide di restare in Germania e di formarsi una famiglia in quel Paese. Si sposa con Elsa Brasch, dalla quale, all’incirca nel 1927, ha una figlia, che chiamano Sonia. Per mantenere sè stesso e la famiglia, avvia da subito una attività commerciale di importazione e vendita di prodotti alimentari italiani. Questa impresa funziona e dà alla famiglia Fassina un certo benessere. In quegli anni Giovanni non trascura la sua militanza socialista e, fino al 1933, diffonde l “Avanti!”, “Il Becco Giallo” e “La Libertà”. Mantiene rapporti anche con i comunisti del Partito Comunista Tedesco, che ha sede in Wilhelmstrasse n.48, per il quale diffonde giornale “Welt am Abend”. Alla conquista del potere da parte di Hitler, Fassina decide di andare in Spagna adducendo motivi di salute, ma è assai più probabile che si cauteli dalle violenze naziste, che possono derivargli per il suo continuo impegno politico. Lascia la moglie in Germania, che porta avanti l’attività commerciale, e si reca in Spagna. Raggiunge Barcellona e vi rimane per alcuni mesi, durante i quali incontra anche Alceste de Ambris, e in seguito si reca a Valencia, dove vi avvia un’attività analoga a quella berlinese, che chiama “La Italiana”, sita in Calle Flasaders n.8. In questo lavoro è coadiuvato dal reatino Ubaldo Baldassarri, futuro combattente antifranchista di Spagna ivi caduto. Nel 1934-35 Giovanni va più volte in Germania per aiutare la moglie a liquidare l’attività, che una volta chiusa, nel luglio del 1935, permette a tutta la famiglia di stabilirsi a Valencia. Allo scoppio della Guerra Civile Spagnola, i coniugi Fassina provvedono a trasferire la figlia Sonia in Svizzera, presso amici fidati di Zurigo. Nell’agosto del 1936 Fassina raggiunge i compagni socialisti Lorenzo Musso, Leone Tralci e Mario Carletti, con i quali concerta che cosa fare. Non appare inutile sottolineare che il Carletti è sì il presidente della sezione barcellonese della LIDU (Lega Italina per i Diritti dell’Uomo), ma anche agente dell’OVRA. Probabilmente è in quel contesto che si prospetta il futuro incarico di Fassina quale segretario della LIDU di Valencia. La carica è assunta da Giovanni, forse, nel novembre dello stesso anno, quando il governo repubblicano si trasferisce in quella località mediterranea. In questo ruolo, che mantiene fino all’uscita di Spagna, sceglie come nome di copertura “Carlo Colombo”. Nel trascorrere del 1937, l’attività economica dell’azienda da lui condotta, che si basa sull’importazione e sulla vendita di prodotti italiani, è resa sempre più difficoltosa per vari motivi, primo fra tutti il diretto intervento militare fascista nelle vicende spagnole. Questa situazione, perdurante e accentuantesi sempre più, lo porta a decidere di lasciare la Spagna, unitamente alla moglie, il 7 dicembre del 1937. Il 17 febbraio del 1938 Fassina è a Marsiglia, e abita al 30, Avenue de la Capelette. Nella città portuale si iscrive alla locale sezione della LIDU e incontra compagni di partito che vivono in questa città e che lo nominano segretario della sezione marsigliese del PSI. Nel giugno dello stesso anno, allo scopo di visitare la figlia Sonia, che come già detto si trova nella Confederazione Elvetica, Giovanni è arrestato a Ginevra a causa del passaporto scaduto. Resta in prigione due giorni, trascorsi i quali viene espulso in territorio francese. Nel luglio del 1939 la sua attività politica incontra la reazione delle autorità cittadine di Marsiglia, che obbligano Giovanni a trasferirsi in un altro dipartimento. Opta per quello di Gard, raggiunge Nîmes, dove trova alloggio al 7, rue de Marchans. Per mantenersi lavora in agricoltura e nella distilleria di Vanvert. Alla sconfitta della Francia, nel giugno del 1940, per far posto agli smobilitati francesi, la direzione dell’azienda presso la quale lavora decide di licenziare gli stranieri. Questa situazione mette in grave difficoltà Giovanni, che, messo alle strette per soddisfare le necessità famigliari, decide di rimpatriare e si rivolge alla Croce Rossa Italiana di Nîmes. Il rimpatrio avviene sul finire del 1940 e il 5 dicembre dello stesso anno lo troviamo a Milano nel carcere di San Vittore, dove subisce l’interrogatorio. L’esito di questa formalità porta gli inquirenti di deferire Fassina alla Commissione Provinciale per l’assegnazione al Confino di Polizia per i provvedimenti da questa ritenuti opportuni. Pare certa la determinazione dell’assegnazione per cinque anni, ma una lettera della figlia Sonia diretta a Mussolini cambia la decisione della Commissione per volontà del Duce, spesso “buonista” e demagogico nei confronti dei suoi compagni di partito di un tempo. Perciò, il 28 dicembre 1940, il provvedimento atteso viene commutato in quello di semplice ammonizione. Di Giovanni Fassina si sa che è deceduto nel corso del 1956, molto probabilmente a Milano, e i suoi resti cinerei sono tumulati, come ex consigliere comunale, al Cimitero Monumentale nell’area retrostante il crematorio, manufatto n.239.
