Giosuè Elli
Nome: Giosuè
Data di nascita: 12 giugno 1911
Luogo di nascita: Milano (Milano)
Data di morte: 1974
Luogo di morte: Unione Sovietica (Unione Sovietica)
Professione: Operaio, falegname, tessitore
Alias: Amedeo Travaglini ,
PROFILO BIOGRAFICO
Elli Giosuè di Modesto e Boffi Clementina nato il 12 giugno 1911 a Niguarda (oggi Milano). Muratore, comunista. Nasce in una famiglia proletaria, che abita in via Hermada n.8 e, nonostante le ristrettezze economiche, riesce a far concludere a Giosuè il ciclo delle allora sei classi elementari. Esaurito il ciclo scolastico a dodici anni, per aiutare la famiglia inizia a lavorare da apprendista nel settore edile, a fianco del padre, ex combattente della Prima Guerra Mondiale. Dopo questa prima esperienza lavorativa, pratica varie altre attività, dal falegname al tessitore. Nel 1924 è iscritto alla Federazione Giovanile milanese del Partito Comunista d’Italia. Nell’anno successivo, è arrestato per furto, ma il Tribunale, con sentenza del 2 febbraio 1925, lo assolve “perché il fatto non costituisce reato”. Nel 1926, anno di introduzione delle leggi liberticide, è arrestato dalla polizia, ma in data 11 dicembre dello stesso anno il Tribunale lo assolve per insufficienza di prove dall’imputazione di offese al Capo del Governo, ma è sottoposto a costante vigilanza poliziesca. Licenziato dalla fabbrica tessile dove lavora, il padre, per evitare la sua disoccupazione e per non perdere un reddito famigliare, gli trova una occupazione come becchino al Cimitero Maggiore di Musocco. La sua mansione specifica è quella di riesumazione dei cadaveri, che, a detta sua, è “particolarmente faticosa e ripugnante”. Per sottrarsi a questa attività sgradevole, nel 1929 decide di arruolarsi volontario come cannoniere nella Regia Marina ed è assegnato all’incrociatore “Trieste”. Nel 1932, quando l’imbarcazione sulla quale si trova, attracca nel porto della città di Algeri, diserta. Da questa località riesce a raggiungere Parigi, dove per due mesi frequenta la scuola di partito. Tra l’agosto e il settembre del 1932 si tiene ad Amsterdam, promotori Henri Barbusse e Paul Vaillant-Couturier, il “Congresso Mondiale degli intellettuali antifascisti contro la guerra e il fascismo in difesa dell’URSS”. Come delegato è presente in divisa da marinaio anche Giosuè, che pronuncia il suo intervento. Intanto in Italia il 17 settembre 1932, il Tribunale Militare di La Spezia lo condanna a cinque anni di reclusione per il reato di diserzione e il 20 settembre il medesimo organo giudiziario emette l’ordine di cattura n.2710 nei suoi confronti. La sua condizione di disertore lo espone al rischio di essere arrestato in Francia ed estradato in Italia e pertanto il partito lo munisce di passaporto svizzero falso, intestato a Gaspari Carlovich Libero, col quale raggiunge a fine settembre 1932 il territorio dell’Unione Sovietica. Si stabilisce nella località di Mariupol, sul Mar d’Azov: qui svolge la funzione di istruttore dei marinai di lingua neolatina e, nello stesso tempo, è anche corrispondente della testata del partito comunista elvetico. Per motivi logistici frequenta la sede della flotta mercantile sovietica, dove conosce l’interprete Alessandra Alessandrovna Melnikova detta Alice. I due si innamorano, in breve si sposano e, non si sa quando, diventano genitori di un figlio che chiamano Sergio. Non si hanno altre notizie certe su di lui nel periodo che va dalla fine del 1932 alla fine del 1936, quando parte per la Spagna repubblicana, eccezion fatta per la notizia che lo colloca, nel febbraio del 1935, gerente dell’ambulatorio del soccorso rosso nella città di Batum, porto della Repubblica Popolare di Georgia sul mar Caspio. Alla fine del 1936, con l’autorizzazione dell’Internazionale Comunista e con un documento falso intestato ad Amedeo Travaglini, raggiunge la Spagna, toccando via mare i porti di Finlandia, Svezia, Danimarca, Belgio e Francia. Da Parigi, raggiunge in treno