Annotazioni: Scheda biografica compilata da Auguto Cantaluppi per il suo libro la Ringherain Spagna, Antifascisti milanesi nella guerra civile spagnola, sulla base delle seguenti fonti consultate : CPCLEGATE A QUESTA BIOGRAFIA
Bibliografia
Fonti archivistiche
Bibliografia nascosto
Altri riferimenti
Documenti
Fotografie
Giovanni Fassina
Nome: Giovanni
Data di nascita: 24 agosto 1879
Luogo di nascita: Mezzate (Mezzate)
Data di morte: 1956
Luogo di morte: Milano (Milano)
Professione: Giornalista, commerciante
Alias: Carlo Colombo ,
PROFILO BIOGRAFICO
Fassina Giovanni di Giuseppe e Mantovani Innocenza nato il 24 agosto 1879 a Mezzate (Milano). Commerciante, socialista. Su di lui le uniche notizie che si hanno fino al 1913 sono le seguenti: ha compiuto gli studi elementari, in età adulta, ha convissuto con Vanda Meregatti, dalla quale ha avuto un figlio di nome Silvano, e, alla visita di leva è stato riformato. Nel 1913 è consigliere comunale di Milano per il Partito Socialista Italiano e, contemporaneamente, direttore della Libreria dell’“Avanti!”. Mantiene quest’ultimo incarico fino al 1915. Nel 1917 viene comunque chiamato alle armi, seppur per incarichi sedentari, ma Giovanni, per la sua contrarietà ideologica alla guerra, reagisce disertando ed espatriando nella Confederazione Elvetica. In questo Paese si ferma fino al 1920 e vive grazie al commercio di prodotti alimentari tra il Cantone dei Grigioni e quello ticinese. In quel lasso di tempo sicuramente apprende la conoscenza della lingua tedesca, mentre in patria le autorità militari italiane lo processano per diserzione e lo condannano a morte da eseguirsi tramite fucilazione alla schiena. In seguito, questa sentenza sarà in un primo tempo commutata in dieci anni di reclusione e successivamente annullata per amnistia. Nel 1921 si reca in Germania a Berlino con l’incarico del PSI di corrispondente per il giornale “Avanti!”. L’anno successivo, in considerazione anche della presa del potere da parte del fascismo con la connivenza monarchica, decide di restare in Germania e di formarsi una famiglia in quel Paese. Si sposa con Elsa Brasch, dalla quale, all’incirca nel 1927, ha una figlia, che chiamano Sonia. Per mantenere sè stesso e la famiglia, avvia da subito una attività commerciale di importazione e vendita di prodotti alimentari italiani. Questa impresa funziona e dà alla famiglia Fassina un certo benessere. In quegli anni Giovanni non trascura la sua militanza socialista e, fino al 1933, diffonde l “Avanti!”, “Il Becco Giallo” e “La Libertà”. Mantiene rapporti anche con i comunisti del Partito Comunista Tedesco, che ha sede in Wilhelmstrasse n.48, per il quale diffonde giornale “Welt am Abend”. Alla conquista del potere da parte di Hitler, Fassina decide di andare in Spagna adducendo motivi di salute, ma è assai più probabile che si cauteli dalle violenze naziste, che possono derivargli per il suo continuo impegno politico. Lascia la moglie in Germania, che porta avanti l’attività commerciale, e si reca in Spagna. Raggiunge Barcellona e vi rimane per alcuni mesi, durante i quali incontra anche Alceste de Ambris, e in seguito si reca a Valencia, dove vi avvia un’attività analoga a quella berlinese, che chiama “La Italiana”, sita in Calle Flasaders n.8. In questo lavoro è coadiuvato dal reatino Ubaldo Baldassarri, futuro combattente antifranchista di Spagna ivi caduto. Nel 1934-35 Giovanni va più volte in Germania per aiutare la moglie a liquidare l’attività, che una volta chiusa, nel luglio del 1935, permette a tutta la famiglia di stabilirsi a Valencia. Allo scoppio della Guerra Civile Spagnola, i coniugi Fassina provvedono a trasferire la figlia Sonia in Svizzera, presso amici fidati di Zurigo. Nell’agosto del 1936 Fassina raggiunge i compagni socialisti Lorenzo Musso, Leone Tralci e Mario Carletti, con i quali concerta che cosa fare. Non appare inutile sottolineare che il Carletti è sì il presidente della sezione barcellonese della LIDU (Lega Italina per i Diritti dell’Uomo), ma anche agente dell’OVRA. Probabilmente è in quel contesto che si prospetta il futuro incarico di Fassina quale segretario della LIDU di Valencia. La carica è assunta da Giovanni, forse, nel novembre dello stesso anno, quando il governo repubblicano si trasferisce in quella località mediterranea. In questo ruolo, che mantiene fino all’uscita di Spagna, sceglie come nome di copertura “Carlo Colombo”. Nel trascorrere del 1937, l’attività economica dell’azienda da lui condotta, che si basa sull’importazione e sulla vendita di prodotti italiani, è resa sempre più difficoltosa per vari motivi, primo fra tutti il diretto intervento militare fascista nelle vicende spagnole. Questa situazione, perdurante e accentuantesi sempre più, lo porta a decidere di lasciare la Spagna, unitamente alla moglie, il 7 dicembre del 1937. Il 17 febbraio del 1938 Fassina è a Marsiglia, e abita al 30, Avenue de la Capelette. Nella città portuale si iscrive alla locale sezione della LIDU e incontra compagni di partito che vivono in questa città e che lo nominano segretario della sezione marsigliese del PSI. Nel giugno dello stesso anno, allo scopo di visitare la figlia Sonia, che come già detto si trova nella Confederazione Elvetica, Giovanni è arrestato a Ginevra a causa del passaporto scaduto. Resta in prigione due giorni, trascorsi i quali viene espulso in territorio francese. Nel luglio del 1939 la sua attività politica incontra la reazione delle autorità cittadine di Marsiglia, che obbligano Giovanni a trasferirsi in un altro dipartimento. Opta per quello di Gard, raggiunge Nîmes, dove trova alloggio al 7, rue de Marchans. Per mantenersi lavora in agricoltura e nella distilleria di Vanvert. Alla sconfitta della Francia, nel giugno del 1940, per far posto agli smobilitati francesi, la direzione dell’azienda presso la quale lavora decide di licenziare gli stranieri. Questa situazione mette in grave difficoltà Giovanni, che, messo alle strette per soddisfare le necessità famigliari, decide di rimpatriare e si rivolge alla Croce Rossa Italiana di Nîmes. Il rimpatrio avviene sul finire del 1940 e il 5 dicembre dello stesso anno lo troviamo a Milano nel carcere di San Vittore, dove subisce l’interrogatorio. L’esito di questa formalità porta gli inquirenti di deferire Fassina alla Commissione Provinciale per l’assegnazione al Confino di Polizia per i provvedimenti da questa ritenuti opportuni. Pare certa la determinazione dell’assegnazione per cinque anni, ma una lettera della figlia Sonia diretta a Mussolini cambia la decisione della Commissione per volontà del Duce, spesso “buonista” e demagogico nei confronti dei suoi compagni di partito di un tempo. Perciò, il 28 dicembre 1940, il provvedimento atteso viene commutato in quello di semplice ammonizione. Di Giovanni Fassina si sa che è deceduto nel corso del 1956, molto probabilmente a Milano, e i suoi resti cinerei sono tumulati, come ex consigliere comunale, al Cimitero Monumentale nell’area retrostante il crematorio, manufatto n.239.
Annotazioni: Scheda biografica compilata da Auguto Cantaluppi per il suo libro la Ringherain Spagna, Antifascisti milanesi nella guerra civile spagnola, sulla base delle seguenti fonti consultate : CPC
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