Barcellona e poi Valencia. Sulla base delle sue competenze militari marinare è assegnato alla nave da guerra “Libertad”, come Commissario Politico: su di essa s’imbarca nel porto militare di Cartagena. Dopo breve tempo, è richiamato ad Albacete, sede delle Brigate Internazionali, perché vi è la necessità di un interprete di russo e spagnolo. Elli viene assegnato d’autorità a disposizione di un colonnello sovietico, esperto di artiglieria impegnato nella difesa di Madrid. Nel corso della battaglia di Guadalajara, durante un bombardamento effettuato dall’aviazione fascista, Elli e il colonnello sovietico, al quale è aggregato in quel momento, si trovano in un edificio che viene centrato e distrutto da una bomba. I due riescono a sopravvivere, sebbene in seguito all’esplosione i detriti dell’edificio li abbiano sommersi e il colonnello resti ferito alla fronte e Giosuè alla gamba destra. Elli è curato sul posto, ma poi è trasferito per un certo periodo, anche per problemi cardiaci, a un centro di recupero e convalescenza nelle vicinanze di Madrid. Dopo essersi ripreso, raggiunge il fronte e nel luglio del 1937, durante la battaglia di Brunete, per il gran caldo si manifestano di nuovo i problemi di salute già avuti in precedenza. Rientrato a Valencia è deciso il suo rientro in URSS. Raggiunto il territorio sovietico, ai primi di ottobre del 1937 è inviato in un convalescenziario nella città termale di Kislovodsk, ai piedi delle montagne caucasiche, dove si riprende completamente. Il Comintern lo autorizza, con un permesso speciale della durata di dieci giorni, a raggiungere e visitare il giovane figlio Sergio, che vive con i nonni materni a Mariupol. In quel luogo i compagni gli fanno sapere degli arresti di comunisti di vecchia data, il che contribuisce a turbare anche Giosuè. Alla stazione di Starobielsk, viene fermato in Ucraina nella regione del Dombas, e portato nella sede locale del Commissariato del popolo per gli affari interni. Qui si svolgono gli “accertamenti del caso” su di lui, in seguito ai quali viene rilasciato, il che gli permette di raggiungere Mosca due giorni dopo. Il Comintern gli assegna l’incarico di maestro interprete presso gli istituti dei bambini spagnoli rimasti orfani di guerra. L’orfanotrofio si trova nella regione di Obninsk a sud ovest di Mosca, in direzione di Kiev. Ma una notte del gennaio del 1938 è fermato, sempre dalla NKVD, assieme ad un compagno italiano rifugiato politico proveniente dagli USA. È condotto in treno a Mosca e portato alla Lubjanka e da lì alla prigione Butirskaja. Le condizioni di vita, sia pur migliori rispetto alla Lubjanka, sono terribili. Interrogato ripetutamente, fino a quando, in maniera del tutto insperata e inaspettata, è rilasciato il 29 marzo del 1938. Da lì raggiunge l’orfanotrofio da dove si trasferisce in un altro orfanotrofio di bambini spagnoli, nella località di Evpatoria, in Crimea, sempre con il ruolo di interprete. Questa funzione di interprete e anche di educatore presso strutture, che ospitano bambini spagnoli, continuano ad essere esercitate da lui fino a tutto il 1941. Dall’anno successivo non si è in grado di ricostruire le sue vicende né i luoghi di abitazione, fino a quando, il 12 aprile del 1961, scrive a Mario Sangiorgio, niguardese come lui e combattente antifranchista, una lettera, nella quale rende noto che abita nella località di Satura nell’oblast provincia di Mosca. In una lettera del 5 marzo del 1972 scrive in Inghilterra alla moglie Alice, dalla quale evidentemente è separato, in occasione della successiva giornata internazionale della donna, e menziona il fatto di aver incontrato la nipote Natascia a Mosca, il giorno in cui è insignito della Medaglia quale ex combattente della Guerra di Spagna. Non si hanno altre informazioni certe su di lui sino alla morte, che potrebbe essere avvenuta nel 1974; purtroppo i parenti superstiti non hanno saputo indicare né il luogo né la data di morte precisa.
Annotazioni: Scheda biografica compilata da Augusto Cantaluppi per il suo libro La ringhera in Spagna, antifascsisti milanesi nella guerra civile spagnola, sulla base delle seguenti fonti consultate: Fonti: CPC – Aicvas INSMLI, Fondo Augusto Cantaluppi, Autobiografia (parziale) di Giosuè Elli scritta di suo pugno in cirillico, in possesso del primo figlio Sergio, tradotta dalla nipote Ludmila Melnikova con l’aiuto di Augusto Cantaluppi. Sono dedicate a Natascia nipote della prima moglie Alice – E. Dundovich, F. Gori, E. Guercetti (a cura di) Reflections on the gulag, biografia ad nomen, Annali Giangiacomo Feltrinelli 2003, pp. 379-380.LEGATE A QUESTA BIOGRAFIA
Bibliografia
- La \"ringhera\" in Spagna : antifascisti milanesi nella guerra civile spagnola (1936-1939) / Augusto Cantaluppi ; a cura di Marco Puppini. - Milano : Pgreco, 2020. - 277 p. : ill. ; 21 cm. - (Memorie antifasciste di Spagna). - [ISBN] 978-88-6802-296-9., p. 111-114.
- Reflections on the Gulag : with a documentary appendix on the Italian victims of repression in the USSR / edited by Elena Dundovich, Francesca Gori and Emanuela Guercetti. - Milano : Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 2003. - XXI, 705 p. ; 25 cm. - [ISBN] 88-07-99058-X, p. 379-380.
Fonti archivistiche
Bibliografia nascosto
Altri riferimenti
Documenti
Fotografie
Giosuè Elli
Nome: Giosuè
Data di nascita: 12 giugno 1911
Luogo di nascita: Milano (Milano)
Data di morte: 1974
Luogo di morte: Unione Sovietica (Unione Sovietica)
Professione: Operaio, falegname, tessitore
Alias: Amedeo Travaglini ,
PROFILO BIOGRAFICO
Elli Giosuè di Modesto e Boffi Clementina nato il 12 giugno 1911 a Niguarda (oggi Milano). Muratore, comunista. Nasce in una famiglia proletaria, che abita in via Hermada n.8 e, nonostante le ristrettezze economiche, riesce a far concludere a Giosuè il ciclo delle allora sei classi elementari. Esaurito il ciclo scolastico a dodici anni, per aiutare la famiglia inizia a lavorare da apprendista nel settore edile, a fianco del padre, ex combattente della Prima Guerra Mondiale. Dopo questa prima esperienza lavorativa, pratica varie altre attività, dal falegname al tessitore. Nel 1924 è iscritto alla Federazione Giovanile milanese del Partito Comunista d’Italia. Nell’anno successivo, è arrestato per furto, ma il Tribunale, con sentenza del 2 febbraio 1925, lo assolve “perché il fatto non costituisce reato”. Nel 1926, anno di introduzione delle leggi liberticide, è arrestato dalla polizia, ma in data 11 dicembre dello stesso anno il Tribunale lo assolve per insufficienza di prove dall’imputazione di offese al Capo del Governo, ma è sottoposto a costante vigilanza poliziesca. Licenziato dalla fabbrica tessile dove lavora, il padre, per evitare la sua disoccupazione e per non perdere un reddito famigliare, gli trova una occupazione come becchino al Cimitero Maggiore di Musocco. La sua mansione specifica è quella di riesumazione dei cadaveri, che, a detta sua, è “particolarmente faticosa e ripugnante”. Per sottrarsi a questa attività sgradevole, nel 1929 decide di arruolarsi volontario come cannoniere nella Regia Marina ed è assegnato all’incrociatore “Trieste”. Nel 1932, quando l’imbarcazione sulla quale si trova, attracca nel porto della città di Algeri, diserta. Da questa località riesce a raggiungere Parigi, dove per due mesi frequenta la scuola di partito. Tra l’agosto e il settembre del 1932 si tiene ad Amsterdam, promotori Henri Barbusse e Paul Vaillant-Couturier, il “Congresso Mondiale degli intellettuali antifascisti contro la guerra e il fascismo in difesa dell’URSS”. Come delegato è presente in divisa da marinaio anche Giosuè, che pronuncia il suo intervento. Intanto in Italia il 17 settembre 1932, il Tribunale Militare di La Spezia lo condanna a cinque anni di reclusione per il reato di diserzione e il 20 settembre il medesimo organo giudiziario emette l’ordine di cattura n.2710 nei suoi confronti. La sua condizione di disertore lo espone al rischio di essere arrestato in Francia ed estradato in Italia e pertanto il partito lo munisce di passaporto svizzero falso, intestato a Gaspari Carlovich Libero, col quale raggiunge a fine settembre 1932 il territorio dell’Unione Sovietica. Si stabilisce nella località di Mariupol, sul Mar d’Azov: qui svolge la funzione di istruttore dei marinai di lingua neolatina e, nello stesso tempo, è anche corrispondente della testata del partito comunista elvetico. Per motivi logistici frequenta la sede della flotta mercantile sovietica, dove conosce l’interprete Alessandra Alessandrovna Melnikova detta Alice. I due si innamorano, in breve si sposano e, non si sa quando, diventano genitori di un figlio che chiamano Sergio. Non si hanno altre notizie certe su di lui nel periodo che va dalla fine del 1932 alla fine del 1936, quando parte per la Spagna repubblicana, eccezion fatta per la notizia che lo colloca, nel febbraio del 1935, gerente dell’ambulatorio del soccorso rosso nella città di Batum, porto della Repubblica Popolare di Georgia sul mar Caspio. Alla fine del 1936, con l’autorizzazione dell’Internazionale Comunista e con un documento falso intestato ad Amedeo Travaglini, raggiunge la Spagna, toccando via mare i porti di Finlandia, Svezia, Danimarca, Belgio e Francia. Da Parigi, raggiunge in treno Barcellona e poi Valencia. Sulla base delle sue competenze militari marinare è assegnato alla nave da guerra “Libertad”, come Commissario Politico: su di essa s’imbarca nel porto militare di Cartagena. Dopo breve tempo, è richiamato ad Albacete, sede delle Brigate Internazionali, perché vi è la necessità di un interprete di russo e spagnolo. Elli viene assegnato d’autorità a disposizione di un colonnello sovietico, esperto di artiglieria impegnato nella difesa di Madrid. Nel corso della battaglia di Guadalajara, durante un bombardamento effettuato dall’aviazione fascista, Elli e il colonnello sovietico, al quale è aggregato in quel momento, si trovano in un edificio che viene centrato e distrutto da una bomba. I due riescono a sopravvivere, sebbene in seguito all’esplosione i detriti dell’edificio li abbiano sommersi e il colonnello resti ferito alla fronte e Giosuè alla gamba destra. Elli è curato sul posto, ma poi è trasferito per un certo periodo, anche per problemi cardiaci, a un centro di recupero e convalescenza nelle vicinanze di Madrid. Dopo essersi ripreso, raggiunge il fronte e nel luglio del 1937, durante la battaglia di Brunete, per il gran caldo si manifestano di nuovo i problemi di salute già avuti in precedenza. Rientrato a Valencia è deciso il suo rientro in URSS. Raggiunto il territorio sovietico, ai primi di ottobre del 1937 è inviato in un convalescenziario nella città termale di Kislovodsk, ai piedi delle montagne caucasiche, dove si riprende completamente. Il Comintern lo autorizza, con un permesso speciale della durata di dieci giorni, a raggiungere e visitare il giovane figlio Sergio, che vive con i nonni materni a Mariupol. In quel luogo i compagni gli fanno sapere degli arresti di comunisti di vecchia data, il che contribuisce a turbare anche Giosuè. Alla stazione di Starobielsk, viene fermato in Ucraina nella regione del Dombas, e portato nella sede locale del Commissariato del popolo per gli affari interni. Qui si svolgono gli “accertamenti del caso” su di lui, in seguito ai quali viene rilasciato, il che gli permette di raggiungere Mosca due giorni dopo. Il Comintern gli assegna l’incarico di maestro interprete presso gli istituti dei bambini spagnoli rimasti orfani di guerra. L’orfanotrofio si trova nella regione di Obninsk a sud ovest di Mosca, in direzione di Kiev. Ma una notte del gennaio del 1938 è fermato, sempre dalla NKVD, assieme ad un compagno italiano rifugiato politico proveniente dagli USA. È condotto in treno a Mosca e portato alla Lubjanka e da lì alla prigione Butirskaja. Le condizioni di vita, sia pur migliori rispetto alla Lubjanka, sono terribili. Interrogato ripetutamente, fino a quando, in maniera del tutto insperata e inaspettata, è rilasciato il 29 marzo del 1938. Da lì raggiunge l’orfanotrofio da dove si trasferisce in un altro orfanotrofio di bambini spagnoli, nella località di Evpatoria, in Crimea, sempre con il ruolo di interprete. Questa funzione di interprete e anche di educatore presso strutture, che ospitano bambini spagnoli, continuano ad essere esercitate da lui fino a tutto il 1941. Dall’anno successivo non si è in grado di ricostruire le sue vicende né i luoghi di abitazione, fino a quando, il 12 aprile del 1961, scrive a Mario Sangiorgio, niguardese come lui e combattente antifranchista, una lettera, nella quale rende noto che abita nella località di Satura nell’oblast provincia di Mosca. In una lettera del 5 marzo del 1972 scrive in Inghilterra alla moglie Alice, dalla quale evidentemente è separato, in occasione della successiva giornata internazionale della donna, e menziona il fatto di aver incontrato la nipote Natascia a Mosca, il giorno in cui è insignito della Medaglia quale ex combattente della Guerra di Spagna. Non si hanno altre informazioni certe su di lui sino alla morte, che potrebbe essere avvenuta nel 1974; purtroppo i parenti superstiti non hanno saputo indicare né il luogo né la data di morte precisa.
Annotazioni: Scheda biografica compilata da Augusto Cantaluppi per il suo libro La ringhera in Spagna, antifascsisti milanesi nella guerra civile spagnola, sulla base delle seguenti fonti consultate: Fonti: CPC – Aicvas INSMLI, Fondo Augusto Cantaluppi, Autobiografia (parziale) di Giosuè Elli scritta di suo pugno in cirillico, in possesso del primo figlio Sergio, tradotta dalla nipote Ludmila Melnikova con l’aiuto di Augusto Cantaluppi. Sono dedicate a Natascia nipote della prima moglie Alice – E. Dundovich, F. Gori, E. Guercetti (a cura di) Reflections on the gulag, biografia ad nomen, Annali Giangiacomo Feltrinelli 2003, pp. 379-380.
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